Prosegue su AgroNotizie la rubrica dedicata a migliorare la conoscenza delle pratiche di uso sicuro e sostenibile degli agrofarmaci, obiettivo dell'iniziativa Bayer AgriCampus.
Il 2022 è stato un anno terribile per i produttori di mais. La carenza di piogge, fin dall'inizio della primavera, ha ritardato l'emersione delle piante, che hanno poi dovuto fare i conti con una scarsità idrica durata per tutta la stagione. A questo si è aggiunto il caldo estremo, con temperature superiori ai 30 gradi fin dal mese di giugno.
In queste condizioni molti maiscoltori hanno anticipato la raccolta, nella speranza di salvare il salvabile. Ma c'è chi invece è riuscito ad ottenere produzioni soddisfacenti. Si tratta della Società Agricola Folli, a Robbiano di Mediglia (Mi), che da nove anni ospita il progetto Combi Mais. Si tratta di una iniziativa che raccoglie diverse aziende del settore (nutrizione, difesa, irrigazione, meccanica, eccetera) e che ha stilato un protocollo di coltivazione innovativo.
"Negli anni buoni il Protocollo Combi Mais ha dimostrato di saper massimizzare la produzione, con punte di 18,2 tonnellate di granella ad ettaro registrate nel 2022. E anche quest'anno non è andata male, visto che abbiamo portato a casa 16,18 tonnellate ad ettaro", ci racconta Mario Vigo, titolare della Società Agricola Folli, che incontriamo in uno dei campi del progetto.
"Combi Mais è la prova tangibile che chi innova e utilizza i prodotti e le tecnologie più avanzate può produrre bene anche in annate sfavorevoli. Cruciali in questo senso sono state le soluzioni Bayer: le genetiche Dekalb, la difesa Crop Science e la gestione smart dei campi resa possibile dalla piattaforma Climate FieldView".
Il 2022 non ha spaventato il progetto Combi Mais
Gli ibridi Dekalb, produttività e stabilità
Nei 25 ettari alle porte di Milano destinati al progetto Combi Mais sono stati utilizzati due differenti ibridi di Dekalb: il DKC6503 e il DKC6715. Il primo è un classe 600, pensato per l'industria molitoria e quindi in grado di produrre spighe di qualità e sanità superiori. Sui suoli ad alta fertilità viene consigliata una densità di semina di otto piante al m2, mentre nei suoli poco fertili si scende a sette.
"Una buona genetica è alla base della produttività e avere piante che si comportano in maniera affidabile anche in condizioni di stress è una garanzia", ci spiega Mario Cavanna, Campaign Activation specialist di Bayer. E in effetti la carenza di acqua è stata il fil rouge di tutta l'annata. "Durante l'intera stagione sono caduti solo 123 millimetri di pioggia, mentre negli anni passati, in media, ne sono caduti 500. E anche l'acqua per l'irrigazione è scarseggiata a causa dei razionamenti resi necessari per poter servire tutte le aziende agricole del territorio".
Se l'ibrido DKC6503 ha prodotto 12,25 tonnellate/ettaro, il DKC6715 è andato oltre, toccando quota 16,18. Si tratta di un ibrido pensato per chi vuole spingere sulla produttività di granella destinata soprattutto all'alimentazione animale, ma anche food. Ideale sui terreni fertili, questo ibrido offre una ottima qualità della granella e una elevata resistenza al Fusarium, come il DKC6503.
La sostenibilità passa dalla difesa
Per permettere agli ibridi di esprimere il proprio potenziale genetico è necessario però metterli nelle condizioni di non subire la competizione delle malerbe e gli attacchi di parassiti. Per questo il protocollo Combi Mais ha previsto l'impiego di Adengo® Xtra in pre emergenza e successivamente di Laudis®, erbicida di post emergenza.
"Grazie all’impiego di questi due prodotti siamo riusciti ad ottenere un campo libero dalle infestanti, anche se l'annata avara di piogge non ha consentito un'attivazione ottimale dei diserbi", sottolinea Vigo. "Nei nostri campi il problema principale è la sorghetta, una infestante ormai resistente agli ALS-inibitori. Adengo® Xtra ha devitalizzato la sorghetta da seme, mentre ha condizionato quella da rizoma, che è stata poi controllata definitivamente da Laudis®".
Dai primi ibridi ad oggi
(Fonte: Combi Mais)
Per la difesa fungicida è stato invece impiegato Prosaro®, un prodotto a base di protioconazolo e tebuconazolo, che offre una protezione eccellente nei confronti di Fusarium graminearum, un fungo che attacca le spighe di mais producendo il Don (deossinivalenolo), una pericolosa micotossina che può compromettere il valore commerciale dell'intera produzione.
Il digitale scende in campo a fianco dei produttori
Che cosa direbbero le piante di mais se potessero parlare? Grazie a Climate FieldView è possibile ascoltarle. Si tratta di una piattaforma per l'Agricoltura 4.0 che grazie alle immagini satellitari permette di conoscere lo stato di salute delle colture. Consultando le mappe è possibile sapere se una zona di campo è in sofferenza o quanta acqua sta consumando.
"Si tratta di informazioni preziose, perché ci permettono di tenere monitorato il campo e di intervenire tempestivamente, in maniera puntuale per risolvere eventuali problemi. Con le mappe di evapotraspirazione e le sonde nel terreno, ad esempio, sapevamo quale era il consumo idrico giornaliero e quando era necessario irrigare", sottolinea Vigo.
Climate FieldView di Bayer
(Fonte: Combi Mais)
Ma c'è di più, perché Climate FieldView permette anche una gestione della variabilità in campo. Come sappiamo, infatti, il terreno non è sempre uguale all'interno di un appezzamento. Ci sono aree più fertili e aree che lo sono meno e che quindi esprimono produzioni minori. Conoscendo queste differenze (grazie alle mappe di produzione) è possibile modulare la densità di semina e fornire concimi a rateo variabile.
"In Azienda abbiamo fornito più concime alle aree dove il terreno era meno fertile. Questo ci ha permesso di rendere omogenee le produzioni in tutto l'appezzamento. Si tratta di un ritorno economico importante, ma anche di un fattore di sostenibilità", sottolinea Vigo. "Perché in questo modo si riducono gli sprechi. Si fornisce il concime solo dove serve e nella quantità che serve, senza disperdere prodotto dove non è necessario".
Investire in innovazione per fare reddito e sostenibilità
In una annata come questa molte aziende agricole hanno chiuso i bilanci in rosso, con produzioni del 35-40% minori rispetto alla media degli anni precedenti. Il progetto Combi Mais ha invece dimostrato che anche in annate sfavorevoli è possibile portare a casa il raccolto e il segreto sta nel mettere in campo prodotti e tecnologie innovative.
Massimizzare il rapporto tra superficie coltivabile, input utilizzati e granella non è solo una questione economica, ma anche di sostenibilità ambientale. Perché significa far rendere al meglio ogni centimetro di terra, una capacità sempre più cruciale vista la crescita della popolazione mondiale e la contrazione delle terre coltivabili.
Insomma, un approccio innovativo e professionale al campo di mais permette di coniugare produttività e sostenibilità. Per questo è l'agricoltore il primo a dire #iocitengo, l'hashtag scelto da Bayer per la rubrica AgriCampus.
Bayer AgriCampus è un'iniziativa lanciata da Bayer Crop Science Italia con l'obiettivo di promuovere l'uso consapevole degli agrofarmaci.
Image Line è partner e su AgroNotizie® ha creato una rubrica per ospitare i contributi provenienti da Bayer e dai partner di AgriCampus.
Consigli tecnici che se seguiti si traducono in vantaggi sia per l'agricoltore che per l'ambiente e i consumatori. Perché per tutti gli attori della filiera vale l'hashtag #iocitengo
Appuntamento a gennaio per la nuova puntata di Bayer AgriCampus