La più importante modifica chiesta dall'Italia e dalla Regione Puglia al dispositivo comunitario che presiede al contenimento e alla lotta al batterio killer degli olivi del Salento, riguarda la possibilità di effettuare reimpianti o impianti di olivo con cultivar resistenti alla Xylella. Un rinvio che da solo costa lo stop a 45 milioni di finanziamenti comunitari per il rilancio dell'olivicoltura salentina.
Per avere un'idea della situazione sul campo nel Salento, nel cuore dell'area infetta, AgroNotizie ha sentito Giuseppe Brillante, dal 2015 direttore della Coldiretti Lecce. In questo territorio quest'anno il raccolto di olive sui 100mila ettari di superficie olivetata presenti è previsto calare di oltre il 50% sulla media degli ultimi anni, con un crollo della produzione di olio da pressione pari al 66%.
Quali sono gli umori imprenditoriali a Lecce dopo la notizia del rinvio del Comitato fitosanitario permanente Ue sulle modifiche alla decisione di esecuzione 2015/789 Ue?
"Parlerei più che altro di mancata definizione della questione, ragion per cui qui a Lecce gli imprenditori agricoli che avevano puntato sulla definitiva soluzione del problema posto dallo stop ai reimpianti, visti anche i due precedenti rinvii, sono rimasti con l'amaro in bocca. Un'amarezza mitigata soltanto dal fatto che nel prossimo Comitato fitosanitario permanente del 18 e 19 ottobre non si parlerà più delle quattro proposte dell'Italia, perché sono state già condivise all'unanimità".
Oggi i reimpianti e i nuovi impianti di olivo sono ancora bloccati, perché tanto è scritto nell'articolo 5 della decisione 2015/ 789, cosa altro determina la mancata modifica di questa norma?
"I nostri imprenditori non possono guardare al futuro per gli investimenti e non solo per quanto riguarda una ripresa della coltivazione dell'olivo, non dimentichiamo che esiste una lista molto lunga di specie potenzialmente ospiti della Xylella, nella quale figurano tante altre arboree importanti per l'agricoltura mediterranea e per le quali queste terre di Puglia sono naturalmente vocate: a partire dal mandorlo, senza contare tutte le specie del genere Prunus, le riconversioni colturali più ovvie sono pertanto tutte bloccate. E qualcuno punta sul melograno, che non è pianta ospite, ma ha un mercato di nicchia. Certo non possiamo pensare di riconvertire tutta l'olivicoltura del Salento in melogranocoltura".
In pratica gli agricoltori della provincia di Lecce sono tutti bloccati, non sanno cosa fare, giusto?
"Diciamola tutta: gli imprenditori agricoli di questa provincia e delle aree infette di Brindisi e Taranto subiscono una pesante limitazione alla propria libertà imprenditoriale, che va ben oltre il problema pure posto dalla Xylella e che è sotto gli occhi di tutti. Vorrei ricordare che in questo momento ci sono gli agricoltori dell'area del cratere della Xylella da Gallipoli a San Nicola, a Racale e Casarano che non raccolgono più una sola oliva e sono obbligati a stare fermi".
Qui il tema del reimpianto è sentito più che altrove, meglio è vitale, no?
"E' imprescindibile, qui, una volta sbloccata la modifica, si partirà con i reimpianti che possono farsi con Favolosa e Leccino senza alcun problema, e sicuramente in futuro dai nuovi semenzai sperimentali arriveranno anche altre soluzioni alternative. Ma fare tutto questo ha un costo e la mancata decisione Ue sta bloccando ben 10 milioni di euro sulla misura 5.2 per la ricostituzione del potenziale agricolo danneggiato da calamità del Psr della Puglia 2014-2020 più altri 35 milioni sulla nuova misura uscita dal Comitato di sorveglianza e dedicata unicamente all'area infetta del Salento: la 4.1.C. che prevede il cofinanziamento degli investimenti per rilanciare l'olivicoltura".
Cosa si può fare per accelerare i tempi?
"Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano bene ha fatto a chiedere al Governo di iniziare già a predisporre gli atti nazionali per far entrare in vigore le modifiche una volta votata a Bruxelles al più presto. E la Coldiretti chiede che la Regione Puglia faccia lo stesso con i bandi delle misure in questione, in modo che possano essere pubblicati il giorno dopo il recepimento dell'Italia delle nuove norme europee sulla Xylella".