Un settore che da solo vale 900 milioni di euro l'anno con 3.313 imprese e che con soli 6.500 ettari (lo 0,9 della Superficie agricola utilizzabile regionale) vale un terzo del fatturato agricolo di tutta la Toscana.
Un settore che è da considerare una punta di diamante del made in Italy e che soprattutto nel distretto di Pistoia ha una spiccata vocazione all'esportazione. Pistoia infatti da sola copre il 38% delle mercato estero a livello italiano.
E ci sono ancora ampi spazi di crescita, come ha sostenuto Luca Brunelli, presidente della Cia Toscana, anche recuperando quella grossa fetta di Sau che negli ultimi anni è stata abbandonata e che ammonta a circa 300mila ettari e che potrebbe essere utilizzata anche dalle aziende florovivaistiche.
Per Brunelli è necessario dare più forza al distretto florovivaistico e dare più forza alle nostre aziende sui mercati. Tra le problematiche più urgenti il presidente della Cia regionale vede gli aspetti fitosanitari, soprattutto nell'ottica di un mercato sempre più globalizzato dove serve maggiore coordinamento fra gli enti di controllo ed il ruolo tecnico e politico delle regioni.
Un settore sano quindi, ma che per Aldo Alberto, presidente dell'Associazione florovivaisti italiani, gode di scarsa considerazione nel sistema agricolo italiano. Per Alberto manca la considerazione che anche i prodotti vivaistici sono prodotti tipici, appunto una eccellenza dell'agricoltura italiana.
Inoltre Alberto ha ricordato come a livello economico il florovivaismo vale il 5% del Pil agricolo nazionale con un numero maggiore di occupati rispetto ad altri settori e per questo ha avanzato la richiesta di un tavolo ad hoc all'interno del Mipaaf, che abbia maggiore peso in fatto di determinazione delle politiche di settore.
Anche Dino Scanavino, presidente Cia agricoltori italian, vede una grande potenzialità per il settore anche se gli andrebbe data maggior importanza nel contesto delle politiche di sviluppo del verde e che sia ridotto il carico burocratico in modo che le aziende sappiano cosa devono fare senza rischi di sanzioni.
Scanavino ha commentato anche la recente decisione della Toscana di vietare il glifosate entro il 2021, considerandolo un aggravio di costi per le aziende e che diventa una sfida tecnica ed economica di cui auspica che si tenga conto anche nei Piani di sviluppo rurale.
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Fonte: Cia Toscana