Seppure non in fase così avanzata come il Ceta, l'accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada, procedono i negoziati anche tra Bruxelles e Tokyo per raggiungere un'intesa che i più salutano come la reazione al protezionismo a stelle e strisce dell'America First coniato dal presidente Donald Trump.

Nei giorni scorsi è stato infatti concordato in linea di principio un accordo di partenariato economico fra l'Ue e il Giappone (Fta), il cui impatto "va bene al di là delle nostre sponde", come ha ricordato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, in una conferenza stampa congiunta con l'attuale presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il premier nipponico Shinzo Abe.

Il negoziato era in cantiere dal 2013 e prevede la rimozione delle tariffe commerciali sul 99% dei prodotti scambiati tra Unione europea e Giappone. Nei giorni scorsi è stato annunciato solamente l'accordo di principio, però. Serviranno ancora un po' di mesi per arrivare alla firma del documento definitivo, in grado di fare luce sulle questioni non ancora definite; poi ci saranno un po' di mesi per ultimare gli accordi sulle questioni più tecniche e per le ratifica nei singoli Stati dell'Unione europea e del Parlamento europeo.
Si calcola che l'accordo definitivo, dopo le stesure degli aspetti legali, possa entrare in vigore verosimilmente all'inizio del 2019.

L'accordo è stato siglato dal commissario al Commercio, Cecilia Malmström, e dal ministro degli Esteri giapponese, Fumio Kishida
L'Europa, in particolare, ha esercitato forti pressioni nel segmento dell'agroalimentare, riuscendo a strappare il riconoscimento e la tutela di 205 indicazioni geografiche tra Dop e Igp (compresi 130 vini), ma, allo stesso tempo, ottenendo anche l'attivazione di procedure di protezione, quali il ritiro progressivo del mercato giapponese delle indicazioni geografiche contraffatte.
Delle 205 indicazioni geografiche che saranno oggetto di tutela, 40 sono italiane.
 

Agevolazioni non solo sul vino

In particolare, saranno eliminati i dazi sul vino europeo e su alcuni alcolici, non appena il Free trade agreement entrerà in vigore, con un risparmio stimato intorno ai 134 milioni di euro all'anno per i viticoltori europei. Un taglio drastico è previsto anche per i dazi imposti alla carne suina, mentre per la carne bovina si prevede un taglio graduale, con una contrazione dal 35 al 9% in 15 anni. Per i formaggi, invece, il tasso doganale pari a zero si applicherà tra 15 anni per i prodotti a pasta dura, mentre per i formaggi freschi il trattamento agevolato sarà valido solamente per una quota da negoziare.

L'Unione europea calcola che con il Free trade agreement con il Giappone le esportazioni saranno di circa un terzo, con un picco del 180% dell'area agroalimentare (o più di 10 miliardi di euro extra) e del 20% nel settore della chimica (fra 700 milioni e 3 miliardi di euro in più). Il vantaggio potrebbe tradursi in un incremento delle esportazioni verso il Giappone fino a 58 miliardi di euro, oltre a 20 miliardi di euro in termini di servizi.
Le nuove opportunità si concretizzeranno sia in chiave di vantaggi tariffari che di protezione della proprietà intellettuale, ma anche nello scambio dei big data e nella ambita semplificazione burocratica, aspetto quest’ultimo molto oneroso e foriero di procedure complicate, quando si tratta di esportare in Giappone.

Una volta che saranno terminati i negoziati diplomatici, il trattato di libero scambio tra Unione europea e Giappone creerà un'area di libero commercio in grado di coprire l'8,6% della popolazione mondiale, il 28,4% del Pil e il 3,6% degli scambi a livello globale. A tutti gli effetti, definirà un blocco di Free trade assolutamente paragonabile al Tpp (Trans-Pacific Partnership) e all'omologo accordo fra Ue e Cina (Regional comprehensive economic partnership).

Per il primo ministro giapponese Shinzo Abe, "questo accordo sarà modello per l'ordine mondiale del 21º secolo". Tokyo e Bruxelles "rafforzeranno ulteriormente" le loro relazioni strategiche anche sui temi internazionali. 
"Ue il Giappone sono più che partner commerciali, sono amici che lavorano assieme da decadi", ha detto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, aggiungendo che "più profonde relazioni non rafforzano su una economia europea creando occupazione, ma rappresentano anche l'apertura di un mercato con forte domanda di prodotti di alta qualità".
 

Le reazioni degli operatori

"L'annuncio della chiusura di un accordo di massima tra l'Unione europea e il Giappone che fissi le regole per una partnership economica e strategica e è una notizia positiva per l'agroalimentare europeo e italiano". Così commenta Giorgio Mercuri, coordinatore di Agrinsieme.

"Il Giappone, che è la quarta economia al mondo - ricorda Mercuri - si presenta come un mercato ricco, con consumatori molto esigenti, continuamente alla ricerca di prodotti di nicchia e di assoluta qualità e che hanno finora mostrato grande interesse all'eccellenza del made in Italy agroalimentare".
"In particolare - prosegue - assume una portata considerevole l'eliminazione totale dei dazi attualmente in vigore per la vendita dei vini nel paese nipponico che, come ha annunciato il commissario Ue all'Agricoltura Hogan, comporterà per i produttori vitivinicoli europei un risparmio pari a 134 milioni di euro all'anno".
 

Italia/Giappone

I rapporti diplomatici fra Italia e Giappone risalgono al 1866, quando la Real Pirocorvetta Magenta entrò per la prima volta nel porto di Yokohama.
Oggi il Giappone è l'ottavo mercato di riferimento in valore per l'export di vino italiano, con vendite che nel primo trimestre 2017 hanno toccato quota 34 milioni di euro (+4,7% rispetto all'anno precedente) con circa 96mila ettolitri di vino esportati.
"Le barriere tariffarie esistenti hanno finora fortemente limitato l'accesso al mercato e pertanto ci attendiamo che le esportazioni di vino italiano in Giappone possano avere un reale trend di crescita. Anche per i formaggi a pasta dura si prospetta una riduzione del dazio".

Soddisfatta anche Confindustria. La vicepresidente con delega all'Europa, Lisa Ferrarini, saluta positivamente l'ok politico che finalizza "dopo oltre quattro anni un accordo positivo in larga parte definito".
"I negoziatori europei - continua Ferrarini - hanno conseguito risultati fin qui soddisfacenti. Il principale ostacolo con il Giappone erano le barriere tecniche, sulle quali il Governo giapponese ha assunto impegni concreti". Questo ovviamente non significa che il negoziato è chiuso, "ma ci sono le premesse per la sua conclusione in tempi brevi e il livello di ambizione è effettivamente elevato".

Per Confindustria l'intesa raggiunta colloca l'Ue in una posizione più autorevole a livello mondiale.