Dal Tavolo del Latte convocato presso il Ministero dell'Agricoltura arriva un segnale positivo per fermare la caduta delle quotazioni, che negli ultimi mesi hanno perso oltre il 30% del loro valore.

Un anno fa il latte quotava mediamente oltre 67 euro al quintale, mentre oggi si ferma poco sopra i 47 euro.

Ora, con l'intesa raggiunta fra tutte le componenti della filiera e con la mediazione del dicastero agricolo, si è deciso di fissare il prezzo a 54 euro al quintale il prossimo gennaio per poi scendere a 53 e 52 euro al quintale per i successivi due mesi.

 

Non è molto, ma consente di coprire i costi di produzione e offrire un margine alle aziende più efficienti.

Cosa ancora più importante è l'aver dato un orizzonte di riferimento ai produttori, che almeno per l'immediato potranno fare le necessarie scelte imprenditoriali.


Solo una "tregua"

L'accordo toglie di mezzo l'incognita, sempre più pressante nelle ultime settimane, di una disdetta dei contratti fra allevatori e industrie.

A fronte di un mercato fortemente in ribasso per le aziende di trasformazione aumentava l'opportunità di rimettere mano ai contratti e rivedere i prezzi concordati in passato.

 

Si tratta però solo di una "tregua". Ad aprile la partita si riaprirà e tutti guardano a cosa accadrà in Lombardia, regione "guida" per il prezzo del latte.

Per questo da più parti si chiede che la Regione Lombardia metta in calendario già dal prossimo gennaio gli incontri fra le parti per fissare i termini sui quali articolare il prossimo accordo regionale.


Pareri positivi

Nel frattempo l'intesa raggiunta al Tavolo del Latte ha raccolto il parere positivo di Coldiretti che ha apprezzato il raggiungimento di un'intesa sul prezzo, necessaria per sgombrare il campo dalle incertezze degli operatori, che paventavano la possibilità di non trovare acquirenti.

Un plauso anche al lavoro svolto dal Ministero dell'Agricoltura e alle industrie del settore per il senso di responsabilità dimostrato.

 

Sulla stessa scia anche il commento di Cia, che ha definito come una "bomba a orologeria" l'eventuale disdetta dei contratti di fornitura del latte, con migliaia di quintali di latte privi di destinazione.


Eccesso di offerta

Uno scenario al momento scongiurato e che ha le sue origini nell'aumento di produzione di latte registrato nella seconda parte dell'anno in alcuni Paesi europei e in particolare da Germania, Francia e Olanda, ma anche in Italia con un più 2,2% rispetto a un anno fa.

La caduta dei prezzi ora indurrà molti imprenditori zootecnici a premere il pedale del freno, ma senza una programmazione della produzione nuovi eccessi continueranno ad alimentare future e ricorrenti crisi del settore.

 

Per questo dal Tavolo del Latte si è affacciata qualche proposta per la messa a punto di strumenti capaci di indirizzare la produzione.

Si pensa così a un sistema di incentivi a mantenere la propria media produttiva. Si vedrà.


Purché non siano quote latte

Intanto dal Ministero dell'Agricoltura confermano che tutti gli strumenti disponibili saranno messi a disposizione per dare stabilità al settore.

Si pensa a incentivare la presenza dei prodotti caseari sui mercati internazionali, una valvola di sfogo per ridurre la pressione dell'offerta e favorire la tenuta delle quotazioni.

Come pure il ritiro dal mercato di latte da distribuire agli indigenti.

Non meno importante la promozione del consumo di prodotti lattiero caseari sul mercato interno.

 

Tutte iniziative utili, ma non risolutive. Il problema è all'origine, nella scarsa capacità di aggregazione del sistema produttivo, privo di conseguenza di un'efficace guida capace di allineare domanda e offerta.

Con il pericolo che altri si assumano il compito di "governare" il mercato e non sempre nel modo migliore. L'esperienza con le quote latte lo dimostra.