Di pascolo razionale ne abbiamo già parlato su AgroNotizie® come di una pratica agroecologica in grado di rigenerare il suolo, prevenire il sovrapascolamento e ridurre la dipendenza da input esterni. Alla base c'è una regola semplice ma efficace: ruotare frequentemente gli animali in parcelle definite, lasciando che siano loro a fertilizzare il terreno e gestire la vegetazione spontanea.
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In questo articolo ci concentriamo sul pascolo delle galline ovaiole in oliveto: una consociazione tanto semplice quanto vantaggiosa, capace di generare benefici come la riduzione della carica della mosca olearia (Bactrocera oleae), l'aumento della sostanza organica nel suolo e un miglioramento del benessere animale.
Per approfondire questo tema abbiamo intervistato l'agronomo Stefano Livigni, che lavora presso l'azienda agricola Fattoria Triboli, in Toscana. Qui, con il supporto tecnico della Ong Deafal, organizzazione che promuove in Italia formazione, assistenza tecnica e ricerca in ambito di agricoltura organica e rigenerativa, è nata una sperimentazione su 3 ettari di oliveto dove si applica il pascolo razionale delle galline ovaiole.
Come funziona il pascolamento avicolo in oliveta nella Fattoria Triboli
Alla Fattoria Triboli, su un totale di 20 ettari di oliveto, circa 3 sono gestiti con pascolo razionale all'interno di un sistema agrosilvopastorale, ovvero un modello integrato che combina sulla stessa superficie alberi (da legno o da frutto), colture erbacee e allevamento.
L'obiettivo è sfruttare il comportamento naturale delle galline - il razzolamento - per concimare, diserbare e in parte disinfestare l'oliveto, creando al contempo un ambiente favorevole al benessere animale. "Sono state scelte le galline ovaiole per il loro basso impatto ambientale: sono piccole, producono la giusta quantità di deiezioni per metro quadrato e, con il pascolo razionale, si riesce a sfruttare l'intera oliveta nell'arco di un anno, anche due volte", spiega Stefano Livigni.
In questi 3 ettari pascolano circa 100 galline, suddivise in due gruppi da 50 capi ciascuno. Il pascolo è organizzato in parcelle da 50 metri quadrati, delimitate da recinzioni elettrificate mobili, ognuna composta da 6 a 9 piante di olivo. "Ci sono 50 galline da un lato e 50 dall'altro, che ruotano settimanalmente di parcella in parcella, sempre da 50 metri quadrati. Dopo circa 6 mesi tornano nella parcella iniziale. Si parte dall'alto e si scende progressivamente, per poi ricominciare dall'inizio fino a coprire tutta l'area".

(Fonte: Fattoria Triboli)
Le recinzioni vengono spostate manualmente ogni settimana, permettendo alle galline di esplorare una nuova zona, selezionare insetti ed erbe spontanee e fertilizzare il terreno con le loro deiezioni, senza mai creare sovraccarico.
Il pollaio? Mobile anche quello. Si tratta di strutture simili a delle roulotte molto leggere, rialzate, dotate di posatoi, una lettiera in paglia, una zona di cova e una porticina automatica che si chiude di sera per proteggere le galline dai predatori. "C'è stato un periodo - racconta l'agronomo - in cui avevamo circa 150 galline e usavamo 8 pollai mobili molto piccoli. Ma gestirli era troppo complesso, così abbiamo ridotto a 2".

(Fonte: Fattoria Triboli)
Le galline ricevono un'alimentazione di supporto e acqua, oltre alla possibilità di razzolare liberamente nel cotico erboso che viene gestito con inerbimento controllato e sovescio. Le lavorazioni del terreno sono ridotte al minimo per limitare il compattamento.
Attualmente l'oliveto comprende quattro varietà: Leccino, Moraiolo, Frantoio e Madonna dell'Impruneta, quest'ultima è una varietà locale resistente al freddo.
Vantaggi e criticità
I benefici più evidenti del pascolo razionale alla Fattoria Triboli derivano proprio dall'azione degli animali. In particolare, il sistema contribuisce al controllo dei parassiti, soprattutto della mosca dell'olivo, e a un significativo apporto di nutrienti al suolo.
"Le galline, che sono onnivore, mangiano le larve delle mosche, che depongono le uova spesso vicino alle radici, sottoterra. È proprio lì che le galline vanno a becchettare", spiega Stefano Livigni.
Il razzolamento, inoltre, permette l'incorporazione delle deiezioni nel suolo grazie al lavoro che le galline fanno con le zampe, così si favorisce la distribuzione uniforme della sostanza organica e migliora il rapporto fra il carbonio e l'azoto.
Alla Fattoria Triboli, ad esempio, la sostanza organica è passata dall'1,24% nel 2020 al 3,86% nel 2024. Un processo di rigenerazione del suolo favorito anche dalla riduzione dell'uso di mezzi pesanti.
Il sistema di rotazione settimanale consente quindi di evitare il sovrapascolamento e di fertilizzare in modo uniforme tutte le parcelle. "Col pascolo normale le galline tenderebbero a scegliersi delle aree preferite, ad esempio una zona con erbe più appetibili, rischiando di sovraccaricarla. Invece, razionalizzando i vari settori facciamo in modo che vadano in quelle zone che magari spontaneamente non frequenterebbero, evitando anche accumuli di deiezioni sempre nello stesso punto".
Con il pascolo si mira anche a migliorare il benessere degli animali che sono liberi di esprimere i loro comportamenti naturali: razzolare, beccare, nutrirsi di insetti, foglie, piccoli frutti e socializzare.
Dal punto di vista ambientale, il pascolamento razionale protegge il suolo dall'erosione e ne aumenta la fertilità nel tempo. La biodiversità microbiologica del terreno aumenta, migliorando la salute complessiva dell'agroecosistema e attivando una serie di benefici a cascata, in linea con il principio di One Health (l'interconnessione tra la salute di persone, animali, piante e ambiente).
Cosa fa invece l'oliveto? Offre riparo dal sole, dal vento e dai predatori, contribuisce alla nutrizione degli animali grazie al cotico erboso e alle drupe cadute al suolo.
Il sistema consente anche di ridurre gli input esterni come concimi, mangimi e antiparassitari, di migliorare la qualità dei prodotti zootecnici e olivicoli, e contribuisce a diversificare il reddito aziendale.
Il sistema naturalmente non è perfetto e può presentare delle criticità. La principale riguarda l'aspetto pratico e gestionale: "Nonostante si utilizzino meno input e lavorazioni c'è bisogno di molta manodopera - racconta Livigni - Bisogna fare più controlli giornalieri o settimanali per tutelare gli animali dai parassiti. Inoltre, gli spazi sono molto ampi e gestire l'approvvigionamento di mangime e acqua trasportando secchi molto grandi e pesanti diventa faticoso, soprattutto perché siamo in collina. Siamo in 4 o 5 a gestire oliveto, orto e animali. Insomma, è un bel dispendio di risorse".

Il team di Fattoria Triboli
(Fonte: Fattoria Triboli)
Dal punto di vista sanitario, la gestione all'aperto ha comunque i suoi vantaggi: "Essendo un'azienda biologica l'Asl ci obbligava prima a fare controlli semestrali e ora trimestrali per la salmonellosi. In questi anni non abbiamo mai avuto problemi. L'ambiente esterno è molto meno favorevole alla diffusione delle malattie, che invece nei capannoni possono esplodere più facilmente".
Un altro aspetto che può diventare una criticità, se mal gestito, è la scelta della razza avicola. Alcune selezioni industriali, infatti, si adattano poco al pascolo: "Noi all'inizio avevamo la razza Golden. Erano galline molto abituate a vivere nei capannoni, perciò, nell'oliveta si comportavano diversamente e pativano molto. Ora abbiamo le galline di razza Livornese che sono molto più rustiche. Basta che di notte stiano riparate nel pollaio e poi passano le giornate a razzolare tra gli olivi. Alcune saltano anche sui rami".
Dalla sperimentazione alla valutazione
La sperimentazione condotta alla Fattoria Triboli ha fatto parte del progetto triennale Iess (Indicatori di Ecosistemi e Servizi del Suolo) finanziato dalla Regione Toscana e sviluppato con il supporto tecnico della Ong Deafal.
L'obiettivo era quello di tradurre in pratica il concetto di servizi ecosistemici legati alla gestione del suolo, attraverso modelli agronomici replicabili, monitoraggio puntuale e strumenti digitali di supporto alle decisioni.
Tra le aziende che hanno partecipato alla sperimentazione, Fattoria Triboli ha evidenziato indicatori ambientali particolarmente positivi e una performance economica tra le più elevate del gruppo.
I risultati del progetto sono consultabili attraverso una dashboard interattiva pubblica, che mostra il cambiamento generato, gli obiettivi di sviluppo sostenibili raggiunti e il ritorno sociale sull'investimento dal progetto.
Oltre all'allevamento, agricoltura rigenerativa a 360 gradi
L'azienda agricola Fattoria Triboli, acquistata nel 2019, si estende su circa 100 ettari tra oliveti, orto e bosco, ed è gestita secondo i principi dell'agricoltura biologica e rigenerativa.
Producono e commercializzano olio extravergine di oliva, miele, ortaggi, uova, prodotti cosmetici e trasformati alimentari ottenuti valorizzando gli scarti agricoli. Le uova prodotte dalle galline al pascolo sono vendute direttamente ai clienti locali o nei mercati della zona di Firenze. Il prezzo è leggermente più alto rispetto a quello delle uova convenzionali, ma rispecchia la complessità del sistema. Una scelta che punta sulla qualità.
"Per noi è importante rigenerare il suolo a prescindere - racconta Stefano Livigni - non solo per fare agricoltura, ma per sostenere il terreno e tutto ciò che lo circonda. Prendiamo ispirazione dal bosco, che sta in piedi da solo: il terreno boschivo è il nostro obiettivo. Vogliamo che le nostre olivete abbiano un suolo così, ricco di nutrienti, flora, fauna, tutto ciò di cui le nostre piante hanno bisogno".
I terreni dell'azienda sono argillosi e collinari, perciò bisogna dedicare molta attenzione anche alla regimazione dell'acqua. "In questo i tecnici di Deafal ci hanno supportato molto, sia per la rigenerazione del suolo sia nella gestione della risorsa idrica. Per esempio, abbiamo introdotto dei sistemi in keyline, che seguono le curve di livello e rallentano il deflusso dell'acqua piovana, favorendone l'infiltrazione nel suolo".
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L'azienda è anche molto attiva nel sociale e promuove un'agricoltura partecipata: "Cerchiamo di mantenere l'azienda aperta il più possibile a chiunque è interessato a fare un'esperienza lavorativa di volontariato come il wwoofing o a chi vuole solo godersi il paesaggio toscano. Alcuni clienti che acquistano il nostro olio, entusiasti del prodotto, lo scorso anno ci hanno chiesto non solo di poterlo comprare, ma anche venire a vedere come viene prodotto. Così li abbiamo ospitati e coinvolti nella raccolta, sono stati di grande aiuto".
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