Raddoppiando l'export e aumentando la produzione di quasi un terzo negli ultimi 10 anni, secondo il Consorzio di tutela, il noto formaggio fresco a pasta filata inizia sempre più a qualificarsi anche come alimento salutistico, sfruttando il naturale basso contenuto di lattosio del latte di bufala.
Inoltre, si registra un incremento della domanda di mozzarella Dop biologica: una nicchia golosa che ha smosso la voglia di investire anche del gruppo che fa capo alla cooperativa a carattere familiare Fattorie Garofalo di Capua (Caserta) – 300mila quintali di latte bufalino lavorato all'anno in due caseifici e impresa leader della filiera, che ha destinato una delle sue 6 aziende zootecniche alla produzione di latte di bufala bio certificato per la Dop: la Arianova, in agro di Pignataro Maggiore (Caserta) .
A Pignataro Maggiore, Arianova è una delle ultime aziende agricole acquisite dal gruppo ed i lavori per ridarle smalto sono ancora in corso: forte di 90 ettari di superficie totale, ha ora in fase di ristrutturazione i paddock e attualmente sono ospitati circa 400 capi bufalini in regime di destagionalizzazione dei parti, dei quali 130 in lattazione e 60 in asciutta.
"In questa fase abbiamo oltre 100 capi tra vitelli e manze mai ingravidate perché l'azienda è in fase di implementazione, pertanto non è ancora a pieno regime con la produzione lattiera – spiega Antonella De Gregorio, zoonoma del gruppo Garofalo.
Da qui escono oggi – in fase di diminuzione della produzione legata alla stagione invernale - 9 quintali di latte al giorno che diventano 225 chilogrammi di mozzarella.
"La conversione al biologico della produzione foraggera è iniziata ed il primo latte biologico per i caseifici dovrebbe essere pronto a gennaio 2019 – dice Raffaele Amedeo Garofalo, fattore di Arianova – qui puntiamo a massimizzare il benessere degli animali, destinando ampi spazi alla stabulazione libera e alla socialità delle bufale, che si confermano curiose ed estremamente legate a logiche di gruppo". Oltre allo spazio a volontà, agli animali è garantita la lettiera per tutto l'anno, e la perenne disponilità di erba fresca al fine di innalzare ulteriormente il benessere.
"E' l'elemento fondamentale per mantenere elevato lo stato di salute medio della mandria e il suo livello di produttività – suggerisce la De Gregorio.
Il nuovo allevamento prevede una 'zona infermeria' dove sosteranno tutti gli animali che presentano delle anomalie, in modo da isolarli dal resto della mandria e risolverne rapidamente i problemi: "In questo modo andiamo ad implementare anche tutte le norme sulla biosicurezza" sottolinea Garofalo.
L'azienda presenta anche un impianto per la produzione di biogas e di cogenerazione di elettricità da 100 kw di potenza collegato al Gse: "Lo abbiamo ripristinato ed ora è nuovamente in produzione - afferma Garofalo che ricorda – il gruppo ha una forte vocazione al mantenimento di standard ambientali elevati e alla green economy".
I primi lavori di ripristino necessari e già eseguiti, sono stati quelli di livellamento e drenaggio perché l'area, dotata di terreni fortemente argillosi, aveva problemi di allagamento durante l'autunno.
"Per migliorare ulteriormente il terreno e renderlo più poroso e produttivo, puntiamo a lavorare anche con la letamazione" spiega Garofalo, che ora è alle prese con l’elaborazione della razione alimentare bio, che esclude Ogm e mangimi concentrati.
"Punteremo molto sui germogli di grano tenero e d'orzo – conclude Garofalo - che risultano molto graditi innanzitutto dai vitelli, su sorgo e mais come colture proteiche, mentre proporremo foraggi a base di erba medica e loietto".