Il decreto è già stato messo in attuazione dal Consiglio dei ministri.
Ha aperto i lavori Roberta Sardone, ricercatrice del Crea molto attivo nel settore vitivinicolo.
“Partiamo da un dato importante, ovvero gli oltre 3,2 milioni di ettari di superficie a vite da vino in Europa, collocata per l’88% negli otto paesi produttori storici. L’Italia dispone della terza superficie per estensione, con 642mila ettari, ovvero il 20% del totale.
A livello europeo, l’orientamento produttivo è decisamente a favore delle Dop, con due terzi circa del totale. L’Italia, nonostante un riposizionamento verso le tipologie di qualità più elevata, mostra ancora una tendenza forte al mantenimento di una quota importante di produzione di vini comuni, con oltre un quarto del totale, in crescita nell’ultimo anno. Negli ultimi sette anni si è visto un calo delle superfici in Europa del 10%, mentre per l’Italia la variazione negativa è stata dell’8,3%. Dal 2013 c’è stata una lieve ripresa, grazie all’ingresso della Croazia”.
La Sardone ha poi introdotto la questione dei diritti di impianto.
“I diritti attualmente corrispondono a una superficie di poco più di 284mila ettari, incidendo per un peso medio del 7,7% sul potenziale. Si sono ridotti, in particolare per la propria estinzione, con una difficoltà di ripresa dell’attività produttiva, che potrebbe essere ancora più irrigidita dal nuovo sistema di autorizzazioni, in vigore dal 1 gennaio 2016.
La crescita potenziale in dote al nuovo regolamento è sempre più un riferimento teorico; è necessario evitare il rischio di sottoutilizzare le potenzialità offerte dal nuovo sistema autorizzativo, che grazie alla presenza del tasso annuo di incremento dell’1%, può sicuramente rappresentare un importante motore per lo sviluppo del settore. Auspico la definizione di una cabina di regia per la crescita complessiva del sistema produttivo vitivinicolo italiano, di cui le superfici sono il primo tassello essenziale”.
A seguire la relazione di Paolo Castelletti, segretario generale dell’Unione italiana vini.
“Scompare il divieto generale di impianto di viti, e viene introdotto il concetto di autorizzazione, in pratica un nulla osta dell’amministrazione all’impianto di vigneto. A livello nazionale l’unico limite è la crescita dell’1% della superficie vitata, mentre per quanto riguarda l’ammissibilità, c’è l’obbligo per il richiedente di condurre una superficie agricola pari o superiore a quella per la quale è richiesta l’autorizzazione”.
Molto importante il calendario per l’ottenimento dell’autorizzazione.
Si parte con il 30 settembre di ogni anno, dove il Mipaaf rende nota la superficie che può essere oggetto di autorizzazioni per nuovi impianti. Dal 15 febbraio al 31 marzo si può presentare domanda per autorizzazione, in modalità telematica. Entro il 30 aprile il Mipaaf decide sull’ammissibilità delle domande e lo comunica alle Regioni, che, entro il 1° giugno, devono rilasciare le autorizzazioni ai richiedenti ritenuti ammissibili.