Appena tre anni fa, o poco meno, si festeggiava l'addio alle quote latte.
Oggi quasi siamo pronti a rimpiangerle.

Tutta colpa delle montagne di latte in polvere che nel frattempo si sono accumulate nei magazzini comunitari. Come è potuto accadere?

Quando il mercato del latte è in sofferenza e i prezzi scendono al di sotto di livelli prefissati dalle norme comunitarie, scatta un meccanismo di "intervento" che prevede l'acquisto del latte in eccesso a prezzi predefiniti e la sua trasformazione in latte in polvere.

Questo viene stoccato nei magazzini comunitari in attesa di "tempi migliori" per essere reimmesso sul mercato. Intanto il mercato, liberato dell'eccesso produttivo, può riprendere fiato e i prezzi tornare su livelli tali da consentire un margine agli allevatori.

In passato questo meccanismo portò alla formazione di enormi quantità di latte in polvere, costose da gestire e impossibili da smaltire. E nacquero le quote latte per frenare la produzione, mentre si provvedeva a smaltire l'eccesso di latte in polvere.
 

Troppo latte

Con l'addio alle quote la produzione europea è tornata a crescere e i prezzi a scendere.
E per stabilizzare il mercato si è tornati ai vecchi metodi, con il risultato che nei magazzini comunitari ci sono di nuovo grandi quantità di latte in polvere, arrivate a pesare per ben 386mila tonnellate.

Tante, troppe e dall'ultimo Consiglio agricolo è arrivato uno stop al ritiro del latte dal mercato, portando a zero il prezzo che fa scattare il meccanismo di intervento. Questo non significa che in caso di crisi del settore non ci sarà più una rete di protezione, ma cambierà il metodo.

Lo ha precisato Rumen Porodzanov, ministro dell'Agricoltura della Bulgaria, paese cui spetta il semestre di presidenza della Ue.
Il prezzo dei prossimi interventi non sarà fissato a priori, ma sarà il frutto di domanda e offerta con il meccanismo dell'asta.
Mandare il latte all'ammasso, dunque, potrebbe non essere conveniente come in passato.
 

Le richieste dei produttori

Ora cosa accadrà? Un primo fattore da prendere in considerazione è il destino del latte in polvere già stoccato e le strategie che saranno adottate per smaltirlo.

La richiesta dell'European Milk Board (che riunisce le principali organizzazioni europee del settore lattiero), è quella di ridurre progressivamente le scorte di latte in polvere evitando ripercussioni negative sui mercati, privilegiando il loro impiego nell'alimentazione animale.
 

Prezzi in calo

Lo stop all'intervento, in presenza di una produzione lattiera in aumento, si rifletterà sui prezzi che torneranno a scendere.

Indispensabile allora la messa a punto di un programma di riduzione della produzione di latte.
Emb già in passato aveva lanciato una campagna di sensibilizzazione fra i produttori per una riduzione volontaria. Alla quale non tutti hanno aderito, come dimostra la situazione produttiva europea.
 

Frenare la produzione

Occorrerebbero dunque misure capaci di "convincere" gli allevatori a spingere sul freno, misure che potrebbero essere anche solo temporanee, come suggerito da Emb e sulla scia di quanto si fece nel luglio 2016, con aiuti per 150 milioni di euro.

Ma il commissario europeo all'Agricoltura, Phill Hogan, si dimostrato indisponibile a introdurre nel pacchetto Omnibus (quello della riforma di metà mandato) sostegni all'abbandono volontario della produzione.

Probabilmente il Commissario europeo ritiene che l'export risolverà tutti i problemi del mercato del latte.
I produttori di latte sono convinti del contrario e già si apprestano a vivere l'ennesima stagione di pesante crisi.