Oltre 500 persone hanno partecipato al convegno sulla batteriosi dell'actinidia presso il Centro ricerche del Creso che si è tenuto il 29 aprile scorso.

La Regione Piemonte ha recepito tempestivamente le linee guida del Decreto ministeriale, coinvolgendo le amministrazioni locali a vari livelli, affinché le prescrizioni e le raccomandazioni giungessero capillarmente a tutti gli interessati. Un dispiego di forze ed energie che è diventato – insieme a quello dell'Emilia-Romagna – un riferimento a livello nazionale per le altre Regioni colpite dal batterio. 

La prima relazione è frutto dell'opera sinergica di Settore Fitosanitario regionaleCreso, che da mesi collaborano in stretto contatto per fronteggiare l'emergenza, circoscrivere l'epidemia, produrre indicazioni e raccomandazioni. Chiara Morone e Graziano Vittone hanno ripercorso la vicenda Psa in Piemonte: i primi sintomi sospetti, le prime indagini, la prima conferma. La panoramica presentata da Morone e Vittone si è chiusa con uno sguardo a quanto è oggi disponibile per contenere la diffusione del batterio: le diverse tipologie di prodotto (rameici, igienizzanti, induttori di resistenza, microrganismi antagonisti), i primi passi mossi dalla ricerca applicata per testarne formulazioni, combinazioni e effetti, le prossime attività previste.

Marco Scortichini, batteriologo del Cra di Roma e voce autorevole in materia di Pseudomonas syringae pv actinidiae, ha esposto il complesso lavoro di investigazione molecolare che è stato svolto negli anni per tracciare la carta d'identità del batterio, concludendo che l'attuale popolazione di Psa è diversa da quelle degli anni '90, rispetto alla quale si mostra molto più virulenta.

Gelo e grandine sono fattori predisponenti per la malattia, così come tutti i fenomeni e le pratiche colturali che provocano ferite e potenziali vie di ingresso per il patogeno. Gli spunti più interessanti per la difesa riguardano le vie di ingresso, le modalità di diffusione all'interno della pianta e le fasi fenologiche di maggior esposizione all'infezione da Psa. Le vie di accesso più frequenti per l'ambiente piemontese sono le ferite da grandine, il fenomeno di gelo/disgelo, i tagli di potatura, le legature etc e operazioni colturali simili. 

Per quanto riguarda il ciclo della malattia spiega, l'estate è un periodo di calma apparente, in cui la batteriosi sembra rallentare la propria attività virulenta, per ritornare al massimo dell'infezione in inverno e dopo il germogliamento.

I periodi di maggior sensibilità vanno dal germogliamento all'allegagione e dalla raccolta a fine caduta foglie. Si delinea così la possibilità di mettere a punto sul territorio un modello previsionale che consenta di posizionare gli interventi fitoiatrici in corrispondenza dei momenti di maggior rischio.

Come tutti gli altri relatori, Scortichini ha insistito sull'assoluta necessità di fare sistema, individuando quale indiscussa priorità la necessità di abbattere l'inoculo batterico oggi presente attraverso la rapida eliminazione di piante e materiale vegetale infetti.

 


Grande partecipazione di pubblico sul convegno sulla batteriosi dell'actinidia
Fonte: Creso

 

A seguire Fabio Marocchi, tecnico dell'Apofruit di Latina, ha parlato delle prove condotte su ampie superfici di appezzamenti colpiti messe dai frutticoltori a diposizione della ricerca: combinazioni di diversi formulati per il contenimento, testate in momenti diversi dello sviluppo vegetativo, i primi risultati ottenuti. Dai grafici che scorrono appare evidente come non esistano ad oggi un prodotto né una combinazione di prodotti risolutivi

Più che nella difesa le riposte vanno oggi ricercate nella prevenzione e nel contenimento dell'inoculo, come precedentemente accennato.

La professoressa Gullino ha esposto l'attività di indagine condotta da Agroinnova in collaborazione con Creso e Settore Fitosanitario dal 2010 ad oggi, introducendo i prossimi passi della ricerca regionale. 

Ha concluso la mattinata il dirigente del Settore Fitosanitario Giacomo Michelatti illustrando le normative adottate dalla Regione Piemonte, dalla dichiarazione dello stato di allerta, all'apertura del bando regionale per la presentazione delle domande di contributo, passando per la definizione delle misure urgenti di prevenzione, controllo ed eradicazione del Psa e l'aggiornamento continuo delle aree contaminate. 

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