Il tema della tracciabilità dei prodotti agroalimentari oggi è in primo piano, soprattutto in quei settori dove le contraffazioni sono frequenti. L'olio extravergine di oliva è uno dei prodotti maggiormente contraffatti o adulterati. In alcuni casi è solo l'origine ad essere alterata, mentre in altri è il prodotto stesso ad essere contraffatto, con olii di semi spacciati come di oliva o addirittura come extravergine.

Oggi le tecnologie che permettono di tracciare l'origine di una bottiglia di olio, come di una di vino, sono molteplici. Si va dai semplici QRcode ad applicazioni blockchain, passando per tag NFC fino a sistemi basati sulla tecnologia RFID. Ad oggi non c'è ancora uno standard di mercato e le aziende che adottano una soluzione o l'altra si moltiplicano.

Per capire meglio le esigenze del consumatore in termini di tracciabilità dell'olio extravergine di oliva e di disponibilità a spendere una somma maggiore per avere a portata di mano la 'storia' di una bottiglia, il Crea ha lanciato un breve sondaggio (anonimo) raggiungibile a questa pagina, rivolto ad ogni consumatore di olio di extravergine oliva.

Il questionario si inserisce all'interno del progetto Infoliva (Tracciabilità informativa e innovazioni di processo e di prodotto nella filiera delle olive da olio e da mensa), finanziato dal Mipaaft, che si sviluppa all'interno del Piano olivicolo nazionale ed è volto alla valorizzazione delle peculiarità dell'olivicoltura italiana e alle potenzialità che il settore può esprimere sul profilo produttivo e qualitativo dei prodotti di alta qualità.

Se infatti il nostro paese non può vantare livelli produttivi elevati, come quelli raggiunti invece in Spagna, è forte invece di una molteplice varietà di cultivar e di territori, che rendono la nostra offerta varia e di alta qualità. Qualità che, si spera, grazie ad un sistema di tracciabilità crei quel legame di fiducia tra produttore e consumatore che porti ad ottenere un prezzo di mercato superiore.

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