Il 2 luglio 2025 la Commissione Europea (Ce) propose un emendamento agli obiettivi climatici per il 2040, aprendo la possibilità di posticipare il divieto di produzione di auto con motore a combustione previsto per tale data.

 

 Secondo un articolo pubblicato da Eunews, la pressione di diversi governi europei avrebbe portato Ursula von der Leyen a rivedere l'ideologia della mobilità 100% elettrica, mantenendo il bando ai combustibili fossili e aprendo all'utilizzo di biocarburanti e combustibili sintetici.


In una lettera, la presidente della Commissione Europea avrebbe fornito ulteriori rassicurazioni agli Stati Membri, al Parlamento Europeo e all'industria. In particolare al settore automobilistico, a cui von der Leyen ricorda di aver deciso di accelerare la revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 per autovetture e furgoni, ora prevista per la fine dell'anno. La Presidente von der Leyen ha garantito che rimarrà impegnata nel rispetto del principio di neutralità tecnologica e di economicità e ha annunciato che, nel preparare la revisione, verrà valutato il ruolo dei carburanti a zero emissioni e a basse emissioni di carbonio nella transizione, ossia i "carburanti sintetici" e i "biocarburanti avanzati".

 

Inoltre, von der Leyen avrebbe dichiarato: "Dobbiamo valutare misure efficaci a breve termine per ridurre i prezzi dell'energia nell'Ue, salvaguardando al contempo la parità di condizioni nel mercato interno. La Commissione Europea presenterà proposte pertinenti il prima possibile".


Senza ombra di dubbio, il biometano può svolgere un ruolo fondamentale nell'abbassare le bollette energetiche e nel liberare l'Europa dalla dipendenza dal gas russo. Eppure, le Ong ambientaliste fanno pressione sulla Ce e sui governi locali per bloccare ogni nuovo progetto di impianto di biogas o di biometano, in genere ricorrendo alla manipolazione di massa e diffondendo informazioni tendenziose o addirittura false.

 

Apparentemente, il fenomeno delle fake news sulla digestione anaerobica non è limitato solo a Italia e Spagna -paesi nei quali l'autore lo osserva da anni - ma probabilmente si manifesta in altri Stati Europei. Altrimenti non si spiega perché la Ce abbia pubblicato un articolo informativo sull'importanza del biometano, sfatando i miti che i no-biogas mettono costantemente in circolazione nelle reti sociali.


Ai biocarburanti liquidi è riservata la stessa sorte del biogas, ma con azioni più mirate e organizzate. In altri articoli di questa colonna, ci siamo già occupati di analizzare gli "studi" della Ong Transport & Environment. Tali documenti sono redatti in modo apparentemente scientifico e firmati da sedicenti esperti, che però appartengono alla stessa T&E o a organizzazioni affini.

 

Il 5 febbraio 2025 è stata registrata una domanda al Parlamento Europeo su un possibile conflitto di interessi, perché l'Ue finanzia l'attività di T&E, che a sua volta influenza con i suoi "studi", definiti nell'interpello come "non fondati su basi scientifiche né su bibliografia peer reviewed", le decisioni del Parlamento stesso. Giudichi il lettore la risposta del portavoce della Ce.

 
Il 9 ottobre 2025, T&E ha pubblicato "uno studio rivoluzionario", redatto da una società di consulenze chiamata Cerulogy, secondo il quale i biocarburanti emetterebbero 16% in più di CO2 rispetto ai combustibili fossili e la loro produzione occuperebbe un'area grande quanto l'Italia. Come in altre occasioni, l'informazione è presentata in modo incompleto e manipolatorio. Ad esempio, leggiamo nel briefing preparato da Cerulogy per T&E (scaricabile dal link citato sopra): "Se si coprisse con pannelli fotovoltaici solo il 3% della superficie oggi occupata dalle colture dedicate alla produzione di biocarburanti, l'energia prodotta basterebbe per alimentare circa 1/3 di tutte le autovetture del mondo".


L'affermazione è in parte vera, almeno concettualmente. Sappiamo che l'efficienza di conversione dell'energia solare in biomassa è compresa tra l'1,5% e il 2% (si veda il metodo di calcolo in questo articolo), con alcune piante che arrivano al 4%. Ma non tutta la biomassa prodotta può essere trasformata in biocarburante. Risulta un po' difficile, se non impossibile, calcolare quale sia l'efficienza di conversione dell'energia solare in biocarburante, perché dipende non solo dalla coltura, ma anche dalla latitudine, dagli input agronomici, dalle lavorazioni e dalla tecnologia di produzione del biocarburante stesso.

 

Per una nostra verifica rapida, assumiamo cautelativamente che l'efficienza fotosintetica di conversione dell'energia solare in biocarburanti sia dell'ordine di 1% su scala globale (media di tutte le tecnologie e colture a tutte le latitudini). Assumiamo che l'efficienza media di conversione dei pannelli fotovoltaici sia pari al 20%. Detto valore è valido per il pannello orientato perpendicolarmente ai raggi solari. Sono però pochi gli impianti con seguimento del sole su due assi, perché tale sistema è costoso e occupa più spazio. In genere, gli impianti hanno pannelli solari fissi, quindi l'efficienza media lungo l'anno è di circa il 75% dell'efficienza nominale del pannello. L’efficienza dell'inverter è del 98%, l'efficienza del trasformatore è del 99%, la linea di trasmissione in alta tensione 99%, il trasformatore della sottostazione 99%, la rete di distribuzione in bassa tensione 98%, il caricatore della batteria 99%, la batteria 87% (ciclo di carica e scarica profonda), e l'efficienza di un motore elettrico di meno di 100 kilowatt in classe IE4 (i più efficienti tecnicamente producibili) pari al 90%, l'efficienza complessiva di conversione dell'energia solare in elettricità effettivamente utilizzata dal veicolo è pari a: η=0,2×0,75×0,98×0,99×0,99×0,99×0,98×0,99×0,87×0,9 ×100=10,5%


Dunque, secondo i nostri calcoli, per produrre una data quantità di energia utile la superficie a coprire con pannelli fotovoltaici risulta un decimo della superficie necessaria per produrre la stessa quantità di energia derivata da biocarburanti e non il 3% come dichiara la Ong. Né T&E né Cerulogy hanno però specificato da dove abbiano preso i dati per i loro calcoli, né tanto meno incluso alcun calcolo nella loro pubblicazione.


Un'altra ipotesi falsa permea implicitamente il rapporto di Cerulogy: assumere che tutta la produzione di biocarburanti provenga da colture alimentari, o da colture che sottraggono terreno alla coltura alimentare. Sembra anche implicito che la produttività fotovoltaica assunta come base per i calcoli di Cerulogy corrisponda alle basse latitudini, ma la produttività fotovoltaica della Spagna o del Sahara non è estrapolabile al resto dell'Europa, perché il Vecchio Continente si sviluppa perlopiù a Nord del 45° parallelo e la nuvolosità è elevata. Applichiamo il metodo di ragionamento logico noto come reductio ad absurdum ad un esempio concreto. Il biometano è un biocarburante quindi, secondo il ragionamento di T&E, il fatto che il 91% del parco svedese di veicoli a metano sia alimentato con biometano, comporta un danno ambientale alla Svezia e sottrae terra alla coltura alimentare.

 

Si dà il caso che il biometano svedese sia prodotto prevalentemente con rifiuti urbani, fanghi fognari, letame e liquami agricoli. Dunque, nessun ettaro è stato occupato per produrre tale quantità di biocarburante gassoso. Per contro: che superficie di boschi boreali dovrebbe essere abbattuta e coperta di pannelli fotovoltaici se la Svezia decidesse di convertire tutti i veicoli attualmente alimentati a metano in elettrici? E come accumulare tutta l'elettricità necessaria durante la breve estate boreale per assicurare la continuità di funzionamento nel buio dell'inverno svedese? O dovremmo tappezzare la Spagna di pannelli fotovoltaici per ricaricare le auto del reso dell'Europa? E tra 20 anni: cosa faremmo dei pannelli fotovoltaici da smaltire come rifiuto speciale? Solo in Italia la potenza totale installata raggiunge 40 gigawatt, pari a circa 200 milioni di pannelli installati. Presto o tardi, essi diventeranno rifiuti elettronici speciali, costosi e inquinanti da riciclare. Neanche il fotovoltaico è privo di impatto ambientale!


Cerulogy accusa "l'Italia" di affamare la popolazione africana (i link nella seguente traduzione sono gli stessi inclusi nel testo originale in inglese): "Ad esempio, l’Italia sta anche portando avanti la sua strategia sui biocarburanti, che si basa principalmente sull'espansione dell'approvvigionamento di materie prime attraverso la sua compagnia petrolifera nazionale, Eni. Parallelamente alla nuova bioraffineria di Eni prevista in Malesia, il piano Mattei posiziona l'Italia come polo centrale per i biocarburanti tra l'Ue e i paesi africani. Progetti specifici in Kenya o in Congo mirano, ad esempio, ad aumentare la produzione di materie prime per biocarburanti. Tuttavia, diverse indagini hanno sollevato serie preoccupazioni circa i limitati benefici locali e le potenziali minacce alla sicurezza alimentare".


Il paragrafo, letto senza verificare le fonti, lascia intendere la solita retorica ecologista della multinazionale cattiva, che vuole sfruttare e affamare la popolazione africana per consentire ai ricchi europei di continuare a inquinare con le loro auto a combustione interna. Déjà vu… T&E e Cerulogy sfruttano l'emotività degli attivisti e i "leoni da tastiera" che acriticamente condividono informazioni lette superficialmente o di cui hanno letto solo il titolo per assicurarsi la diffusione del loro messaggio, che a sua volta consente di dimostrare un certo numero di seguaci e garantisce i finanziamenti da Bruxelles.

 

Se leggiamo con senso critico il contenuto dei tre link, nel primo riscontriamo che la futura bioraffineria malese processerà oli e grassi residui, materie prime che, in quanto residui o sottoprodotti di produzioni alimentari, non sottraggono risorse alla catena alimentare. Il valore dei residui oleaginosi come materia prima sostenibile è riconosciuto dalla Red III e da tutta la comunità scientifica, questionato solo da… un rapporto di Cerulogy commissionato da T&E.

 

Il secondo link è, come al solito, autoreferenziato, in quanto le "diverse indagini" sono state condotte dalla stessa T&E.

 

Il terzo è un articolo scritto da un giornalista free lance, basato largamente sui contenuti dell'articolo di T&E precedente, con scarsa o nulla verifica di controprove. In tutti i casi, però, T&E omette sistematicamente le argomentazioni contrarie alle proprie tesi.

 

Vogliamo sentire l'altra campana? Secondo un comunicato stampa dell'Eni, la trasmissione televisiva Report ha mandato in onda il 17 novembre 2023 un servizio che ricalcava punto per punto le "prove" di T&E sul presunto sfruttamento delle popolazioni africane ad opera "degli italiani"; omettendo però di presentare i dati completi del progetto.

 

Secondo Eni, gli agricoltori kenyoti che hanno perso il raccolto di ricino nel 2023 sono solo 39, su un totale di 1900 residenti nella stessa contea. In Kenya, nello stesso anno, il totale di agricoltori aderenti al progetto di coltivazione di ricino sono stati oltre 100mila. Il comunicato stampa di Eni include una lunga lista di smentite basate su dati ufficiali, inclusa l'accusa di aver obbligato gli agricoltori africani a espiantare colture alimentari per sostituirle con il ricino. Una foto mostra chiaramente i filari di ricino intercalati ad ortaggi.


Il metodo utilizzato da T&E e Cerulogy nell'elaborazione delle loro indagini è noto come cherrypicking: mangiare la ciliegina e ignorare l'intera torta. L'abbiamo visto durante la pandemia di Covid 19, quando i no vax argomentavano: "È morta una ragazza dopo aver ricevuto il vaccino", ignorando l'evidenza di miliardi di persone vaccinate che non hanno contratto la malattia, o l'hanno contratta in forma simile a un'influenza.

 

Forse gli attuali membri della Commissione Europea iniziano finalmente a capire che il problema del cambiamento climatico non si risolve installando pannelli fotovoltaici a caso e sostituendo tutto con apparecchiature elettriche. Parafrasando George Bernard Shaw: "Per ogni problema complesso, c'è sempre una soluzione semplice. Che è sbagliata". Le posizioni puramente ideologiche del governo von der Leyen e dei suoi sostenitori a favore del "tutto fotovoltaico" ne sono un lampante esempio dell'ironica frase dello scrittore irlandese. Arrivederci alla Cop30.

 

Per approfondire sull'argomento:

I "comitati del no" ed il vademecum biogas e biomasse

La pseudoscienza dei no biogas. Prima parte
La pseudoscienza dei no biogas. Seconda parte
La pseudoscienza dei no biogas. Terza parte
La guerra in Ucraina e l'ideologia ecologista no biodiesel

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