AgroNotizie ha chiesto a Marisa Fontana, tecnico agronomico ed enologa, di rispondere ad alcune domande in tema di sostenibilità e di vino.
Fontana ha collaborato all'organizzazione di un convegno dal titolo 'Mineralità del vino e del suolo: c'è un nesso?' che si terrà il 24 marzo 2017 a Faenza durante l'80° edizione della mostra dell'agricoltura e la 41° edizione del Momevi.
Cosa significa sostenibilità in viticoltura?
"Vuol dire soddisfare la qualità della vite e del vino mantenendosi entro i limiti della capacità di carico degli ecosistemi che ci sostengono e dell'economia dell'attività agricola, nel breve e nel lungo periodo. Sarà un principio cardine del modello di sviluppo degli anni a venire".
Come la viticoltura moderna si adatta alla nuove tecnologie?
"Gli obiettivi del contadino di oggi sono sempre quelli di 50 anni fa: produrre e fare reddito. La differenza sta nella maggiore attenzione all'ottimizzazione degli input esterni. In quest'ottica la tecnologia e la conoscenza ci possono aiutare".
Grappolo d'uva bianca
(Fonte foto: © Malgorzata Kistryn / Depositphoto.com)
Può fare alcuni esempi?
Un altro aspetto interessante è l'utilizzo delle mappe di vigore: mappe tematiche georeferenziate indicative dello stato vegetativo del vigneto utili a modulare le concimazioni e per capire la reale attività fotosintetica della pianta e quindi il suo stato di benessere.
Non dimentichiamo anche quanto siano sempre più importanti le centraline meteo ed i modelli d'intervento contro le avversità per definire in modo mirato le strategia di difesa".
La scelta del vitigno condiziona la sostenibilità?
"Direi proprio di sì, è un prerequisito importante. Questo vale sia per l'aspetto economico che agronomico. Ne va del futuro dell'azienda. Troppo spesso però la scelta viene fatta in base a quanto costa al quintale l'uva ed a quanto il mercato vuole quel vino. Questo non va bene. La scelta deve essere fatta in una prospettiva più ampia. Diversi sono gli elementi importanti su cui basarsi: la vocazionalità del terreno, le sue caratteristiche, gli obiettivi finali e la soggettività del viticoltore. Anche guardare a varietà tolleranti alle più importanti patologie è un elemento su cui riflettere".
Impianto di vite a bacca bianca
(Fonte foto: © Malgorzata Kistryn / Depositphoto.com)
Quali altri aspetti, oltre al vitigno, possono essere importanti in un vino?
"Sono tanti gli elementi da tenere in considerazione. Vorrei sottolineare però territorialità e vocazionalità. Un vino pesca sempre dalla tradizione ma allo stesso tempo non può fare a meno delle migliori innovazioni. Credo poi che ancora oggi molto si possa fare per una corretta comunicazione del vino. Per questo motivo è importante ragionare sulla mineralità di un vino, un termine molto usato negli ultimi anni ma a cui non corrisponde una definizione precisa".
Che cosa potrebbe essere la mineralità?
"Come divevo non esiste una definizione univoca di mineralità legata al vino. Alcuni usano il termine soprattutto per connotare lo stretto legame con l'areale viticolo d'origine e per indicare una particolare qualità del bouquet. Altri cercano di ricondurre alcuni aspetti del vino alle carattersitiche del terreno. Forse può essere messa in relazione con la percezione di freschezza e di acidità. Sarebbe molto bello fare studi su questo aspetto per darne una identificazione specifica e super partes. Il Riesling spesso è indicato come prototipo di un vino minerale viste le sue caratteristiche. Ma c'entra di più il vitigno o il terreno? Quanto il terreno può caratterizzare i vini? Da qui partiamo per definire la mineralità del vino e ne parleremo nel convegno del 24 marzo durante il Momevi di Faenza".