Sostenibilità e reddito sono le parole chiave dell'agricoltura di oggi e le startup sono la fucina da cui provengono le soluzioni che renderanno possibile il connubio. Per capire come cambierà il mondo dell'agricoltura bisogna perciò guardare a quello delle startup. Dal precision farming fino alla tracciabilità utilizzando la blockchain, passando per le nuove forme di vendita al pubblico.

Di startup e innovazione in agricoltura si è parlato durante l'evento 'Innovare con le startup italiane AgriFood' organizzato all'interno delle Fiere zootecniche internazionali di Cremona dall'Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell'Università degli studi di Brescia.

I ricercatori hanno analizzato oltre mille startup internazionali attive nell'AgTech e FoodTech, individuando 98 realtà italiane. Di queste 45 hanno ricevuto un investimento il cui importo complessivo è pari a 25,3 milioni di euro (delle 45 ben 12 hanno chiuso round con cifre non divulgate).

La Lombardia è al top della classifica con il 33% delle startup analizzate, seguita da Emilia Romagna con il 17% (lo scorso anno era in testa), dal Lazio col 9% e dal Veneto con l'8%. Ad attirare gli investimenti maggiori sono state proprio le realtà lombarde che hanno catalizzato oltre la metà degli investimenti mossi nel settore.

"Le startup rappresentano il futuro dell'industria di un paese e per questo devono essere aiutate a crescere", spiega ad AgroNotizie Filippo Renga, direttore dell'Osservatorio Smart AgriFood. "Anche se una startup fallisce non è detto che non rivoluzioni un mercato. Basta pensare a quello che ha fatto Uber, che è costantemente in perdita, al settore dei trasporti o del delivery".
 

Guardando ai segmenti di mercato l'e-commerce continua a farla da padrona, con il 50% delle startup che opera in questo settore. Il food delivery e la vendita diretta al consumatore di prodotti agroalimentari attraverso strumenti digitali ha attirato ben il 67% dei 25,3 milioni di euro investiti. Dopo l'e-commerce seguono l'agricoltura 4.0 (in cui operano il 20% delle startup) e ancora più giù la qualità alimentare (al 13%). Dopo la sostenibilità (all'8%) chiude la classifica la tracciabilità al 6%.

Guardando le tecnologie adottate troviamo conferme e dati inaspettati. La raccolta e l'analisi dei big data rimane il trend più consistente, con il 42% delle startup attive nel settore. Seguono le mobile app (con il 36%) e l'Iot (con il 23%) mentre stupisce che solo il 5% delle startup in ambito AgriFood guardi ai droni come tecnologia abilitante.

"Oggi le aziende agricole, specialmente quelle zootecniche, generano una mole enorme di dati che se debitamente analizzati possono generare valore", racconta Cristiano Spadoni, responsabile comunicazione di Image Line. "Gestire correttamente i dati significa garantire la tracciabilità delle produzioni e quindi la loro qualità, ma anche avere sotto controllo i flussi produttivi e intervenire per ottimizzare l'utilizzo di risorse. Per quanto concerne le produzioni vegetali tipiche del sistema integrato di un'azienda agro-zootecnica, dalle foraggere ai seminativi in genere, soluzioni digitali come QdC© - Quaderno di Campagna aiutano l'agricoltore a svolgere in maniera più semplice ed efficiente il proprio lavoro, analizzando operazioni colturali e input chimici impiegati sul campo".
 

Oltre a comunicare i dati della propria ricerca l'Osservatorio Smart AgriFood ha anche portato alle Fiere zootecniche internazionali di Cremona una decina di startup. Due si sono focalizzate sul tema della tracciabilità sfruttando la tecnologia blockchain (Ez Lab e FoodChain) mentre di agricoltura 4.0 si è occupata Agricolus.

Ad innovare il modo di avvicinare i consumatori alle aziende agricole, attraverso l'adozione di alberi da frutto, ci ha provato Biorfarm (di cui abbiamo parlato in questo articolo). Sempre di rapporto tra consumatore e agricoltura si è occupata un'altra stratup, Flick on Food, che ha sfruttato le potenzialità della realtà virtuale. Attraverso video creati direttamente dagli agricoltori utilizzando dei cappellini con telecamera 360°, gli utenti possono 'visitare' i luoghi in cui i prodotti del made in Italy nascono.

Secondo il progetto di Leopoldo Mauriello, ceo della startup, dei corner dotati di visori dovrebbero essere installati nei luoghi di passaggio dei turisti, come aeroporti e stazioni (ma perfino sugli aerei) in modo da dare la possibilità ai consumatori di vivere il territorio e acquistare i fiori all'occhiello del nostro panorama enogastronomico.

Save by Booking è invece una startup di Milano che ha creato un marketplace digitale che mette in contatto da un lato i consumatori che vogliono prodotti freschi, genuini e biologici. Dall'altro i piccoli agricoltori che di norma lottano per ottenere margini apprezzabili con la Gdo. Save by Booking permette ai piccoli produttori bio di vendere direttamente i loro prodotti ai consumatori riducendo sprechi, ottimizzando le risorse e la logistica.

Di ottimizzazione della logistica si è occupata Legur, startup bresciana che ha sviluppato una app per supportare le aziende agroalimentari nell'organizzazione, gestione e ottimizzazione dei trasporti delle merci verso i propri partner. Ad ottimizzare i processi produttivi delle imprese agricole e agroalimentari ci ha pensato TechMass, che ha come obiettivo il diffondersi dei principi dell'industria 4.0: digitalizzazione dei processi, raccolta di big data e analisi tramite Intelligenza artificiale.

Qualitade è invece una startup cremonese che ha applicato le potenzialità dei sensori Nir (Near InfraRed) al delicato tema del controllo della qualità dei prodotti agroalimentari. Con un piccolo device, grande come un pacchetto di sigarette, è possibile analizzare in maniera non invasiva prodotti grezzi, semilavorati o finiti per ricavarne diversi parametri, dalla percentuale di grasso in un formaggio fino alla sostanza secca e tanto altro ancora.

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