Un appello accorato a nome del mondo della ricerca indirizzato a chi, sempre più di frequente, prende di mira i campi dove vengono sperimentate le tecniche Tea, sperimentazioni che hanno ricevuto tutte le autorizzazioni del caso da parte delle autorità: "Non distruggeteci i campi". A lanciarlo è stata la professoressa dell'Università degli Studi di Milano Vittoria Brambilla, biologa molecolare e genetista delle piante da uno dei palchi di Coltivato 2025, il Festival Internazionale dell'Agricoltura torinese che ha appena concluso la sua seconda edizione.
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Proprio a Torino è andata in scena infatti venerdì 21 marzo scorso una nuova contestazione aperta alle Tecniche di Evoluzione Assistita durante l'incontro dal titolo "Anche il riso è come noi", con la partecipazione di Vittoria Brambilla, di Natalia Bobba, presidente dell'Ente Nazionale Risi, e del professore dell'Università degli Studi di Palermo Paolo Inglese. Un gruppo di ragazzi ha interrotto il dibattito in maniera poco educata. I giovani, invitati sul palco a spiegare le loro perplessità, hanno lanciato invettive e, senza attendere le spiegazioni e la replica dei relatori, hanno poi lasciato la sala, sottraendosi al dibattito.
"Chiedo a questi ragazzi - ha poi detto Vittoria Brambilla - di non distruggere i nostri campi. I dati di laboratorio hanno bisogno di verifiche in campo e sono il frutto del nostro lavoro. Li invitiamo invece a ottobre, quando avremo i risultati, a discuterli con noi. Abbiamo tutte le autorizzazioni necessarie a mettere alla prova questo riso ottenuto con tecniche Tea, in campo. Non si rendono conto del danno enorme che stanno facendo al progresso, alla ricerca pubblica e all'agricoltura in generale". L'appello però non è arrivato ai destinatari dal momento che i ragazzi che hanno interrotto la conferenza avevano abbandonato la sala prima di ascoltare le risposte scientifiche ai loro dubbi.
Focus sulle Tea a Coltivato 2025
Poco prima la professoressa Vittoria Brambilla e Natalia Bobba avevano spiegato come il gruppo di ricerca dell'Università degli Studi di Milano abbia lavorato su un riso tipo Arborio, utilizzando le Tea, per renderlo più resistente a uno dei patogeni più temuti dai risicoltori, il brusone. A cento anni dal primo incrocio fra diverse varietà di riso (1925, Vercelli), tecnica classica che avrebbe portato a una vera rivoluzione nella risicoltura, la possibilità di ottenere varietà migliorate senza dover attendere sette, otto anni è a disposizione della ricerca. "Il brusone - ci ha spiegato Natalia Bobba - è una pericolosa malattia causata da un patogeno fungino. I principi attivi per combatterlo sono pochissimi, inoltre il patogeno ha sviluppato resistenze, quindi, in alcune annate, i danni sono talmente forti da condizionare molto i raccolti. Avere a disposizione questo riso Tea ci aiuterebbe tantissimo a contrastare il brusone, utilizzando oltretutto meno fungicidi".
Sostanzialmente il gruppo di ricerca dell'Università degli Studi di Milano guidato da Vittoria Brambilla ha identificato tre geni di suscettibilità al brusone e, utilizzando la tecnologia CRISPR-Cas9, ha disattivato questi geni che permettono l'ingresso del fungo. "Le piante diventano così più resistenti. Lo stesso risultato - ha spiegato Vittoria Brambilla - potrebbe essere raggiunto per incrocio, ma con tempi molto più lunghi. Nessun materiale genetico esterno al riso, esogeno, è introdotto con questa tecnologia. Le Tea riproducono quello che succede naturalmente e i genomi delle piante vengono poi sequenziati, non resta alcuna traccia di altro Dna".
Dopo il famoso attacco del 2024, quando il campo prova dell'Università degli Studi di Milano è stato distrutto, quest'anno i ricercatori lavoreranno in tre diversi campi con la collaborazione dell'Ente Nazionale Risi. L'obiettivo dei ricercatori è quello di fornire agli agricoltori varietà di riso resilienti e robuste, contribuendo in questo modo anche a diminuire l'impatto ambientale delle coltivazioni. Ottenere una varietà resistente al brusone in laboratorio però non è sufficiente. "È fondamentale andare in campo, è ciò che dà valore scientifico al risultato. In condizioni naturali, in campo - ha continuato Vittoria Brambilla - sono presenti diversi ceppi del fungo. Noi infettiamo le piante in condizioni controllate. Non è la stessa cosa".
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Lo scopo di Coltivato, Festival nato nel 2024 da un'idea di Antonio Pascale, scrittore e ispettore presso il Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, e da Maria Lodovica Gullino, fitopatologa e imprenditrice, è proprio quello di avvicinare il mondo agricolo al grande pubblico. "Il dialogo è possibile solo se ci si mette sullo stesso piano e si discute. La contestazione per partito preso serve a poco", ha poi commentato ai nostri microfoni, riferendosi all'episodio relativo alle Tea, Maria Lodovica Gullino, responsabile scientifico di Coltivato. "Questo Festival - ha continuato - vuole proprio avvicinare i giovani perché conoscano meglio l'agricoltura e fare capire loro quante opportunità ci siano in agricoltura. Troppo spesso i temi agricoli soffrono di polarizzazione, noi vogliamo fare conoscere anche al consumatore quanta innovazione ci sia oggi in agricoltura".
La seconda edizione di Coltivato ha contato quaranta ore di incontri, dibattiti, laboratori e spettacoli, con cinquantotto esperti provenienti da diversi ambiti. Un'edizione che è stata dedicata all'acqua. "L'acqua ha un valore fortemente simbolico in agricoltura e dalla seconda edizione era necessario seguire un tema principale", ha affermato Maria Lodovica Gullino. Il tema acqua è stato analizzato da diversi punti di vista durante il Festival Internazionale dell'Agricoltura, sono state analizzate le cause della scarsità idrica, le conseguenze e le possibili soluzioni per una gestione più responsabile e sostenibile della risorsa.