Arrivato senza preavviso, il coronavirus ha cambiato la vita di tutti. Ha modificato il nostro modo di interagire e relazionarci con gli altri, di andare a far la spesa, a cena fuori o di lavorare. Tutte cose che fanno parte della nostra quotidianità ma che ormai da qualche mese svolgiamo adottando piccoli e semplici accorgimenti che però risultano fondamentali nel contrasto alla diffusione del virus.
A livello governativo ed istituzionale si sono susseguiti numerosi decreti del presidente del Consiglio dei ministri sulle regole da seguire, la maggior parte dei quali indirizzati genericamente alla collettività, ovvero ai cittadini. E per i lavoratori? Per questi ultimi il 24 aprile 2020 è arrivato il "Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro", contenente delle linee guida condivise per agevolare le imprese nell'adozione di protocolli di sicurezza anti contagio. Un documento che si rivolge direttamente ai datori di lavoro e di riflesso ai lavoratori.
Ma c'è di più perché proprio sulla base di questo documento e per continuare a mantenere alta l'attenzione sul tema, il Servizio sanitario regionale Emilia Romagna - Azienda unità sanitaria locale di Piacenza un mese fa ha deciso di realizzare un decalogo a valenza nazionale rivolto alle aziende agricole e contenente dieci comportamenti da seguire.
L'idea è venuta a Francesca Sormani, coordinatrice del Gruppo regionale agricoltura nell'ambito dei servizi di prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro in quanto il suo lavoro non consiste solo nel fare "attività di vigilanza, ma anche organizzare e pensare quella che può essere un'attività di assistenza rivolta alle aziende sulla base del decreto 81 del 9 aprile 2008 'Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro'". (Per saperne di più leggi gli articoli del tema caldo Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro).
"Quest'anno come servizio - continua Francesca Sormani - anche io personalmente mi sono dedicata al tema Covid-19 e pensando ai miei interlocutori, le aziende agricole, mi è venuta questa idea". Idea che è stata messa in pratica i primi giorni di agosto, in considerazione di quelle attività agricole come vendemmia, potatura, ecc... che di lì a poco sarebbero iniziate.
Essendo uno strumento a scopo informativo, in primis i destinatari del decalogo sono i datori di lavoro i quali devono consegnarlo o comunque renderlo visibile a tutti i lavoratori in modo tale che l'attività agricola possa essere eseguita in sicurezza.
"E' proprio un'informativa, che si aggiunge al protocollo, con la quale il datore di lavoro informa il lavoratore sulle principali misure di prevenzione da adottare prima di entrare in azienda e durante l'attività lavorativa".
Un decalogo semplice e comprensibile
Caratteristica del decalogo è la semplicità. Pochi, chiari e semplici comportamenti che non lasciano spazio ad equivoci. Come per esempio il fatto di non andare al lavoro se si ha una temperatura corporea oltre i 37,5°C o se si hanno altri sintomi influenzali o ancora se si sono avuti contatti con persone positive (punto 2), lavarsi spesso le mani (punto 4), non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani (punto 9). Qualora il datore di lavoro imponga di lavorare a distanze interpersonali inferiori a un metro, poiché non sono possibili altre soluzioni organizzative, i lavoratori devono usare le mascherine e queste ultime "devono coprire naso e bocca e la parte colorata deve rimanere all'esterno".
Certo, sono tutte cose che deve fornire il datore di lavoro, ma il decalogo non scende troppo nei particolari proprio per essere il più possibile comprensibile.
"E' stato reso molto easy - racconta il tecnico della prevenzione - nel senso che riporta concetti base, di semplice lettura proprio perché siano facilmente compresi e memorizzati".
Altro punto su cui Francesca Sormani si focalizza è il 7: se si usano mezzi aziendali o attrezzature aziendali è opportuno provvedere alla loro sanificazione con disinfettanti a base di cloro o alcool. Per esempio, se un lavoratore sale su un trattore e dopo poco viene sostituto da un altro lavoratore è fondamentale che il primo sanifichi volante, sedile e quant'altro.
"Deve essere una cosa un po' globale - afferma l'ideatrice del decalogo - ciascuno deve ragionare su questo problema e sui comportamenti da seguire. Comportamenti che per noi sono nuovi, ma che devono essere adottati e messi tutti in fila, lavorando sul senso di responsabilità di ognuno".
Un unico decalogo in tante lingue
Altra particolarità del decalogo è il fatto di essere stato tradotto in molteplici lingue. Oltre all'italiano lo si può trovare in albanese, arabo, francese, hindi, inglese, polacco, punjabi, rumeno, russo e urdu.
"Ho pensato che in fase di raccolta i nostri datori di lavoro si sarebbero avvalsi di lavoratori provenienti anche da altre nazionalità" spiega Francesca.
Come si sa, infatti, l'agricoltura italiana è un settore che dipende anche dalla manodopera straniera e la situazione vissuta nei mesi scorsi con il lockdown ha evidenziato maggiormente il tutto.
Secondo il rapporto del Crea "Il contributo dei lavoratori stranieri all'agricoltura italiana", uscito nel 2019 e che analizza i dati fino al 2017 compreso, i romeni giocano un ruolo da protagonisti, seguiti da marocchini, indiani e albanesi. Anche se è opportuno ricordare che ogni nazionalità ha zone della penisola d'elezione.
Manodopera straniera, diamo i numeri
Con la traduzione del decalogo in molteplici lingue si vogliono facilitare quei datori di lavoro alle prese con lavoratori che magari hanno difficoltà a comprendere la lingua italiana e soprattutto si vuole fare in modo che tutti abbiano "il più possibile la coscienza sul tema. Se io glielo dico anche nella loro lingua forse il sevizio è migliore, arriva meglio". In questo modo è uno strumento "utile a un datore di lavoro che non sa come interloquire con le persone che non parlano al meglio l'italiano".
E come spiega Francesca Sormani le lingue in cui è stato tradotto sono state scelte dopo un'attenta consultazione con le aziende della provincia di Piacenza.
Dove si può trovare il decalogo?
E' possibile trovare il decalogo online, nel sito del Servizio sanitario regionale Emilia Romagna - Azienda unità sanitaria locale di Piacenza e nella relativa pagina Facebook.
Ma ad oggi è stato anche distribuito ai referenti di ogni Asl che partecipano al Gruppo regionale agricoltura e alle associazioni agricole della provincia di Piacenza.
In caso di dubbi cosa fare?
Anche se è stato realizzato a livello locale il decalogo si rivolge a tutte le aziende agricole del paese.
L'unica eccezione è rappresentata dal punto 10 dove è indicato il numero verde regionale dell'Emilia Romagna 800033033 da chiamare se si hanno dubbi o se si necessita di maggiori informazioni. Accanto a questo numero è comunque riportato anche il numero gratuito del ministero della Salute 1500.
Scarica il decalogo Covid-19: Dieci comportamenti da seguire
Francesca Sormani, tecnico della prevenzione
(Fonte foto: Francesca Sormani)