La produzione cerealicola e orticola può essere ridotta a causa delle erbe infestanti (o malerbe), che entrano in competizione con la coltura principale. Le infestanti creano un danno quantitativo e qualitativo sui raccolti, ostacolano le operazioni colturali e diventano un habitat idoneo per insetti e organismi patogeni. Biologicamente sono piante che tendono a produrre un elevato numero di semi, da disperdere nell'ambiente, assicurando così alla specie una colonizzazione sia spaziale che temporale.
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Per contrastarle l'agricoltore si affida prevalentemente ai diserbanti, perché relativamente facili da usare, economici e veloci. Tuttavia, la dipendenza dal controllo chimico ha portato all'evoluzione di biotipi infestanti resistenti ad alcuni principi attivi. Inoltre, bisogna anche considerare le restrizioni europee sui prodotti fitosanitari, in cui ci rientrano anche gli erbicidi.
Esistono però delle alternative non chimiche che fanno parte del sistema integrato di gestione delle infestanti (Integrated Weed Management System - Iwmg). Fra queste si trova la falsa semina, conosciuta anche come finta semina o false seedbed.
Falsa semina: definizione e principi agronomici
La finta semina è una tecnica agronomica preventiva che viene ripetuta nei periodi intercolturali. Ma in cosa consiste esattamente? L'agricoltore, in pratica, prepara il terreno come se dovesse seminare/impiantare ma in verità non coltiva nulla. Crea solo le condizioni ideali per stimolare i semi indesiderati ad uscire dalla dormienza per poi distruggere i germogli.
La tecnica agronomica interviene sulla composizione della flora e sullo stock di semi presenti negli strati del suolo. Nello specifico, riduce la presenza di singole specie, che compongono la flora avventizia, senza però modificare la composizione floristica naturale.
Per flora avventizia si intendono le specie vegetali che crescono al di fuori del loro habitat di origine. Esempi famosi sono l'amaranto, l'avena selvatica, il convolvolo, la senape selvatica e lo zigolo dolce.
Essendo un diserbo meccanico può essere usato anche dalle aziende biologiche.
Tempistiche e lavorazioni iniziali del terreno
Prima di tutto bisognerebbe iniziare 3-4 settimane prima dalla semina o dal trapianto lavorando il terreno con una vangatrice e una fresatrice in modo da portare i semi dormienti in superficie. A seconda del periodo si può o meno irrigare. Una volta germogliate si eliminano con una lavorazione superficiale (tra i 3 e i 5 centimetri di profondità), a intervalli di 8-15 giorni, con un erpice strigliatore.
Si consiglia di iniziare con una lavorazione profonda per poi proseguire con lavorazioni più superficiali, in modo da non portare in superficie ulteriori semi e consentire una germinazione regolare delle infestanti.
Una volta "pulito" il terreno è bene non fare altre lavorazioni ma seminare o trapiantare il prima possibile, tranne se si vuole applicare un diserbo chimico in pre emergenza. In questo caso conviene impiantare dai 5 agli 8 giorni dopo il trattamento, non oltre per abbassare la competizione fra i germogli.
Per aumentarne l'efficacia, la falsa semina può essere abbinata alla posticipazione della semina o del trapianto. Il rinvio dell'impianto consente di stimolare una maggiore emergenza delle infestanti e di eliminarle prima dell'ingresso della coltura, abbassando la pressione competitiva fra le specie.
Periodi ideali e colture interessate
Si applica principalmente in primavera, da marzo a maggio; oppure in autunno, da settembre a novembre.
La falsa semina primaverile in genere si applica nella prima decade di aprile con l'irrigazione per controllare malerbe annuali come l'amaranto. È usata prima della semina estiva di specie a lento accrescimento quali la carota o lo zafferano.
La falsa semina autunnale invece è utile per colture come i cereali (autunno-vernine). Si posticipa così la semina principale per ottimizzare al meglio il ciclo di germinazione e distruzione delle infestanti, specialmente per quelle tipiche dell'autunno come l'avena selvatica.
È bene quindi che l'agricoltore conosca a fondo le caratteristiche della specie infestante target in modo da pianificare al meglio il diserbo.
Benefici e limiti
Questa tecnica di diserbo meccanico riduce in modo naturale la presenza di malerbe prima dell'insediamento della coltura principale, con benefici sul piano produttivo, gestionale e ambientale.
Dal punto di vista produttivo, la falsa semina contribuisce a migliorare il letto di semina grazie alla riduzione dei semi indesiderati presenti nello strato superficiale del terreno. Questo si traduce in rese più stabili e in una minore penalizzazione delle colture nelle prime fasi di crescita, in particolare per quelle più sensibili alla competizione con le malerbe.
Sul piano del controllo delle infestanti, la tecnica consente di ridurre in modo significativo il potenziale germinativo delle malerbe annuali e di garantire un vantaggio iniziale alla coltura principale già nelle prime fasi di sviluppo. Inoltre, permette di contenere l'uso di fitofarmaci negli interventi successivi, soprattutto nei sistemi colturali convenzionali.
Dal punto di vista ambientale, la falsa semina favorisce una gestione più ecologica della flora spontanea locale, senza modificare in modo drastico la composizione floristica. L'impatto ambientale risulta contenuto e si riduce anche il rischio di selezionare popolazioni resistenti ai principi attivi.
La falsa semina presenta anche alcuni limiti. Per essere realmente efficace deve essere integrata con altre tecniche di controllo, poiché applicata da sola non garantisce risultati sufficienti. Inoltre, richiede tempi più lunghi rispetto a un diserbo chimico tradizionale e comporta spesso un ritardo nell'impianto della coltura, rendendo necessaria un'attenta pianificazione degli interventi.
Dal punto di vista dell'efficacia, la tecnica risulta particolarmente adatta al controllo delle infestanti annuali a foglia larga e delle graminacee, mentre è meno efficace nei confronti delle infestanti perenni rizomatose e stolonifere, come il convolvolo. Queste specie, grazie alla presenza di fusti sotterranei di riserva, sono in grado di rigermogliare anche dopo gli interventi meccanici.
In definitiva, è una strategia di controllo che può aiutare l'impresa agricola a ottimizzare la produzione e i costi e a migliorare il proprio impatto ambientale. Necessita, comunque, di una buona pianificazione e di essere integrata con altre tecniche quali la rotazione colturale, lo sfalcio, la pacciamatura o erbicidi sistemici mirati per essere efficace nel lungo periodo.






























