Nel Sud della Germania non piove da settimane e questo sta preoccupando molto gli agricoltori, che solitamente possono contare su precipitazioni frequenti per far crescere mais, barbabietola da zucchero e grano. Al di là delle Alpi, invece, gli italiani devono fare i conti con un clima particolarmente piovoso, che sta facendo danni enormi ad esempio sulla vite. Per far fronte alle bizzarrie del meteo e al contempo continuare a produrre rispettando i paletti imposti dalla legislazione europea, l'agricoltore ha bisogno di nuovi strumenti.


Innovare è l'unica strada per continuare ad avere produzioni economicamente soddisfacenti e al contempo sostenibili, che possano garantire dunque un ruolo di leadership dell'agricoltura europea a livello globale. E l'innovazione spesso proviene dai centri di ricerca delle grandi aziende produttrici di mezzi tecnici, come ad esempio Corteva Agriscience, di cui abbiamo visitato lo stabilimento di Eschbach, nel Sud della Germania, al confine con Francia e Svizzera.


Una struttura all'avanguardia, frutto di un investimento di circa 6 milioni di euro, presso la quale i ricercatori testano nuove sostanze attive e lavorano alla selezione di nuove varietà di mais, soia, girasole, colza e cotone.

 

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Il nuovo Centro di ricerca di Corteva a Eschbach, nel Sud della Germania

(Fonte foto: Corteva Agriscience)


Resistenza e resilienza, una questione di genetica

A farci da guida nei nuovi laboratori del Centro di ricerca di Corteva è stato Frank Röber, Europe Technology and Logistics leader, che ci ha spiegato come vengono analizzati campioni di sementi provenienti da Europa, Medio Oriente ed Africa. Presso i campi prova sparsi nei vari Paesi, vengono infatti testate le nuove varietà, mentre ad Eschbach ne viene analizzato il germoplasma al fine di controllare la purezza e facilitare la selezione di nuove varietà che offrano tratti interessanti per gli agricoltori.


Parliamo ad esempio di resistenza alle malattie. Un esempio su questo fronte è rappresentato da una nuova varietà di colza resistente alla sclerotinia, un fungo che può causare pesanti perdite di produzione se non controllato. Tale controllo avviene sia grazie alla resistenza genetica, sia utilizzando fungicidi di nuova generazione, come Ballad, un prodotto di origine naturale a base di Bacillus pumilus.

 

Un momento della visita presso il Centro di ricerca di Corteva ad Eschbach

Un momento della visita presso il Centro di ricerca di Corteva ad Eschbach

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)


Ma l'incessante lavoro di miglioramento genetico è utile anche per adattare le colture ai cambiamenti climatici. Si studiano ad esempio varietà di mais che sono in grado di gestire meglio gli stress idrici. Oppure, presso il Centro di Eschbach, si stanno mettendo a punto nuove varietà di soia in grado di crescere anche nel Centro e Nord Europa.


Da una collaborazione tra Corteva e Inrae, l'Ente di Ricerca Francese per l'Agricoltura, è nato un progetto che sfrutta le moderne tecniche di miglioramento genetico, le cosiddette Tea, Tecnologie di Evoluzione Assistita, per silenziare i geni responsabili della repressione fiorale. Un meccanismo che si attiva nella soia quando cresce in areali in cui vi è un fotoperiodo lungo, come appunto nel Nord Europa.

 

Silenziati tali geni, i ricercatori sperano di selezionare nuove varietà di soia che siano coltivabili anche nel Centro e Nord Europa, in risposta alla crescente domanda di proteine di origine vegetale proveniente dal mercato e dall'Unione Europea.

 

A coordinare il genotyping lab di Eschbach c'è una scienziata italiana, Cristina Dal Bosco, che ci spiega come grazie alle nuove strumentazioni, oggi si produca in un giorno la stessa quantità di dati genetici generati in passato in un mese di lavoro.

 

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Cristina Dal Bosco durante la visita presso il Centro di ricerche di Eschbach

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)


Agrofarmaci, sempre più sostenibili e naturali

Il miglioramento genetico non è tuttavia sufficiente a garantire agli agricoltori quel livello di protezione necessario ad avere produzioni soddisfacenti. La difesa garantita dagli agrofarmaci, sia di sintesi che di origine naturale, è dunque ancora fondamentale, anche se, come spiegato da Matthias Donner, Crop Protection Discovery & Development leader, la ricerca continua di nuove sostanze attive ha permesso di mettere a punto prodotti utilizzabili ad un basso dosaggio (pochi grammi) e con un profilo ecotossicologico estremamente favorevole.


Durante una visita ai campi sperimentali nella vicina Francia è stato possibile ad esempio verificare la qualità del diserbo assicurata da Rinskor active, il nuovo erbicida di Corteva a base di florpyrauxifen-benzyl che viene usato a pochi grammi ad ettaro.

 

A sinistra, la parcella diserbata con Rinskor, a destra, il testimone non trattato

A sinistra, la parcella diserbata con Rinskor, a destra, il testimone non trattato

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)


E un altro agrofarmaco da poco lanciato sul mercato è Inatreq active, un fungicida di origine biologica (derivato dalla fermentazione di streptomiceti) utilizzabile su un gran numero di colture contro un ampio ventaglio di avversità, di cui abbiamo potuto apprezzare gli effetti su delle parcelle di grano tenero.

 

E proprio gli agrofarmaci di origine biologica rappresentano un nuovo mondo da scoprire, tanto che durante la visita è stato sottolineato come, probabilmente entro il 2035, il 25% dei ricavi del Gruppo arriverà da questa nuova classe di agrofarmaci.


Per gli orticoltori italiani una interessante novità è invece rappresentata da Reklemel active, un nematocida di ultima generazione che dovrebbe arrivare sul mercato nel 2025-2026. Un prodotto che potrà essere utilizzato per il controllo dei nematodi galligeni in colture chiave quali ad esempio il pomodoro, la cui difesa si sta facendo sempre più complicata.

 

Intelligenza artificiale e droni al servizio della ricerca

Lo sviluppo di un nuovo agrofarmaco e il suo lancio sul mercato richiedono dai dieci ai quindici anni di lavoro e milioni di euro di investimento. I ricercatori hanno infatti l'arduo compito di selezionare, tra miliardi di possibili molecole, quelle che siano al contempo efficaci e che rispettino gli standard di sostenibilità e sicurezza imposti dall'Unione Europea.

 

Su questo fronte un aiuto importante arriva dal digitale. Nei laboratori di ricerca di Corteva viene utilizzata l'intelligenza artificiale per effettuare un primo screening delle molecole a disposizione, in modo da testare in laboratorio solo quelle che si sono dimostrate potenzialmente interessanti a livello virtuale.


Ma anche nella fase di campo, essenziale per verificare l'efficacia e l'adattabilità dei nuovi prodotti nelle reali situazioni colturali, i ricercatori possono fare affidamento sulle nuove tecnologie. Come illustrato da Valentino Bosco, Biostimulants Emea Biology leader, l'Azienda ha a disposizione una flotta di oltre settecento droni sparsi per i diversi centri di ricerca presenti a livello globale (oltre 150), che hanno il compito di sorvegliare dall'alto le parcelle sperimentali, raccogliendo dati che sono poi utili per verificare l'efficacia dei prodotti.


E proprio durante la visita presso il campo sperimentale di Corteva in Francia è stato possibile toccare con mano questa nuova opportunità. Corteva ha infatti da poco lanciato BlueN®, un biostimolante a base di Methylobacterium symbioticum, un batterio in grado di rendere disponibile per la pianta l'azoto presente nell'atmosfera. In poche parole si tratta di un microrganismo che entra in simbiosi con la pianta e fornisce composti azotati, consentendo una migliore nutrizione della coltura.


In campo erano presenti parcelle di grano tenero (e mais) gestite con differenti programmi di concimazione:

  • una tesi non concimata;
  • una tesi in cui al grano è stata fornita la dose standard di azoto;
  • una tesi in cui si è aggiunto BlueN® alla prassi aziendale;
  • una tesi in cui si è ridotta la dose di concime azotato;
  • una tesi in cui si è ridotta la dose di concime azotato, ma si è utilizzato BlueN® per compensare tale riduzione.

 

La parcella trattata con BlueN® (in Germania è commercializzato col nome Utrisha™ N) e una riduzione della dose standard di concime azotato

La parcella trattata con BlueN® (in Germania è commercializzato col nome Utrisha N) e una riduzione della dose standard di concime azotato

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)


Grazie al volo del drone e all'impiego di sensori multispettrali è stato possibile ricavare l'indice Ndvi, che offre un riferimento preciso sulla vigorìa delle piante. È stato possibile così misurare in maniera oggettiva l'effetto ottenuto sulle piante dall'utilizzo del nuovo biostimolante di Corteva.


A metà giugno infatti il testimone non trattato presentava un indice Ndvi pari a 0,358 (piante in disseccamento), lo standard aziendale era a 0,709 (vigorìa media), lo standard aziendale con l'aggiunta di BlueN® saliva a 0,721, mentre lo standard aziendale con la dose di N ridotta si attestava a 0,676. Infine la tesi con dose ridotta di azoto ma uso di BlueN® ha permesso di arrivare a 0,729 (superiore allo standard aziendale classico).

 

I rilievi Ndvi sulle parcelle di grano

I rilievi Ndvi sulle parcelle di grano

(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)


Favorire l'innovazione, una scelta di buon senso

Dalla visita presso il nuovo Centro di ricerca di Corteva a Eschbach è emerso chiaramente su quanti fronti oggi le aziende del settore si trovino a dover innovare: dalla difesa delle colture con agrofarmaci, anche di origine naturale, fino alle nuove genetiche, passando per i biostimolanti e gli strumenti digitali. Una complessità crescente volta a mettere l'agricoltore nelle condizioni di continuare a produrre cibo sano ad un prezzo accessibile per una popolazione mondiale in aumento.


Se innovare è il mantra di questa nuova fase storica, è anche vero che spetta al legislatore porre le condizioni per favorire tale innovazione, che inevitabilmente ha bisogno di tempo e di un ambiente favorevole per esprimere tutto il suo potenziale.


Ad esempio, molta della ricerca nel campo del miglioramento genetico si basa oggi sulle Tecnologie di Evoluzione Assistita, ancora equiparate ai vecchi Ogm. I ricercatori italiani ed europei attendono dunque la nuova proposta di regolamento della Commissione Ue, che si spera arriverà a breve e favorirà queste moderne tecnologie.


E se in linea di principio tutti gli attori della filiera agroalimentare sono favorevoli ad una riduzione dell'impiego di agrofarmaci, è altrettanto vero che occorre fornire agli agricoltori gli strumenti tecnici per poter continuare a lavorare e a produrre alimenti. Il mondo della ricerca e quello dell'innovazione stanno lavorando proprio per sviluppare nuovi prodotti che vadano in questa direzione, ma serve una transizione graduale che permetta agli agricoltori di adattarsi e alle aziende di creare i prodotti del futuro.