La quinoa (in spagnolo quínoa o quinua) è una pianta erbacea che, a dispetto della vulgata comune, non è un cereale, ma fa parte della famiglia delle Chenopodiacee, al pari di barbabietole da zucchero, spinaci e coste. Originaria del Sud America, in particolare degli altipiani andini, questa pianta (nome latino Chenopodium quinoa) sta catalizzando gli interessi di un numero crescente di agricoltori in Italia e nel mondo.

Il motivo è che i semi di quinoa hanno avuto quotazioni di mercato stellari negli scorsi anni e ancora oggi si mantengono alte e rappresentano dunque una attrattiva per le aziende agricole. Quasi una decina di anni fa è iniziata la moda di mangiare questi semi per le loro caratteristiche nutritive (sono infatti ricchi di amido e di proteine) e come alternativa ad orzo e frumento, essendo privi di glutine.

Nel 2005 la quinoa quotava sui mercati internazionali 400 dollari alla tonnellata. Nel 2011 il prezzo era già schizzato a 3.600 dollari fino ad arrivare ai 6.000 a fine 2013. Da qui in poi il prezzo è sceso molto a causa dell'aumento della produzione mondiale di quinoa, sia negli areali vocati (Bolivia, Perù e Colombia) sia in Europa e Nord America. Oggi la quinoa biologica si trova sui mercati internazionali a 2.000-2.500 dollari la tonnellata. E l'Italia importa circa 2.500 tonnellate, pari al 2,5% della produzione mondiale.
 
Quinoa in prefioritura
Quinoa in prefioritura
(Fonte fonte: Daf)

Per gli agricoltori italiani che si vogliono avvicinare a Chisiya mama (la 'madre di tutti i semi' per gli Inca) bisogna prima di tutto premettere che esiste una grande differenza tra il prodotto biologico (valorizzato e per cui esiste una filiera, anche se poco strutturata) e quello convenzionale (con quotazioni più basse più difficile da vendere). Non bisogna poi illudersi che la quinoa sia una coltura 'facile'.

"Dalla mia esperienza posso dire che la coltivazione della quinoa in Italia ha senso solo se inserita in una rotazione colturale in regime di biologico", spiega ad AgroNotizie Agostino Fioruzzi, socio di Daf, azienda piacentina che produce e lavora legumi e mais dolce per la produzione di conserve e da ormai quattro anni coltiva quinoa su 50 dei 300 ettari aziendali.
"Abbiamo iniziato a coltivare la quinoa, che avevo conosciuto mentre vivevo in Brasile, nel 2014 proprio in un'ottica di rotazione con mais e piselli in regime di biologico".

Fioruzzi non solo coltiva quinoa, ma ha anche acquistato i macchinari per la lavorazione (come la desaponificaizone, di cui parleremo successivamente) e ritira il prodotto da diversi conferitori esterni. "Molti agricoltori sono attratti da questa coltura, ma in pochi si rendono conto dell'impegno che la quinoa richiede, ben superiore a mais o frumento".

Negli areali italiani la quinoa viene seminata ad inizio aprile, con una seminatrice da frumento, mentre la raccolta avviene ad agosto. L'emergenza è piuttosto veloce come la fase di accrescimento. A cinquanta giorni dalla semina si notano i primi abbozzi fiorali (panicoli) che vanno poi a svilupparsi e a riempirsi arrivando a completamento della maturazione in circa 120 giorni (dalla semina).
 
Quinoa in fioritura
Quinoa in fioritura
(Fonte fonte: Daf)

La quinoa è una pianta piuttosto rustica che non ha bisogno di particolari concimazioni (bastano 40-50 chili di azoto ad ettaro) e non è soggetta all'attacco di molti insetti e malattie. Ma è anche vero che non ci sono agrofarmaci registrati su questa coltura, quindi l'unico modo di evitare danni alle piante è la prevenzione. Tra le fitopatologie più comuni c'è la peronospora, specialmente se si è abbondato con la concimazione azotata e se si assiste ad una estate piovosa. Sono poi possibili attacchi di acaricimici che tuttavia non compromettono in maniera significativa il raccolto.

Uno degli elementi fondamentali è il diserbo: non esistendo prodotti registrati su questa coltura deve essere fatto a mano. "Noi investiamo 500 euro ad ettaro per la zappatura manuale in fase di post emergenza. Per semine a 40-50 cm la sarchiatura è fondamentale per far crescere in maniera omogenea e ottimale le piante e arrivare ad agosto con una maturazione uniforme del seme in tutto il campo. Senza contare che una buona pulizia del terreno restituisce una prodotto pulito, con poche impurità in fase di lavorazione".

La quinoa non è una pianta che necessita di grandi apporti di acqua come il mais, tuttavia per avere produzioni abbondanti bisogna prevedere delle irrigazioni durante i mesi estivi, sempre che il cielo non provveda autonomamente. Nel caso di coltivazioni collinari l'irrigazione non è invece necessaria.

Nel mese di agosto la quinoa deve essere mietuta e trebbiata con appositi macchinari. "Noi abbiamo adattato una mietitrebbia con delle reti specifiche per la quinoa. E' fondamentale tenere la macchina pulita perché essendo la quinoa un alimento comprato da molti celiaci bisogna assicurare l'assenza di contaminazioni con cereali come l'orzo o il frumento".

Quelli agronomici sono solo alcuni degli aspetti da tenere in considerazione. I semi di questa pianta devono essere decorticati e selezionati per eliminare impurità e la presenza di semi di infestanti. Bisogna poi passare alla desaponificazione. I chicchi sono infatti ricoperti da saponine, una sostanza amarognola che deve essere eliminata prima della commercializzazione.

Ma quali sono le varietà adatte alle nostre latitudini? "La Quinoa Real è certamente la più richiesta sui mercati internazionali, ma in Italia non cresce bene a causa del fotoperiodo", spiega ad AgroNotizie Vincenzo Tabaglio, professore presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha creato un gruppo di studio proprio sulla quinoa dal nome Quinovation.
"Abbiamo messo a confronto più di quaranta genotipi provenienti prevalentemente dal Sud America, ma quelli che meglio si sono adattati ai nostri areali sono stati messi a punto dall'Università di Copenhagen a partire dagli anni Ottanta nell'ambito di un programma della Fao".
 
Quinoa pronta per la raccolta
Quinoa pronta per la raccolta
(Fonte fonte: Daf)

Le rese variano dunque in maniera significativa dal tipo di varietà utilizzata a dai fattori ambientali e agronomici. Le varietà Titikaka e Vikinga sono le più promettenti, con quest'ultima che ha un basso tenore in saponine. Più incerto il giudizio che è stato dato della Regalona, che in pianura non ha performato bene, ma ha avuto buoni risultati in collina. Le rese? Da 20 a 40 quintali ad ettaro di granella secca non selezionata.
"Nella nostra azienda una buona resa è di 20 quintali ad ettaro di granella selezionata, che possono scendere anche sotto i 10 in caso di condizioni avverse", spiega Fioruzzi. "Nei calcoli di resa bisogna sempre tenere in considerazione che lo scarto medio è del 20-30%, ed è capitato che arrivi al 75%".

La quinoa è dunque una buona coltura da reddito? Sì, nel caso si inserisca in una logica di rotazione delle colture in regime di biologico. Non è invece così interessante in monocoltura convenzionale. Il fattore cruciale rimane il prezzo. "Dobbiamo uscire dalla logica di coltura da commodities. Competere con i coltivatori boliviani non ha senso", spiega Fioruzzi. "Dobbiamo valorizzare il nostro prodotto biologico completamente made in Italy in modo da spuntare prezzi più alti. Noi riconosciamo ai nostri conferitori un prezzo che varia dai mille ai 1.500 euro a tonnellata grezza. Ma non accettiamo partite al di sotto le 5-6 tonnellate, visti i costi di post produzione che dobbiamo sostenere".