Un tema principale ha guidato la Giornata del Mais 2024 che, come ogni anno, il Crea, Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo organizza a gennaio: il rapporto fra agricoltura rigenerativa e mais.
Titolo dell'evento dello scorso 26 gennaio infatti era "Mais, protagonista dell'agricoltura rigenerativa". Dopo aver messo in luce un quadro economico sconsolante, con dati e prospettive per il 2024, il professore Amedeo Reyneri dell'Università degli Studi di Torino ha preso la parola per focalizzarsi sull'agricoltura rigenerativa.
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"C'è in atto - ha detto Reyneri - un cambio di paradigma nel sistema agroalimentare. Abbiamo una responsabilità sociale e ambientale. Ci siamo accorti che siamo troppo dipendenti dai mercati, dobbiamo tornare a essere produttivi, non dimenticando la sostenibilità. È il concetto Fao di intensificazione sostenibile e non è un caso che la parola 'agricoltura rigenerativa' sia tornata prepotentemente sulla scena".
L'agricoltura rigenerativa infatti non è un concetto nuovo, la sua nascita risale agli Anni Ottanta del secolo scorso, ma recentemente i concetti sono stati riformulati in chiave più moderna. "È un approccio agricolo adattivo che applica pratiche sperimentate e che si basa su alcuni punti: per prima cosa capire il contesto. Poi ci sono alcune parole chiave come il suolo, averne cura per avere un impatto bassissimo su una risorsa insostituibile, copertura del suolo, biodiversità, mantenere le radici vive tutto l'anno e integrare la zootecnia. Con l'agricoltura rigenerativa si stabiliscono gli obiettivi da raggiungere e si adottano pratiche adeguate che non escludono la moderna tecnologia. L'importante - ha detto il professore - è riuscire a vedere l'insieme ma introducendo innovazione tecnologica e con attenzione anche al mercato".
"In altre parole - ha continuato - è un'espressione aggiornata di un'agricoltura integrata che riprende l'approccio olistico dell'agricoltura biologica, senza introdurre limiti a priori all'adozione delle innovazioni e incorporando gli obiettivi del carbon farming".
Ed ecco che, in ottica di agricoltura rigenerativa, il mais, coltura sulla quale spesso si allungano ombre negative, guadagna il suo palcoscenico non come caratterista ma come attore protagonista. Amedeo Reyneri ne ha spiegato le motivazioni, dati dalla mano.
Agricoltura rigenerativa e mais, se ne è parlato in occasione della Giornata del Mais 2024
C'è un tema di produttività, secondo i dati mostrati, data una resa intorno ai 100 quintali/ettaro, 1 ettaro di mais vale due volte 1 ettaro di grano tenero, 3,5 volte 1 ettaro di grano duro, fino a 4,2 volte 1 ettaro di girasole. "È una coltura che risparmia terra", ha detto il professore. È anche una coltura efficiente che, grazie alla sua efficienza, appunto, risparmia emissioni di anidride carbonica: ragionando su 1 tonnellata di granella, il mais emette 150 chilogrammi di anidride carbonica equivalente, quando la soia arriva invece a 375, l'orzo a 225 così come il frumento.
"Agronomicamente poi - ha detto ancora Reyneri - si possono migliorare di molto le sue performance come abbiamo fatto con il protocollo Combi Mais, utilizzando tecniche conservative e utilizzando reflui zootecnici per la concimazione".
Ci sono poi da considerare i residui colturali. Il mais ne produce molti di più di altre colture e questi, una volta interrati, contribuiscono al sequestro di carbonio; se poi vengono introdotte cover crop a inframmezzare il raccolto, il sequestro di carbonio cresce ancora.
Purtroppo la conclusione del professor Reyneri è stata amara. "La nuova Pac non tiene in considerazione l'agricoltura rigenerativa e sappiamo perché. È stata immaginata anni fa, non certo nel 2021 o 2022, ed è nata già vecchia". Scorrendo infatti gli interventi dello sviluppo rurale, la parola non la si incontra mai e pratiche che possono entrare nell'ambito dell'agricoltura rigenerativa, pur esistendo, non sono state attivate da tutte le regioni.
Il consiglio per il futuro da parte del professore Amedeo Reyneri per poter integrare l'agricoltura rigenerativa negli interventi di politica agricola si basa sul fatto che "è necessario spostare l'attenzione dalla richiesta di utilizzare meno input - ha detto - verso interventi strutturali che rispondano al cambiamento climatico, che è la nostra vera emergenza ambientale, le altre le stiamo gestendo. Va stimolato l'impiego di cover crop e tolto l'accento dai vincoli di rotazione, vanno fatti investimenti orientati a sistemi e tecniche più efficienti e vanno dati incentivi alle colture più efficienti, il mais lo è per eccellenza. Va poi favorita la meccanizzazione specifica per le lavorazioni conservative e occorre iniziare a predisporsi per le regole e per il mercato dei carbon credit volontari. L'agricoltura rigenerativa favorisce il sequestro di carbonio".