Non si arresta la caduta dei prezzi dei suini da macello che in novembre scendono di quasi il 9%, continuando una fase negativa iniziata a ottobre.
Perdono terreno di conseguenza i margini degli allevamenti, ora ampiamente inferiori rispetto a quelli di un anno fa.
Ne traggono vantaggio i macellatori, che possono acquistare gli animali a prezzi per loro vantaggiosi.
Gli effetti sui prodotti stagionati si vedranno più avanti, ma intanto si segnalano spunti al miglioramento per le produzioni generiche.
Queste, in sintesi, le principali indicazioni che emergono dalle analisi sul comparto suinicolo condotte dal Crefis, il Centro per le Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.
Ma vediamo di seguito la situazione nei diversi segmenti della filiera suinicola.
Gli allevamenti
Come anticipato, nel mese di novembre la redditività degli allevamenti suinicoli a ciclo chiuso ha registrato una marcata flessione congiunturale: secondo le rilevazioni Crefis l'indice di redditività si è ridotto dell'8% rispetto a ottobre.
Il forte arretramento dei prezzi dei suini pesanti destinati al circuito tutelato - in calo dell'8,9% su base mensile e del 16% su base annua - ha rappresentato il principale elemento di criticità, portando le quotazioni a 1,923 euro/chilogrammo.
Nel confronto con lo stesso periodo dell'anno precedente la redditività del comparto evidenzia un peggioramento del 17,8%.
Un quadro negativo emerge anche per la sola fase di ingrasso, dove la redditività ha segnato una contrazione del 10% rispetto al mese precedente e del 13,3% su base annua.
Oltre alla diminuzione dei prezzi dei suini da macello, sul comparto ha inciso l'aumento del costo dei suini da 40 chilogrammi acquistati a inizio ciclo, che ha ulteriormente compresso i margini.
Per le scrofaie la redditività mostra un arretramento lieve su base mensile (-0,1%), mentre il confronto su base annua resta negativo (-5,8%).
In questo caso, la riduzione dei prezzi dei suinetti da 7chilogrammi - scesi dello 0,5% nel mese di novembre per un valore di 63,638 euro/capo (-5,7% la variazione su base annua) - ha vanificato il contenuto calo dei costi alimentari.
A completare il quadro del ciclo chiuso troviamo lo svezzamento che, sempre a novembre, ha registrato una diminuzione della redditività del 7% rispetto al mese precedente.
Il calo dei prezzi dei suini da 40 chilogrammi, scesi dell'8,5% a 2,637 euro/chilogrammo (-7,1% su base annua), ha inciso sul risultato economico, collocando la redditività su livelli inferiori anche rispetto al 2024 (-1,2%).
La macellazione
Nel comparto della macellazione, novembre ha mostrato un miglioramento delle condizioni economiche: la redditività dei macellatori italiani è cresciuta del 6,8% rispetto a ottobre, con un incremento tendenziale dell'8,5%.
Il calo dei prezzi dei suini pesanti da macello ha favorito il recupero dei margini degli operatori.
Per quanto riguarda il mercato delle carni fresche, le cosce della tipologia pesante destinate alle produzioni Dop hanno mostrato un'ulteriore erosione dei prezzi (-0,9% mese su mese), raggiungendo i 5,928 euro/chilogrammo; anche il confronto annuale evidenzia una riduzione (-8,7%).
Un andamento simile è stato osservato anche per le cosce non Dop della stessa tipologia, in calo dell'1,3% con un prezzo medio mensile a 5,128 euro/chilogrammo, valore inferiore del 3,3% rispetto all'anno precedente.
Il segmento dei lombi conferma la fase tendenza alla riduzione delle quotazioni: il taglio Bologna è sceso a 3,600 euro/chilogrammo (-12,2% la variazione congiunturale), mentre il taglio Padova ha registrato 3,700 euro/chilogrammo (-9,8%). Le variazioni tendenziali restano negative, con cali rispettivamente dell'8,9% e del 10,3%.
La stagionatura
Nel settore della stagionatura dei prosciutti, novembre evidenzia un andamento differenziato tra le produzioni tutelate e quelle non Dop.
La redditività delle produzioni Dop ha infatti subìto un arretramento, mentre quella delle produzioni non tutelate ha mostrato un miglioramento.
Di conseguenza, il divario tra gli indici di redditività delle due tipologie è ulteriormente peggiorato: per i prosciutti pesanti, il margine delle produzioni Dop risulta inferiore del 4,3% rispetto alle non-Dop.
Analizzando i prezzi, il Prosciutto di Parma pesante stagionato 12 mesi ha mantenuto valori stabili a 10,925 euro/chilogrammo, con una crescita su base annua del 2,6%.
Per i prosciutti stagionati non tutelati, il prezzo del prodotto pesante è rimasto anch'esso invariato a 8,000 euro/chilogrammo, mentre la variazione tendenziale risulta negativa (-9,1%).
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Fonte: Crefis






























