In una conferenza stampa convocata a Roma per tracciare il bilancio dell’anno di lavoro del Mipaaf sotto il governo Monti, il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, si è detto “moderatamente soddisfatto” dei risultati ottenuti, stemperando poi i toni luce delle condizioni in cui il suo ministero ha dovuto operare.
In sostanza, il ministro si è è un po’ più che "moderatamente soddisfatto". Molto di quello a cui si è messo mano rimane ancora da fare, e molto altro ancora è in itinere.
Missioni compiute…
Tra gli obiettivi centrati dal ministero sul fronte nazionale va senz’altro citato il Dl Liberalizzazioni, all’interno del quale è stato istituito un fondo di credito per le imprese agricole (istituito ma a secco come il deserto a ferragosto).
Sono stati attivati i nuovi contratti di filiera e di distretto; sono state previste nuove convenzioni per lo sviluppo della filiera della pesca; sono stati azzerati gli incentivi per il fotovoltaico sui terreni agricoli e, infine, è stato introdotto l’art. 62, che disciplina le relazioni commerciali tra agricoltura, industria e distribuzione.
Sull’art. 62 è opportuno segnalare come i sani principi in esso contenuti tendano a stridere con la realtà al momento dell’applicazione, tant'è vero che si sta ancora lavorando ai decreti attuativi sui quali è piovuto il coro proteste dei portatori di interesse.
Per combattere il problema della burocrazia, sono state inserite nel dl Semplificazioni alcune norme specifiche che dovrebbero consentire ad Agea di accedere alle informazioni già in possesso dell’Agenzia delle entrate, dell’Inps e delle Camere di commercio, facendo risparmiare a circa 1,4 milioni di imprenditori qualche ora di “compilazione scartoffie” e, alla Pubblica amministrazione, una decina di milioni di euro.
Sempre nello stesso Dl sono state inserite disposizioni che consentono di mettere a disposizione delle aziende l’elenco dei controlli a cui sono sottoposte, in funzione di dimensione e tipologia di attività; di semplificare le attività di controllo sulle imprese con l'eliminazione dei controlli superflui e di snellire la vendita diretta dei prodotti agricoli, la movimentazione dei rifiuti aziendali e la riduzione dei relativi costi.
Il Mipaaf si è occupato anche del Dl Sviluppo 1, con la promozione del made in Italy agroalimentare, rafforzando l’azione di tutela e promozione dei Consorzi di tutela dei vini.
Tra le altre cose, è stata istituita l’Unità per la trasparenza con l’elenco dei lobbisti; è stato sottoposto alla conferenza Stato-Regioni il decreto sui criteri unitari di classificazione degli agriturismi; si è lavorato per la candidature all’Unesco del “Paesaggio vitivinicolo del Piemonte: Langhe Roero e Monferrato” e delle “Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiene” e, infine, è stato varato il nuovo regime sulle energie rinnovabili, con il blocco totale degli impianti a terra su terreni agricoli e la promozione di produzione energetica da fonti legate alla rete di opere irrigue e di bonifica.
Sempre in tema di energie rinnovabili, sono state favorite fonti che sviluppino una filiera produttiva nazionale senza generare conflitto tra produzioni alimentari e a scopo energetico e, in ultimo, si è modernizzato il regime degli incentivi. Continua comunque a persistere “una serie di vischiosità che ostacolano lo sviluppo del settore, a partire dalle burocrazie locali” la cui soluzione è rimandata a un prossimo futuro.
In una prospettiva europea, gli sforzi maggiori hanno riguardato i negoziati per la riforma della Pac, registrando “importanti passi in avanti” rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea.
Tra i fiori all’occhiello del ministero la firma del pacchetto latte che permette ai produttori di accrescere il proprio potere contrattuale e alle Op di negoziare il prezzo per il latte crudo per gli allevatori che rappresentano. E' stata introdotta per i formaggi Dop e Igp la programmazione produttiva con cui sarà possibile equilibrare il rapporto dell'offerta rispetto alla reale domanda.
Il pacchetto qualità, approvato in sede comunitaria, introduce novità importanti per l'agroalimentare nazionale, tra cui la protezione ex officio delle frodi.
Per gli aiuti agli indigenti l'Italia, sostanzialmente priva di un welfare per la categoria, è riuscita a ottenere un plafond di circa 100 milioni di euro per l'acquisto di prodotti agricoli da distribuire ai cittadini più bisognosi. Qualora il programma europeo dovesse terminare con il 2013, l’Italia potrà fare riferimento al nuovo Fondo nazionale per gli indigenti, istituito all'interno del Dl Sviluppo.
Nel corso degli ultimi 12 mesi sono stati 13 i prodotti agroalimentari italiani di qualità che hanno ottenuto il riconoscimento Dop o Igp, confermando l'Italia leader europeo dei prodotti di qualità certificata, con 246 denominazioni registrate di cui 154 Dop e 92 Igp.
Buone notizie anche sul fronte dei Programmi di sviluppo rurale: per l’anno 2012 è stata superata la prova del disimpegno, oltrepassando l'obiettivo stabilito dalle norme comunitarie per evitare qualsiasi forma di penalizzazione finanziaria.
… e missioni fallite
Se è vero che “chi si accontenta gode”, l'agricoltura italiana testimonia che c’è ben poco di cui accontentarsi. Gli obbiettivi raggiunti in un solo anno di lavoro non sono stati pochi, ma per ognuno ce n’è almeno uno mancato.
Com’era prevedibile, il ddl salva-suolo è rimasto incompiuto, così come il grande piano di gestione integrata delle acque.
Il tentativo di dare una maggiore quota di valore nella filiera non ha dato risultati apprezzabili, sostenuto solo dall’art. 62 e da una revisione, ancora in itinere, del decreto legislativo 102/2005 che deve essere completata, parallelamente all'evoluzione della Pac.
Altro cavallo di battaglia di Catania, la diffusione delle assicurazioni come elemento di protezione degli agricoltori dalle crisi climatiche o di mercato. La legge di stabilità prevede la destinazione di 120 milioni di euro per lo sviluppo del settore ma, dato il panorama politico e sulla scorta dell’esperienza, riteniamo difficile che raggiunga presto il traguardo. Lo stesso vale per il ripristino del credito agrario specializzato, abolito anni orsono.
Tra gli obiettivi mancati, quello degli incentivi nazionali e comunitari ai giovani, la creazione di una vera politica di sostegno all’export per le imprese agricole e industriali, l'istituzione di tutele efficaci per il made in Italy e quello della distribuzione ai giovani agricoltori dei terreni demaniali.
Sul tema della distribuzione dei terreni, tanto pubblicizzata e poi caduta nel dimenticatoio, il ministro ne ha attribuito l'esito all'opposizione ostracismo del ministero dell’Economia (ma non del ministro Clini), reo di aver “stoppato” anche il rilancio del settore ippico.
Altro elemento rimasto in sospeso è quello della destinazione degli aiuti diretti Pac agli agricoltori, con tutta una discussione aperta se tali aiuti debbano essere dati agli “agricoltori attivi” o agli “agricoltori veri”. La questione non è di poco conto e, a nostro avviso, difficilmente risolvibile finché non si giunga almeno a un’idea precisa di chi deve rimanere dentro o fuori e una decente definizione dei soggetti. Al momento attuale non è neanche ben chiaro chi, in queste decisioni, debba avere voce in capitolo.
Un momento della conferenza stampa
“C’è una sottovalutazione delle tematiche agricole anche da parte di molti economisti che considerano l’agricoltura un settore residuale. Questa sordità culturale sembra in via di superamento, ma c’è ancora del cammino da fare per vincere questo atteggiamento - ha detto Catania -. Dai tempi di Marcora, i ministri che si sono susseguiti negli ann, non hanno fatto altro che interfacciarsi con la politica comunitaria. Il governo Monti ha fatto di più. In questi tredici mesi ha tentato di gettare le basi per una politica agricola nazionale”.
In effetti da decenni non si vedeva un primo ministro interessarsi di agricoltura con l’intensità dimostrata da Mario Monti.
Che poi questi sforzi abbiano innescato il recupero di una politica agricola nazionale e abbiano riportato l’agricoltura al centro dell’agenda politica resta da vedere.
“Nonostante il miliardo di euro strappato nella seduta di novembre, la dotazione destinata dall’Europa all’agricoltura italiana non è sufficiente. Lo ribadiremo a Bruxelles il 7 e l’8 febbraio in sede comunitaria dove continueremo il nostro lavoro”, ha detto il Catania.
Si può senza meno essere d’accordo con il ministro sul punto, ma rimane forte il dubbio di quale peso e possibilità di successo possa avere in sede di contrattazione il governo Monti a meno di tre settimane dalle elezioni politiche.
Va segnalato che Catania è candidato nelle liste dell’Udc, e non è escluso che lo si possa rivedere nel suo attuale incarico anche con il nuovo governo.
Sulla zootecnia: “È una situazione molto critica. Sia l’allevamento ovino che quello bovino da carne hanno bisogno di un sostegno aggiuntivo. Quello già presente deve essere rafforzato”. Ne prendiamo atto con piacere, ma tra il sostenere che c’è bisogno di un rinforzo e il rinforzare veramente il sostegno c’è un fosso da colmare con la volontà politica e un baratro da riempire con fondi di cui facciamo fatica a immaginare la reperibilità.
“Quest’anno ci sono alcune partite in cui le aflatossine superano la soglia consentita. È chiaro che queste partite non possono essere messe in circolo. Si dovrà trovare una qualche soluzione, ma non è facile”. Se la soluzione fosse stata facile, non sarebbe stato un problema.
“Le recenti inchieste giudiziarie che hanno interessato il ministero e che hanno persino condotto in carcere alcuni funzionari di alto rango evidenziano un patologia che deve essere messa a nudo. C’è nel Paese un problema di legalità che mostra come la situazione italiana non sia in linea con i vicini paesi d’Europa. E questo problema non riguarda soltanto gli uomini che operano nelle istituzioni, ma il Paese nel suo complesso - ha rimarcato il misnitro -. Dove c’è un funzionario corrotto, c’è anche un imprenditore corruttore.
Tuttavia non è corretto criminalizzare il pubblico impiego all’interno del quale ci sono persone di specchiata onesta. Bisogna intervenire con severità ma non indulgere alla tentazione della caccia alle streghe”.
Il giudizio finale del ministro Catania sul proprio operato rimane comunque positivo: “Considerate le condizioni in cui si è trovato a lavorare il governo, privo di una sua maggioranza, ha ben operato. E bene ha operato anche il ministero”.
Ipse dixit, lo ha detto lui.