In questo quadro si inserisce Frudur-0, un progetto finanziato dal Psr 2014-2020 di Regione Lombardia (operazione Go Pei) che ha come obiettivo quello di costituire una filiera del grano duro della Martesana (territorio a Nord-Est di Milano) che coniughi i pregi dell'agricoltura convenzionale (alte produzioni e sanità della granella) con il residuo zero del biologico.
Per ottenere questo ambizioso risultato Agricola 2000, centro di saggio capofila del progetto, ha sperimentato in campo diverse strategie, agrofarmaci e varietà di frumento per identificare le più utili allo scopo.
A supportare la messa a punto del protocollo di produzione sono intervenuti Amedeo Reyneri, professore del Disafa (dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari) dell'Università degli studi di Torino e il professor Aldo Ferrero, sempre del Disafa. Partner del progetto Frudur-0, oltre all'ateneo piemontese, sono anche il Distretto Adda Martesana, con sei aziende agricole, e il pastificio Renisi di Buccinasco (Mi).
Nell'ambito del progetto Frudur-0 sono state testate differenti varietà di frumento duro
Le prove, i mezzi tecnici, le strategie
Il progetto, della durata di tre anni, intende analizzare la sostenibilità economica, ambientale e agronomica della produzione di frumento duro a residuo zero. E per farlo Agricola 2000 ha realizzato, in diverse località della Martesana, delle prove per testare l'efficacia di strategie differenti (tradizionale, avanzata ed innovativa) e mezzi tecnici (fungicidi, erbicidi, sementi e concimi)."Per la lavorazione del terreno si sono utilizzate tecniche convenzionali che prevedono l'aratura e tecniche di minima lavorazione. Per le concimazioni si è fatto uso di nitrato di ammonio e urea, tradizionalmente usati in cerealicoltura, ma anche di concimi a lenta cessione organo-minerali e di trattamenti fogliari", spiega ad AgroNotizie Tiziano Pozzi, agronomo di Agricola 2000 che ha seguito le prove.
"La difesa fungicida ha visto l'impiego di prodotti Sdhi e di triazoli; nelle tesi più innovative anche di funghi antagonisti. Non bisogna poi dimenticare anche il trattamento del seme con dei probiotici. Il controllo delle infestanti è sempre stato eseguito in post emergenza, in accordo con gli obiettivi del Pan, utilizzando miscele complete e introducendo anche l'uso dello strigliatore".
La sfida: produzioni e sanità a residuo zero
La sfida raccolta da Agricola 2000 e dagli altri partner del progetto non è affatto semplice. L'area a Nord-Est di Milano è caratterizzata infatti da terreni ricchi di sostanza organica che assicurano produzioni alte (60-70 quintali/ettaro) e contenuto proteico elevato (14-14,5%), ma che sono caratterizzati da un andamento climatico umido, con precipitazioni frequenti, che rendono l'aspetto sanitario di difficile gestione."Abbiamo due tipologie di attacchi fungini: quelli sulla foglia, ad opera della Septoria, e quelli sulla spiga, ad opera del Fusarium", spiega ad AgroNotizie Reyneri. "Quelli sulla foglia sono controllabili in modo abbastanza semplice e hanno conseguenze prevalentemente sulla produzione. Quelli sulla spiga invece hanno risvolti sia produttivi che sanitari. Attacchi fungini importanti portano all'accumulo di micotossine nella granella, con possibile svalutazione della qualità del prodotto".
Don (deossinivalenolo) è una tossina prodotta da Fusarium soggetta ad una stringente normativa che pone limiti alla sua concentrazione nella granella. Se la presenza eccede i livelli consentiti il prodotto deve essere destinato all'alimentazione animale o agli impianti di biogas, con relativo deprezzamento sul mercato.
Nell'ambito del progetto Frudur-0 si sono immaginati tre differenti percorsi di difesa. Uno tradizionale, che impiega i fungicidi più frequentemente utilizzati oggi in campo. Un avanzato, in cui si riducono dosi e tempistiche. E infine uno innovativo, che prevede sia l'uso di prodotti di sintesi che quello di funghi antagonisti.
Danni da Septoria su frumento duro
"I funghi antagonisti sono principalmente del genere Trichoderma. Dopo l'applicazione in campo il micete cresce e così facendo riduce lo spazio ecologico disponibile per il Fusarium", spiega Reyneri. "In questo modo la diffusione dei funghi patogeni può essere ostacolata".
In questa strategia di difesa un ruolo fondamentale lo gioca il clima. E il 2020 è stato un anno sfavorevole. "A causa delle continue precipitazioni nell'autunno 2019 la semina è avvenuta nella località di Liscate (Mi) il 14 gennaio. Nei primi quattro mesi dell'anno sono caduti 136 millimetri di pioggia, mentre dal 10 maggio al 10 giugno i millimetri sono stati 166. Questa fase ad alta piovosità ha coinciso con la spigatura del frumento, generando problemi di attacchi fungini", sottolinea Giacomo Pedretti, tecnico di Agricola 2000.
La fusariosi è facilmente riconoscibile per la formazione fruttifera di colore arancione sulle cariossidi
A destare meno preoccupazioni è la difesa dalle malerbe, che in questi areali non rappresentano una minaccia consistente alle produzioni. "Le infestanti, soprattutto graminacee, necessitano di interventi in post-emergenza per il loro controllo", speiga Ferrero. "Per evitare di avere residui a fine stagione occorre dunque mettere in atto pratiche di tipo preventivo, ad esempio a livello di preparazione del terreno. Ma anche adottare alcune accortezze, ad esempio nella scelta dei prodotti diserbanti, delle dosi e del timing".