In provincia di Benevento si coltivano, tra gli altri, due vitigni di grande pregio: l’Aglianico e la Falanghina, dai quali producono vini fermi e spumanti di qualità, che non sempre però riescono ad ottenere un’adeguata collocazione sul mercato. Ma il mercato delle bollicine è in crescita e gli operatori del settore non intendono rinunciare a questa nicchia di mercato, che secondo l’ente regione sta trascinando le vendite del comparto vitivinicolo in Campania, che negli ultimi 7 anni ha portato il fatturato da 14 a 40 milioni di euro.
Al workshop sono previsti gli interventi del presidente della Cooperativa La Guardiense, Domizio Pigna, del presidente del Consorzio tutela Vini Samnium, Libero Rillo e del presidente della Camera di commercio di Benevento, Antonio Campese. Le relazioni tecniche sono affidate a Giuseppe Marotta, responsabile scientifico di Vitis, Luigi Frusciante, responsabile dell’unità di ricerca di genetica e a Luigi Moio, responsabile dell’unità di ricerca di enologia. Le conclusioni saranno di Gennarino Masiello, presidente regionale Coldiretti e componente del partenariato costituente il Pif-Vitis, e di Filippo Diasco, direttore generale dell’assessorato all’Agricoltura della regione Campania.
Il progetto Vitis, proprio alla base di valutazioni, maturate nel corso degli ultimi anni attraverso il dialogo costante tra gli operatori del settore ed il mondo della ricerca scientifica, intende stimare l’attitudine delle uve Falanghina e Aglianico, coltivate nel Sannio, alla produzione di un vino spumante di qualità, molto tipizzato e basato su lieviti locali. “Con tale strategia si punta alla produzione di vini a forte identità territoriale, si varia l’offerta produttiva, si rafforza il legame tra areale di produzione e prodotto, si creano distintività territoriale e nuovo valore – dicono alla Guardiense, che è l’azienda capofila di Vitis.
Non a caso, il progetto è stato elaborato e realizzato con l’apporto di diversi partner, appartenenti al mondo dell’impresa e della ricerca; fra essi, oltre alla cooperativa La Guardiense, anche il Dipartimento di Agraria dell’Università “Federico II” di Napoli e il Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi dell’Università del Sannio. In particolare, il Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli “Federico II” partecipa mettendo in campo due gruppi di ricerca, competenti per le aree della genomica e della enologia; mentre, il Dipartimento di Diritto, Economia, Management e Metodi Quantitativi dell’Università del Sannio favorirà la realizzazione del progetto mediante l’apporto di un ampio ventaglio di competenze, che riguardano gli ambiti disciplinari: agroalimentare, gestionale, organizzativo e di marketing.
Le indagini genetiche mirano ad ottenere la conferma scientifica di quanto viticoltori ed enologi intuiscono da decenni: i vitigni tipici del Sannio hanno caratteristiche e proprietà del tutto particolari scritte nel Dna. In merito alla tipicità, invece, le indagini enologiche puntano a valutare gli areali di produzione più vocati, definire protocolli di produzione innovativi, selezionare ceppi di lieviti autoctoni, “costruire” un prodotto a forte caratterizzazione territoriale. L’apporto dell’area economica e aziendalistica si concentra invece sulla catena del valore e sulle più valide strategie commerciali delle innovazioni messe in campo.
Un altro aspetto non secondario è legato alla sostenibilità e all’impatto ambientale delle innovazioni una volta adottate. Si punta, infatti, alla riduzione dell’impiego di agenti chimici nelle produzioni, grazie alle conoscenze acquisite in riferimento all’interazione dei geni dei due vitigni indagati, Aglianico e Falanghina, con le condizioni ambientali.