Vecchi principi attivi andati perduti ed altri ancora in auge; nuove molecole giunte sul mercato, tra pregi e limiti: un panorama molto complesso, quello dei diserbi, panorama che verrà ulteriormente complicato negli anni futuri a seguito dell’esclusione di alcuni prodotti, tradizionalmente utilizzati, che verranno falcidiati dal processo di revisione europea. Si può quindi considerare la “faretra” del malerbologo ancora sufficientemente ricca di frecce per affrontare in modo soddisfacente la lotta alle infestanti? La parola ai tecnici.

A.Brunelli, dell’Università di Bologna, ha aperto i lavori con un’amara considerazione: sempre meno ricercatori saranno attratti da questi tipi di formula, la collaborazione con le aziende, perché essa appare oggi, e ancor più nel futuro, poco funzionale ai fini delle loro carriere accademiche. Ciò appare come una preoccupante perdita di opportunità sia per le aziende che per il mondo della ricerca.
A. Capella (dir. Tecnico Sipcam), chairman e moderatore del convegno, sottolinea la crescente necessità di affinamento tecnico delle pratiche di diserbo, data la sempre più elevata specificità d’azione dei principi attivi di moderna concezione. Ma non solo le nuove molecole generano nuove opportunità tecniche: anche i principi attivi maturi, se opportunamente indagati e riformulati, possono concorrere al risultato completo in campo (es. la microincapsulazione). Focus importante viene posto sul Most Micro (pendimethalin microincapsulato): primo prodotto del suo genere venduto in Europa, deriva dalla tecnologia di microincapsulazione Sipcam, depositata nel centro di Saleranno al Lambro.
G. Rapparini ha illustrato quindi i diversi punti nodali della giornata: dapprima è stata fornita un’approfondita disamina delle caratteristiche e dei meccanismi d’azione delle differenti famiglie chimiche di erbicidi (E. Geminiani); di seguito, sono stati sviscerati i principali fattori e parametri fisico-chimici che influenzano il comportamento delle molecole (G. campagna); infine, si è giunti alle strategie di diserbo delle colture industriali e delle ortive (G. Rapparini).
Le moderne molecole – continua Rapparini - hanno sostituito prodotti molto più tossici e persistenti. Oggi il mercato è rappresentato dal 31% dagli erbicidi: oleaginose e bietola assorbono la maggior parte dei volumi nel segmento industriali-ortive. Stanno scomparendo gli ureici, i triazinici, mentre tra i vecchi nitroderivati è sopravvissuto solo il pendimethalin, principio attivo alla base di Most Micro. Meraviglia la tenuta della famiglia delle amidi, che lancia sul mercato addirittura nuovi prodotti. Le solfoniluree si stanno ormai accavallando l’una sull’altra nei medesimi segmenti di mercato, innescando in tal modo alcuni rischi di insorgenza di fenomeni di resistenza. Si può quindi diserbare efficacemente queste colture con l’attuale panorama agrofarmacologico? Si, si può: anche se con molti sforzi per individuare le corrette strategie: mentre su patata i prodotti residuali non mancano, su colture come la colza, per esempio, i dicotiledonicidi a disposizione sono alquanto limitati, mentre abbondano i graminicidi. Anche fagiolo e fagiolino, il giorno che perdessero il trifluralin, avrebbero seri problemi in materia di diserbo. Nemmeno lo zucchino si vede assegnare un arsenale particolarmente felice, con molti meno prodotti a disposizione rispetto alle altre cucurbitacee.
Circa le strategie di intervento su industriali e ortive, Rapparini sottolinea come sia spesso necessario miscelare, a dosi ridotte, più prodotti di pre-emergenza, data la limitatezza dello spettro d’azione di ognuno di essi. In tal modo si arriva fino a 4 prodotti nella medesima miscela. Si possono pertanto ridurre le dosi fino al 70% rispetto all’etichetta, ma grazie alle sinergie con gli altri prodotti partners l’efficacia finale viene enfatizzata. Inoltre, grazie a tale pratica, si limitano i problemi di residui sulle colture, nonché i rischi per le colture in successione. Fondamentale appare ovviamente la corretta taratura delle attrezzature e le metodiche di applicazione delle poltiglie. Strategico appare anche scegliere oculatamente i coadiuvanti (tensioattivi, olii).
Dopo la capillare disamina di Gabriele Rapparini circa le numerose soluzioni tecniche a disposizione, Luigi Capuzzi (Centro Ricerche Gagliardini), ha quindi fornito una panoramica sulle metodologie di microincapsulazione. Fondamentalmente, la microincapsulazione aumenta la sicurezza per l’utilizzatore, per l’ambiente e controlla il rilascio del principio attivo, ottimizzandone l’azione. Non ultime, la riduzione dell’odore sgradevole, l’imbrattamento delle attrezzature ed il percolamento nel terreno del principio attivo. Mettere a punto un buon microincapsulato è un processo lungo e costoso: sono note circa 50 differenti tecniche, riportate in bibliografia.
Sipcam, con Most Micro, intende fornire al panorama dei diserbi una moderna soluzione tecnica in più, che possa al contempo fare affidamento sulla consolidata conoscenza di un principio attivo tradizionale come il pendimethalin.