Partendo dai materiali di scarto (urbani o derivati dell'attività agroindustriale) utilizzati come fonte organica, il progetto si pone come obiettivo di riportare fertilità ai terreni destinati alle produzioni ortofrutticole, migliorando nel contempo le qualità organolettiche e nutraceutiche di frutta e ortaggi.
Diverse le matrici organiche testate sia su coltivazioni biologiche che convenzionali, scelte tra quelle di più facile ed economico reperimento in provincia di Verona, cioè nelle aree circostanti alle cinque aziende agricole partner del Go dove si svolgono le prove: compost vari, pollina, digestato anaerobico di deiezioni zootecniche e compost spento di fungaia. Le coltivazioni interessate dalle prove sono actinidia e mele, pomodoro, lattuga, zucchino, cavolo-rapa, radicchio, melanzana, finocchio, patata e fagiolino.
Nell'ottica di un'economia circolare i benefici derivanti dall'uso di tali matrici vanno dalla riduzione dell'uso di fertilizzanti chimici alla diminuzione del costo dell'unità fertilizzante, fino al miglioramento della fertilità dei suoli e della carbon footprint delle colture.
Le prove sono tuttora in corso, ma le prime valutazioni sulle proprietà organolettiche e nutraceutiche di mele e kiwi fertilizzate con matrici organiche di scarto hanno già dato interessanti risultati.
Le mele prodotte in frutteti a gestione biologica hanno evidenziato un maggiore contenuto totale di polifenoli, associato a un più alto grado Brix e a una migliore capacità antiossidante rispetto al controllo. Per i kiwi biologici si sono riscontrati un peso maggiore e un grado zuccherino più elevato rispetto alla somministrazione dei concimi organici in actinidieti convenzionali.
Sulle orticole in regime biologico l'utilizzo di matrici organiche di scarto non sembra condizionare le proprietà organolettiche e nutraceutiche, mentre sembra favorire incrementi produttivi per diverse colture. In generale, comunque, i risultati non sono sempre concordi. Servono quindi ulteriori verifiche.
Le indicazioni ottenute finora da Biofertimat sono positive nell'ottica di un'economia circolare del territorio interessato dal progetto, volto a utilizzare come risorse quelle che ancora troppo spesso sono considerate scarti e a consolidarne l'ecosostenibilità. In particolare, quest'ultimo aspetto può risultare di incentivo ai produttori convenzionali per una conversione verso una conduzione integrata in cui, grazie al maggiore impiego di matrici organiche, siano ridotti gli input ad alto impatto ambientale.
Sito: Biofertimat
Contatto per informazioni: paolo.sambo@unipd.it
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Fonte: Agronotizie