Sabato 14 aprile 2018 a Caltanissetta, si è svolto il convegno “GraNOtill della Sicilia: un suolo fertile per il grano” organizzato dall'associazione no profit Semina Diretta 2.0: istituzioni, scuole e mondo agricolo sono state chiamate a confronto per affrontare il tema della desertificazione e della semina diretta o su sodo, come possibile risposta.
I lavori hanno evidenziato quanto sia fondamentale portare l’attenzione sul tema dell’improduttività dei suoli agrari per gli effetti economici e sociali che ne possono derivare e sollecitare le istituzioni a delineare politiche che sostengano tecniche di agricoltura conservativa, come previsto dall’Agenda 2030 dell’Onu.

“La Fao ha calcolato che a livello mondiale rimangono in media 60 raccolti –  ha detto Lino Falcone, presidente di Semina Diretta 2.0 no profit – ed in Sicilia ogni anno si perdono 3 milioni di tonnellate di suolo fertile per erosione superficiale a seguito delle lavorazioni. Semina Diretta 2.0 no profit, con il suo impegno in termini di comunicazione, formazione, coinvolgimento e sensibilizzazione di opinione pubblica, istituzioni, agricoltori e tecnici, ritiene che la semina diretta possa essere la risposta”.

Falcone ha poi sottolineato: “Abbiamo focalizzato i nostri sforzi sulla filiera del grano perché è la prima eccellenza italiana che rischia di venir meno a causa della desertificazione e su questi temi abbiamo realizzato una serie di iniziative tra cui la piattaforma dei Direct Seeders (network di agricoltori che applicano la semina diretta del grano duro), la prima edizione della Masterclass in semina diretta dedicata agli agricoltori (sulla corretta applicazione della tecnica) e abbiamo iniziato a parlare con gli alunni delle scuole elementari (Children4Soil, progetto di sensibilizzazione sui temi legati alla tutela del suolo nelle scuole di tutto il mondo) e con gli studenti (progetto ITASuolo in collaborazione con gli istituti tecnici agrari)”.

“Il no tillage riduce l’erosione, migliora le caratteristiche del suolo, aumenta la biodiversità e può contribuire a mitigare il global warming” ha ricordato Dario Giambalvo, docente di agronomia al Dipartimento di Agraria dell’Università di Palermo, uno dei massimi esperti in semina diretta in Italia, e ha sottolineato come  “i residui colturali devono essere considerati sono una risorsa e non un problema, altrimenti rapiniamo soltanto, senza nulla restituire alla terra”.

Salvatore Massimino evidenzia l’impegno della Federazione nazionale cereali di Anga, l'associazione dei giovani agricoltori di Confagricoltura, nell’attivazione di politiche di indirizzo per contrastare il fenomeno della desertificazione e garantire sviluppo al comparto cerealicolo regionale”.

“Sosteniamo la semina diretta sul nostro territorio come mezzo per riportare fertilità dei suoli e per tutelare la redditività aziendale“ è il contributo di Salvatore Milazzo agronomo presso Arpa, infopoint di Semina Diretta 2.0. Ed anche Paolo Balba, direct seeder 2.0 siciliano, si è focalizzato sull’ottimizzazione dei costi che scaturisce dalla semina diretta, con la riduzione degli utilizzi di macchine trattrici.

Il rischio di desertificazione e le scelte agronomiche non possono gravare solo sulla determinazione “dell’agricoltore, il quale risponde a logiche aziendali di breve periodo – ha commentato Biagio Pecorino, docente di Economia ed estimo rurale dell’Università degli studi di Catania – mentre il compito di coniugarle con una visione a lungo termine è appannaggio della politica”.

Giancarlo Cancelleri, vice presidente dell’Assemblea regionale siciliana, ha auspicato “una presa in carico del tema da parte delle istituzioni”. L’assessore allo Sviluppo economico al Comune di Caltanissetta Giovanni Guarino ha esortato i giovani ad “individuare soluzioni creative per trattenere il valore della filiera in Sicilia” mentre  il sindaco di San Cataldo, Giampiero Modaffari, paragonando “la terra alla nostra pelle” ha sostenuto che è necessario “attuare la semina diretta per tutelare la fertilità di suoli”.