Sostenibilità intesa come criteri Esg, Environmental, Social and Governance, avvertita sempre più come un valore dalle aziende vitivinicole italiane ma anche come una necessità, visto il quadro normativo che si sta facendo sempre più stringente a livello europeo.

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Da oggi al 2029 sempre più aziende, agricole e vitivinicole, saranno coinvolte in rendicontazioni Esg, dato che due importanti direttive stanno per esplicare i loro effetti. Il tema della rendicontazione di sostenibilità è stato analizzato durante un webinar dello scorso 10 luglio organizzato da Nomisma, in collaborazione con Boom e Cribis, dal titolo "Come accelerare la sostenibilità nel settore wine: una breve guida per supportare le imprese vitivinicole nella transizione sostenibile".

 

Il punto è che due direttive Ue, la Csrd, Corporate Sustainability Reporting Directive, approvata nel 2022 e che è in fase di recepimento dall'Italia, e la Csdd, Corporate Sustainability Due Diligence, appena approvata e pubblicata proprio qualche giorno fa in Gazzetta Ufficiale europea, toccheranno moltissime aziende. A dover sottostare a nuovi obblighi sono fondamentalmente grandi e grandissime aziende ma, essendo queste costrette a rendicontare anche sulla catena del valore, a valle e monte, trascineranno con loro clienti e fornitori. Inevitabilmente quindi le Pmi italiane saranno coinvolte indirettamente dall'applicazione, a livello degli Stati membri, dalle due direttive.

 

Quale però la situazione per quanto riguarda la percezione della necessità di approcciare la sostenibilità ambientale e sociale all'interno delle aziende vitivinicole italiane e cosa ne pensa il consumatore?

 

Secondo i dati mostrati proprio da Nomisma durante il webinar e che derivano da indagini campionarie e dall'Osservatorio Wine Monitor - Valoritalia (campione di duecento aziende), il consumatore italiano è convinto che nei prossimi anni si affermeranno i vini sostenibili e biologici. In particolare ne sono convinti i giovani della Generazione Z. Nel 2024, poi, il 28% delle aziende vitivinicole si è dotato di una certificazione di sostenibilità e il 30% ha dichiarato di avere in atto iniziative concrete sul tema Esg. Significativo il fatto che fra il 2021 e il 2024 le aziende con certificazione sono cresciute del 13%.

 

Crescono le imprese italiane del vino con certificazione di sostenibilità

Crescono le imprese italiane del vino con certificazione di sostenibilità

(Fonte foto: Osservatorio Nomisma Wine Monitor - Valoritalia)

 

"Le due nuove direttive europee impongono obblighi diretti e indiretti - ha detto Sara Ghedini, chief Sustainability Officer di Nomisma - la sfida è cogliere appieno le opportunità. Le aziende possono trarre vantaggio dalla nuova normativa per guadagnare in competitività e reputazione".

 

Secondo stime di Nomisma circa 7mila imprese italiane saranno coinvolte direttamente, quindi obbligate a redigere la rendicontazione di sostenibilità. Guardando a livello europeo saranno circa 50mila. Le imprese indirettamente toccate lungo la filiera saranno invece 1.200.000 in Ue e fra le 120mila e le 130mila in Italia.

 

Focalizzando sulla Corporate Sustainability Reporting Directive, che gradualmente fino al 2028 espanderà i suoi effetti su diverse dimensioni e categorie d'azienda, la Direttiva impone uno standard di rendicontazione di sostenibilità detto Esrs. Ciò significa che le imprese obbligate alla rendicontazione che riguarda informazioni sui rischi e le opportunità derivanti da questioni sociali e ambientali e sull'impatto delle loro attività dovranno seguire uno standard definito. Lo scopo è divulgare ai cosiddetti stakeholder (investitori, società civile, organizzazioni) informazioni che siano anche confrontabili con quelle di altre aziende.

 

L'Unione Europea ha voluto farsi garante della qualità delle informazioni contenute nei bilanci di sostenibilità. Il reporting non è solo consuntivo, ma si estende alla pianificazione futura, in modo che le aziende costruiscano un modello sostenibile di sviluppo. Il bilancio di sostenibilità andrà poi presentato assieme al classico bilancio economico e costituirà con esso un unico documento, sia cartaceo che digitale. Per le aziende obbligate dalla Direttiva poi è necessario che il bilancio di sostenibilità sia sottoposto ad audit esterno.

 

La Csrd coinvolge inizialmente grandi imprese di interesse pubblico (reporting 2025), poi imprese con più di duecentocinquanta dipendenti e ricavi netti maggiori di 25 milioni, poi le Pmi quotate (reporting 2027). Dal reporting 2029 saranno interessate all'obbligo anche imprese di Paesi terzi, rispetto la Ue, e che realizzano un fatturato superiore a 150 milioni di euro in Ue, avendo una filiale in territorio dell'Unione. Guardando al perimetro dell'obbligo è facile pensare che moltissime aziende agricole e vitivinicole italiane siano escluse, ma, come sottolineato con grande intensità dai relatori del seminario Nomisma, chiunque debba rendere conto a un capo filiera, a soggetti finanziatori o anche qualunque azienda che sia attenta ai competitor, si troverà a dover rendicontare sulla sostenibilità sociale e ambientale.

 

L'approccio dell'Ue è quello di portare le aziende più grandi ad essere responsabili anche per tutte le aziende più piccole che hanno a che fare con loro. Secondo la Csdd (Direttiva 2019/1937), appena approvata, le imprese con più di mille dipendenti e 450 milioni di fatturato dovranno garantire il rispetto dei diritti umani e degli obblighi in materia ambientale lungo tutta la catena del valore. Dovranno prevenire, attenuare, minimizzare o arrestare gli impatti negativi che derivano dalle loro attività, da quelle di partner commerciali o dalle attività di loro filiazioni.

 

"Entrambe le direttive - ha spiegato Sara Ghedini di Nomisma - richiamano esplicitamente responsabilità lungo la catena e gli impatti indiretti raggiungono quindi le Pmi che saranno di fatto obbligate a rispondere perché ci sarà la capo filiera a stimolarle. Il bilancio di sostenibilità diventa poi un elemento distintivo e di competitività".

 

"L'Ue - ha puntualizzato Sara Ghedini - ha già elaborato standard per la rendicontazione di sostenibilità ma uno standard semplificato per le Pmi è già in fase di elaborazione. In questo momento la palla è in mano all'European Financial Reporting Advisory Group (Efrag), l'ente che presidia a livello europeo gli standard di rendicontazione economico, finanziari e di sostenibilità, ma presto arriverà. Le Pmi non possono stare con le mani in mano. È necessario farsi trovare preparati".