La nuova annata olivicolo olearia continua ad essere contrassegnata dalla caduta del prezzo dell'olio extravergine di oliva di produzione nazionale, che in poco più di due mesi ha perso oltre il 20% del proprio valore sulla piazza di Bari, nonostante le operazioni di sequestro di prodotto di dubbia provenienza messe in atto dalle forze dell'ordine e l'impegno preso dal Governo al Tavolo Olivicolo lo scorso 1° dicembre per l'intensificazione dei controlli sulla sofisticazione e l'importazione di olio d'oliva non tracciato.

 

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Prezzi giù del 20%

Martedì 16 dicembre 2025 la Commissione Olio della Borsa merci di Bari ha tenuto l'ultima seduta del 2025 decretando un ulteriore ribasso di 0,20 euro al chilogrammo dei prezzi dell'olio evo di alta qualità, con acidità inferiore allo 0,40% titolata in acido oleico, che ha toccato le quotazioni secche di 7 euro al chilo sui minimi e di 8 euro sui massimi.

 

Ma le perdite sono ingenti se solo si va al raffronto con il valore dell'Evo di alta qualità sulla piazza di Bari registrato in Borsa Merci solo il 9 ottobre 2025, ad avvio di campagna olivicolo olearia 2025-2026: 9,30 euro al chilogrammo sui minimi e 9,50 euro sui massimi. L'olio Evo chiude l'anno a Bari con una perdita di 2,30 euro al chilo sui minimi e 1,50 sui massimi rispetto all'inizio della campagna, che equivale ad una perdita sul prezzo medio del 20,2% in poco più di due mesi.

 

Aumento delle importazioni a prezzi bassi

A trascinare al ribasso l'olio Evo italiano ha contribuito la perdita progressiva di valore dell'olio importato e un maggiore afflusso di olio di importazione. A Milano, ancora il 16 dicembre scorso, si è consumato l'ultimo ribasso di 0,10 euro al chilogrammo per l'Evo di importazione comunitario, pervenuto a soli 4,60 euro al chilogrammo sui minimi e a 5,20 euro sui massimi. Prezzi non molto diversi dalla forchetta 4,80-5,30 risalente al 30 settembre scorso, ma gli oli di importazione negli ultimi mesi stanno incrementando non di poco la loro presenza sul mercato italiano.

 

Stando ai dati di Frantoio Italia, al 30 novembre 2025 c'erano in Italia in giacenza 152.981 tonnellate di olio di oliva extravergine, il 33% in più dello scorso anno, quando risultavano iscritti a registro 115.052 tonnellate di olio Evo. Ma mentre il prodotto nazionale è passato dalle 85.373 tonnellate del 30 novembre 2024 alle 101.346 tonnellate del 30 novembre di quest'anno (+18,7%), gli oli di importazione complessivamente considerati sono passati dalle 29.679 tonnellate del 30 novembre 2024 alle 51.634 tonnellate di fine novembre 2025, crescendo di quasi il 74%.

 

E la maggiore performance l'hanno avuta le giacenze degli oli di importazione provenienti da altri Paesi dell'Unione Europea, che sono passati dalle 23.798 tonnellate del 30 novembre 2024 alle 42.689 tonnellate del 30 novembre 2025, crescendo così del 79,4%.

 

Coldiretti e Unaprol, urgente potenziare tracciabilità filiera

"Nei primi otto mesi dell'anno, gli arrivi di olio d'oliva vergine ed extravergine sono cresciuti del 78%, con un balzo impressionante dalla Grecia (+139%) - avvertono Coldiretti e Unaprol con i dati Ismea alla mano, organizzazioni secondo le quali il calo dei prezzi "È il risultato di un'invasione di prodotto estero che ha messo all'angolo i produttori italiani, provocando un crollo del prezzo dell'extravergine nazionale".

 

Per affrontare criticità ormai strutturali, Coldiretti e Unaprol chiedono un rafforzamento deciso del portale Sian, rendendo obbligatoria la registrazione non solo delle compravendite di olio sfuso, ma anche di quelle delle olive da olio. "Senza una tracciabilità completa delle contrattazioni, comprese quelle delle olive, non è possibile disporre di dati territoriali certi e aggregati - scrivono Coldiretti e Unaprol in una nota - servono informazioni oggettive, non manipolabili, per restituire valore reale ai produttori e trasparenza all'intera filiera olivicola. L'obiettivo è monitorare ogni fase dello scambio, piazza per piazza, con parametri chiari e verificabili".

 

Secondo Coldiretti e Unaprol, "un ulteriore nodo critico emerso riguarda il traffico di perfezionamento attivo, il meccanismo che consente l'ingresso agevolato di olio dall'estero" in particolare dai Paesi terzi, allo scopo di lavorarlo e imbottigliarlo per la riesportazione. Ma si rende necessario anche accelerare sull'applicazione degli strumenti di tracciabilità già previsti dalla normativa, a partire dall'introduzione del documento di trasporto elettronico per le olive, come stabilito dalla Legge 206/2023. Allo stesso modo, la riduzione dei tempi di classificazione degli oli è fondamentale per garantire maggiore chiarezza lungo la filiera e impedire zone d'ombra che favoriscono pratiche scorrette.

 

Cia e Italia Olivicola chiedono stoccaggio provvisorio

Per Gennaro Sicolo, presidente di Italia Olivicola e di Cia Puglia "Le tensioni che si stanno registrando nelle ultime settimane nuocciono al settore" e "Il comparto ha bisogno di calma e prospettive economico finanziarie certe nel momento del massimo sforzo produttivo. Gli strumenti normativi per garantire una stagione ordinata dell'olio esistono e vanno messi in campo".

 

L'articolo 167 bis del Regolamento (Ue) del Parlamento Europeo e del Consiglio n 1308/2013 stabilisce che, al fine di migliorare e stabilizzare il funzionamento del mercato comune degli oli d'oliva, nonché delle olive da cui provengono, gli Stati membri produttori possono stabilire norme di commercializzazione per la regolamentazione dell'approvvigionamento.

 

"Il ritiro temporaneo dal mercato di quantitativi di extravergine nazionale - continua Sicolo - può prevenire fibrillazioni e garantire che i flussi commerciali siano mantenuti ordinati e senza scossoni, a beneficio dei produttori e dei consumatori".

 

Da tempo Italia Olivicola chiede che, oltre a misure emergenziali, il comparto possa avere strumenti che garantiscano che il mondo della produzione non venga finanziariamente strozzato durante la campagna olearia, perturbando il mercato, disorientando i consumatori nazionali e internazionali.

 

"Oggi dobbiamo pensare a misure di emergenza - conclude Sicolo - ma guardando avanti, già pensiamo a come tutelare il reddito dei nostri agricoltori da forti oscillazioni del mercato e dei prezzi, proteggendo così la stessa immagine dell'oro verde, bandiera del made in Italy".