"L'estate 2024? Potrebbe essere fra le più calde, a livello del 2022 o del 2003". Il condizionale è d'obbligo, ma se a dirlo è un meteorologo e climatologo di chiara fama come Andrea Giuliacci, volto di Mediaset e professore di Fisica dell'Atmosfera all'Università degli Studi di Milano, allora è meglio restare in campana e cercare di prepararsi per affrontare temperature più elevate in un percorso climatico che vede la colonnina di mercurio progredire inesorabilmente di anno in anno verso l'alto.

 

Tutta colpa di El Niño, che ha fatto la propria comparsa nelle scorse settimane e che, come è noto, "è un fenomeno climatico periodico che comporta degli sconvolgimenti, anche se in misura minore in Europa, benché secondo gli studi del Centro Meteo Europeo l'Italia potrebbe registrare un aumento della piovosità autunnale", spiega Giuliacci.

 

Conseguenze per ora non preoccupanti, soprattutto perché "El Niño sta ancora 'maturando' e dunque non esplicherà grandi effetti nel corso di questa estate, bensì, avendo tale fenomeno una durata di almeno diciotto mesi, insisterà con le conseguenze la prossima estate, quella del 2024", prosegue il famoso meteorologo e climatologo della televisione.

 

Resta l'incognita legata alla piovosità, per la quale "la scienza non ci dà indicazioni certe in Europa, mancando studi". Nessuna evidenza, in particolare, sugli effetti relativi alle piogge estive, mentre approfondimenti in verità un po' datati, risalenti agli Anni Novanta, ricorda Giuliacci, "tratteggiano la possibilità di un tragitto piovoso con rotta più meridionale sull'Europa". Quindi, con la possibilità che il prossimo autunno avremo maggiori precipitazioni.

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Altra musica nel Sud Est Asiatico, in Nord America e in Sud America, dove gli effetti di El Niño sono più evidenti. "Assisteremo in alcune zone come Perù, Ecuador e nella parte Nord occidentale del Sud America a situazioni di piogge eccezionalmente abbondanti - afferma il professore Giuliacci - mentre negli Stati Uniti diverse regioni andranno incontro a periodi insolitamente piovosi, mentre in altre regioni degli Usa si verificheranno episodi siccitosi. La stessa stagione degli uragani, che va di solito da giugno a novembre, nella parte finale risentirà degli effetti di El Niño e il fenomeno dei cicloni dovrebbe essere più rarefatto rispetto alla norma".

 

Quanto alla zona del Sud Est Asiatico, "i monsoni saranno meno intensi, portando con sé meno piogge". E fu proprio in quell'area del pianeta, più precisamente in India, che sir Gilbert Thomas Walker, fisico e matematico, su invito della Corona britannica iniziò a studiare tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento la correlazione fra monsoni e il cosiddetto fenomeno "Enso", El Niño Southern Oscillation.

 

El Niño è un fenomeno climatico caratterizzato da temperature superficiali del mare più calde della media nell'Oceano Pacifico centrale e orientale, ma il suo impatto, abbiamo visto, si estende oltre l'Oceano Pacifico.

 

La National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) prevede che le condizioni di El Niño saranno da moderate a forti entro la fine dell'autunno e continueranno a rafforzarsi in vista dell'inverno. Negli Usa, più specificatamente, secondo lo scienziato dell'atmosfera Matt Makens, tutte le pianure che si trovano proprio lungo il lato sottovento delle Montagne Rocciose, risentiranno di un aumento delle precipitazioni. Un assaggio si è già avuto in Texas, Kansas occidentale, Colorado orientale, fino al Montana. In altre zone della Corn Belt si avrà, invece, un aumento delle temperature e una perdita di alcune precipitazioni, come in Iowa e Missouri, i primi che risentiranno della siccità.

 

Una situazione "più secca della media dovrebbe registrarsi in Ohio, Kentucky, Indiana meridionale e Illinois meridionale", dice. "E questo sembra essere una specie di quello che vedremo per tutto giugno e di nuovo ad agosto. Le migliori possibilità per l'acqua in questo momento sembrano essere a luglio".

 

Nella zona del Delta è possibile che El Niño limiti l'avvento di tempeste tropicali o uragani che colpiscono la costa del Golfo, accentuando il rischio della siccità.
Sempre più i fenomeni meteoclimatici influiscono sull'andamento delle stagioni e impattano sull'agricoltura e sull'andamento produttivo, con conseguenze sulle rese in campo, sul benessere animale, sulle produzioni zootecniche. Strumenti di monitoraggio del clima e soluzioni in grado di contrastare l'aumento delle temperature, l'incremento della siccità, la scarsità o l'eccesso di acqua possono contribuire a proteggere produzioni, rese, raccolti, riducendo talvolta anche la volatilità dei prezzi.

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Andrea Giuliacci, volto di Mediaset e professore di Fisica dell'Atmosfera all'Università degli Studi di Milano

Andrea Giuliacci, volto di Mediaset e professore di Fisica dell'Atmosfera all'Università degli Studi di Milano

(Fonte foto: Andrea Giuliacci)