Per trasformare le vinacce da scarto a sottoprodotto economicamente interessante è stato realizzato il progetto Cavin, finanziato dal Psr della Regione Emilia Romagna, che ha verificato la possibilità di aumentarne il potere metanigeno per un loro conveniente utilizzo come materia prima per la produzione di biometano.
I sottoprodotti dell'industria vitivinicola sono già in parte avviati a valorizzazione energetica per mezzo di digestione anaerobica, ma la loro matrice fibrosa non permette di poter sfruttarne al meglio il potenziale energetico. Proprio su questo aspetto si è concentrato il progetto Cavin, che ha introdotto un sistema di cavitazione controllata come pretrattamento prima dell'invio all'impianto anaerobico. Le prove sono state svolte in laboratorio e in un'azienda con impianto di digestione anaerobica dotata di cavitatore idrodinamico.
Risultato? Il potenziale metanigeno delle vinacce è aumentato del 47,3%, passando da una produzione di 168,7 Nm3CH4/ tSV a 114,5 Nm3CH4/tSV. La cavitazione incrementa infatti la disgregazione della parte lignocellulosica, determinando una maggiore superficie di attacco dei batteri e quindi una maggiore produzione di biometano, e i vantaggi non finiscono qui. Con la cavitazione la matrice diventa più omogenea, consentendo di migliorare le operazioni di carico al digestore anaerobico e la miscelazione al suo interno grazie alla riduzione della sedimentazione, dell'accumulo e della stratificazione della biomassa e permettendo di ottenere risultati più rapidi rispetto alle vinacce utilizzate tal quali.
Il sistema richiede un maggior consumo energetico, che però viene compensato dal risparmio del materiale di alimentazione ai reattori anaerobici e dal maggiore recupero di energia legato all'incremento della quantità di biometano prodotto.
Grazie alle attività di Cavin, l'azienda agricola Fontana, partner del progetto e dotata di un impianto di biogas provvisto di cavitatore idrodinamico, ha potuto introdurre nella dieta dell'impianto la vinaccia derivata dalla lavorazione dell'uva bianca proveniente dagli stabilimenti di Cantine riunite & Civ.
I risultati ottenuti portano a concludere che la valorizzazione delle vinacce a fini energetici può essere conveniente e replicabile in diversi territori italiani, soprattutto dove sono presenti impianti di biogas, tanto meglio se provvisti di sistemi di pretrattamento dei sottoprodotti. In definitiva, si riesce a generare un processo effettivamente circolare dove si ha guadagno nella massima valorizzazione energetica della biomassa di scarto (la vinaccia), promuovendo il suo riciclo e la creazione di una filiera energetica sostenibile a livello locale.
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Fonte: Agronotizie