Mettiamo un meleto, mettiamo una calda mattina di aprile e mettiamo anche una fioritura esplosa già da qualche giorno.
La stagione è capricciosa, le precipitazioni di marzo sono state frequenti e la stagione colturale è in anticipo di qualche settimana. Siamo poco distanti da Ravenna e il frutticoltore sa bene che è il momento giusto per entrare tra i filari per le operazioni di diradamento.
Una pratica che, se condotta manualmente, richiederebbe quasi 300 ore di lavoro per ettaro ma Florix, la novità della gamma Rinieri appositamente creata in collaborazione con la start up trentina Agroxx, va a meccanizzare e agevolare questa delicata operazione.
Frutto di oltre due anni di sperimentazioni e prove in campo, Florix è una diradatrice fiorale portata che ben si adatta a qualsiasi coltura frutticola, dalle mele alle drupacee, e rappresenta una valida alternativa agli interventi chimici.
A questo, aggiungiamo - al momento della prova in campo non lo sapevamo - che anche in una stagione proprio capricciosa, capace di mettere a dura prova la frutticoltura di alcune zone d'Italia per il rischio di gelate tardive, la struttura operativa Florix - come vedremo in seguito - può diventare un'alleata.
Ma vediamo come funziona e quali vantaggi porta. AgroNotizie® ha seguito tra i filari l'attrezzatura insieme a Nicola Rinieri, direttore responsabile di Rinieri, che ci ha svelato tutti i segreti della loro nuova macchina.
Dimostrazione su melo in provincia di Ravenna della diradatrice fiorale Florix di Rinieri e Agroxx
Una premessa: perché diradare il melo
Una delle pratiche agronomiche più delicate e strategiche in frutticoltura è il diradamento che assicura produzioni di maggior qualità, per pezzatura e colore, e minimizza le alternanze produttive. Come già detto questo può avvenire manualmente o meccanicamente, ma anche chimicamente.
I trattamenti chimici per ridurre il carico dei frutti sono stati e sono tutt'ora ampiamente utilizzati ma una costante ricerca di nuove soluzioni per limitare l'utilizzo della chimica - e il diffondersi di coltivazioni biologiche -, ha spinto i frutticoltori a cercare un'alternativa nelle operazioni meccaniche.
Seppur con una precisione leggermente inferiore al diradamento manuale, una sfoltitrice meccanica seleziona e rimuove i fiori - che diverranno poi frutti - in eccesso in modo rapido, efficiente e uniforme, riducendo drasticamente i tempi di lavoro: si parla di poco più di un'ora a ettaro.
Da sinistra, filare di melo prima e dopo il passaggio della diradatrice fiorale
(Fonte foto: AgroNotizie)
Florix: la diradatrice a bracci indipendenti
La diradatrice meccanica Florix si compone di un telaio - equipaggiabile alla parte anteriore del trattore - che a sua volta ospita una barra verticale su cui sono installati una serie di bracci mobili responsabili del dirado.
Ma la peculiarità dell'attrezzatura di Rinieri, rispetto ad altre esistenti, si evince a prima vista. Parliamo del 12 braccetti indipendenti frutto del brevetto di Agroxx e dell'esperienza costruttiva di Rinieri.
"Ogni braccetto è indipendente sia per l'alimentazione, un motore idraulico posto vicino alla colonna verticale è collegato con una cinghia interna alla parte rotante esterna, sia per quanto riguarda il movimento" ci mostra Rinieri.
Modello più grande della diradatrice fiorale Rinieri Florix con 12 elementi per un altezza complessiva di 3 metri
(Fonte foto: AgroNotizie)
Prima della realizzazione della gamma Florix le macchine per il dirado - come la famosa Darwin della Fruit-Tech - erano comunemente realizzate da un unico albero rotante dotato di barre equipaggiate con fili, la cui azione rotatoria spazzola la chioma asportando singoli fiori o interi mazzetti fiorali.
Nella Florix il funzionamento alla base è il medesimo ma l'unico albero rotante viene abbandonato in favore di diversi bracci - 8, 10 o 12, come nella versione vista in campo - disposti verticalmente, leggermente inclinati e dotati di rotori con spazzola a 4 fili montati sull'estremità.
"Ogni braccetto ha un elevata libertà di movimento. In caso di contatto con un ramo o un ostacolo si richiude orizzontalmente senza danneggiare la pianta e, grazie a una molla, torna in posizione. Allo stesso modo agisce sulla verticale dove tramite 2 silent block può oscillare di qualche grado" ci spiega Rinieri.
In aggiunta, l'inclinazione fissa rispetto al terreno consente di far ruotare le spazzole in modo da coprire sezioni di pianta a partire da circa 10 centimetri, cosa che non accadrebbe con un braccetto parallelo al terreno. In questo modo, è possibile lavorare lungo tutta l'altezza della coltura assicurando una copertura completa.
Braccetti indipendenti inclinati della diradatrice Florix, con fili, rotore, cinghia e motore idraulico
(Fonte foto: AgroNotizie)
A ciò si aggiunge il vantaggio - dato dalla mobilità dei singoli braccetti - di una migliore pulizia all'interno della chioma.
"Se con le macchine precedenti, il dirado avveniva soprattutto sull'esterno della chioma, con Florix la pulizia è più marcata e precisa soprattutto verso l'interno della pianta eliminando così i futuri frutti che non prenderebbero colore e preservando, invece, quelli esterni che sono anche più facilmente raccoglibili" sottolinea Rinieri.
Diradamento meccanico deciso ma delicato
Il segreto del dirado meccanico sta quindi nell'azione spazzolante dei fili, in questo caso, di ogni singolo braccetto. Ogni sezione è dotata di 4 fili in materiale polimerico plastico della lunghezza di 50 centimetri e del diametro di 4 millimetri. Questa dimensione permette alla Florix di adattarsi alla maggior parte dei sesti d'impianto delle piante da frutto.
"In caso di chiome molto profonde è possibile utilizzare lunghezze maggiori badando però che i fili non vadano a sbattere gli uni contro gli altri e che non si arrotolino su se stessi andando a richiedere velocità di rotazioni maggiori dannose per le piante" sottolinea Rinieri.
Il secondo parametro è proprio la velocità di rotazione dei rotori (o numero di giri) che influenza direttamente l'intensità del dirado: più la velocità è elevata più l'azione diradante è aggressiva.
"In media, con un regime di rotazione di circa 600-650 giri al minuto, si ottiene un ottimo risultato diradante ma, a seconda delle caratteristiche dell'impianto, è possibile regolare i giri per ogni esigenza. Nella Florix variare questo parametro - e lo abbiamo visto fare più volte dall'operatore a bordo del trattore - è facile grazie alla nostra centralina installata in cabina" ci mostra Rinieri.
L'attrezzatura di Rinieri Florix in azione lungo un filare di melo per il dirado meccanico
(Fonte foto: AgroNotizie)
Florix consente anche un maggior controllo del dirado. A differenza di quanto accade con altre attrezzature, le prove con l'attrezzatura di Rinieri hanno mostrato un margine di operativo molto più ampio.
"Se con deflorartici come la Darwin l'intervallo nel numero di giri tra zero dirado e dirado completo è ridotto, con la Florix possiamo regolare la rotazione dei rotori in un rage più ampio variando con precisione l'intensità di dirado" aggiunge Rinieri.
Sempre in ottica di controllo di precisione, la centralina consente di regolare in modo indipendente la rotazione di due blocchi di braccetti - in questo caso 6+6 - e differenziare l'azione diradante su due fasce nei filari. Non solo, qualora uno o più sezioni non dovessero servire (solitamente le più alte in caso di colture ad altezza ridotta), possono essere disinserite fisicamente - sfruttando la libertà di movimento orizzontale - e bloccate da un perno accessorio.
"La suddivisione in due blocchi è particolarmente utile qualora il frutticoltore volesse variare l'intensità dell'intervento tra la parte superiore e inferiore della pianta. Specialmente in caso di gelate tardive, mantenere un più alto numero di fiori nella parte basale della pianta, con una rotazione meno elevata dei rotori, può ridurre l'incidenza dei danni da gelo" sottolinea Rinieri.
Joystick e centralina di controllo per la diradatrice Florix installati in cabina del trattore
(Fonte foto: AgroNotizie)
Due scelte per il telaio: versatilità o comodità
La Florix è disponibile con due differenti telai che ne influenzano il comportamento nelle fasi di apertura, chiusura e trasporto, durante il lavoro il funzionamento è pressoché il medesimo.
È possibile scegliere tra un telaio realizzato ad hoc e uno "universale" - quello visto in campo - compatibile anche con altre attrezzature Rinieri, come potatrici e cimatrici. Entrambi sono predisposti per l'attacco anteriore del trattore e possono regolare la posizione laterale, verticale e l'inclinazione.
"Se da un lato il telaio specifico consente l'apertura automatica dell'attrezzo per via idraulica e una massima compattezza durante il trasporto, dall'altro l'uso di un telaio comune a più attrezzature permette alle aziende un notevole risparmio economico e una maggior versatilità operativa" sottolinea Rinieri.
A ciascun telaio corrisponde un diverso tipo di colonna verticale che sorregge i singoli braccetti; nella versione in campo la colonna il telaio era un unico pezzo mentre, in quella con telaio specifico, le due parti separate, corrispondenti ai due blocchi di rotazione indipendenti, sono utili ad agevolare il ripiegamento e il trasporto.
"Questo tipo di telaio a pezzo unico, permette alla colonna di inclinarsi alla base di +/- 15 gradi per meglio adattarsi alla geometria del filare" ci mostra Rinieri. "Nell'altra versione l'inclinazione è minore, circa 5 gradi, ma è possibile regolare l'inclinazione della seconda sezione in modo indipendente essendo non solidale alla prima. Un'opzione particolarmente utile per piante con geometria ad arco".
Telaio multi attrezzo Rinieri e inclinazione massima della colonna con i bracci per il dirado
(Fonte foto: AgroNotizie)
Il futuro è elettrico?
Dopo aver osservato a lungo il funzionamento dell'attrezzatura tra i filari, una domanda ci sorge spontanea, ma se al posto dei motori idraulici utilizzassi un'alimentazione elettrica?
"In questo tipo di macchina la richiesta di potenza è limitata e questo è l'ideale per l'implementazione di motori elettrici. Non solo, questi sarebbero anche più piccoli e leggeri così da poter essere montati direttamente in cima a ciascun braccio. Elimineremmo così la trasmissione a cinghie" ipotizza Rinieri. "Infine, con motori elettrici potremmo controllare con precisione o disinserire elettronicamente ciascun braccetto".
Tuttavia, la robustezza e l'affidabilità dei motori idraulici è un aspetto da anni accertato e - ci spiega Rinieri - "per questo siamo partiti con una soluzione idraulica, ma in futuro non possiamo escludere sviluppi anche in chiave elettrica".
AgroNotizie® è un marchio registrato da Image Line Srl Unipersonale