L’unico Piano integrato di filiera della Campania dedicato al vino è il Vitis, che è stato localizzato nella provincia di Benevento, qui ha preso corpo il progetto di ricerca “Valutazione dell’attitudine delle uve Falanghina e Aglianico, coltivate nel Sannio, alla produzione di vino spumante di qualità”. Il progetto è stato finanziato dal Programma di sviluppo rurale della Campania 2007-2013 con la misura 124 per la ricerca in ambito Pif. E se ne è parlato a Guardia Sanframondi venerdì scorso, durante un convegno dedicato ai primi risultati di questo lavoro. Dai dati preliminari della ricerca emergono già alcune novità: a cominciare dalla possibilità che in futuro lo spumante sannita sia prodotto con lieviti del territorio, la prima volta per una bottiglia di bollicine della Campania. Senza contare le possibilità offerta dalla mappatura del Dna dei vitigni, quanto a difesa dalle frodi e a strumenti per esaltarne le qualità.

Concetta Pigna, vicepresidente della cooperativa La Guardiense, azienda capofila del progetto di ricerca, dice ad AgroNotizieL’obiettivo di questa ricerca è stato ed è quello di meglio descrivere la tipicità dei vini del nostro territorio e credo che sia importante da questo punto di vista che il Dna di Falanghina e Aglianico venga sequenziato”.

La sequenziazione del Dna dei due vitigni è ancora in corso e vedrà la luce definitivamente in autunno. “La ricerca genomica ha due compiti, una volta sequenziato il Dna – spiega Riccardo Aversano, ricercatore al laboratorio di genomica del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli ci consente di leggere il transcrittoma, che può offrirci informazioni preziose sul rapporto tra vitigno e terroir, ovvero come il secondo influenzi i geni del primo, inoltre è possibile verificare cosa avviene nel metaboloma, che ci consente, attraverso la lettura dei metaboliti, di individuare su base chimica i profili aromatici delle uve”.

E vista la forte caratterizzazione dei due vitigni sono possibili passi ulteriori: “Finiremo per disporre come territorio – spiega la Pignadi un vero e proprio passaporto genetico di Falanghina e Aglianico, che potrà essere utilizzato sia per difenderci dalle frodi che per esaltare ancor meglio la tipicità dei prodotti che ne si ottengono”.

Nel caso specifico degli spumanti si annuncia una novità che è forse una prima nazionale e di sicuro è una prima in Campania. La ricerca ha condotto alla selezione di lieviti autoctoni sugli uvaggi di Falanghina e Aglianico coltivati nel Sannio, utilizzati per la preparazione del vino base da avviare poi a spumantizzazione con il metodo classico. Per la vicepresidente de La Guardiense “Ove le prove di spumantizzazione che giungeranno al termine in autunno dovessero consentire l’utilizzo in produzione di questi lieviti tra le aziende del territorio, avremmo il primo spumante interamente italiano, visto l’ampio utilizzo che si fa in Italia di lieviti provenienti dalla Francia”.

Le prove condotte dall’Unità di Enologia del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli, diretta dal professor Luigi Moio sull’utilizzo di questi lieviti autoctoni nella preparazione del vino base per lo spumante “Sono sicuramente le prime su vitigni e vini campani – spiega da Napoli Angelita Gambuti,  ricercatrice dell’Università di Napoli che collabora al alvoro di ricerca. Tre le bottiglie attese alla prova di assaggio nel prossimo autunno: uno spumante da Falanghina, uno da Aglianico ed un blend tra i due vitigni.