In base a quanto comunicato recentemente dalla Coldiretti, il raccolto 2018 è stato di oltre 30 milioni di chili, in aumento dell’80% rispetto a quattro anni fa quanto era stato raggiunto il minimo storico di 18 milioni di chili. Una ripresa quindi per la castanicoltura made in Italy, che negli ultimi anni aveva subito una forte contrazione.
Secondo i dati del VI Censimento agricoltura dell'Istat, pubblicato a luglio 2012 (dati riferiti al 2010), le aziende agricole italiane con castagneto da frutto sono state circa 30mila per una superficie coltivata pari a 52mila ettari (i dati Faostat del 2016 indicano una superficie di 21.711 ettari). Diamo uno sguardo a livello regionale: Campania 13.808 ettari, Toscana 10.399 ettari, Calabria 8.643, Piemonte 6.383, Lazio 3.796, Emilia-Romagna 2.822, Basilicata 1.168, Marche 838, Liguria 750, Lombardia 650, Sardegna 563, Umbria 528, Sicilia 453, Veneto 359, Abruzzo 300, Trentino Alto Adige 288, Puglia 122, Valle d'Aosta 71, Friuli Venezia-Giulia 57 e Molise 4 ettari.
IL CASTAGNO
Diamo uno sguardo a livello mondiale. In base ai dati Faostat nel 2016, complessivamente sono state prodotte 2.281.649 tonnellate di castagne su una superficie di 599.639 ettari. Il dato comprende tutte le principali specie di castagno da frutto coltivate nel mondo. L'Italia è il quinto produttore mondiale di castagne e marroni con 52.240 tonnellate, preceduta dalla Cina con 1.903.939 tonnellate (l'85% della produzione mondiale), dalla Bolivia con 84.632 tonnellate, dalla Turchia con 64.750 tonnellate e dalla Corea del Sud con 53.600 tonnellate. Nel corso degli ultimi 50 anni però la produzione italiana è crollata: nel 1961 era superiore alle 120mila tonnellate, con il minimo storico del 2014 di circa 18mila tonnellate. Le cause di questa crisi sono varie: calo dei consumi, aumento dei competitor, produzione antiquata, situazioni climatiche avverse, presenza di nuove patologie (Cinipide in primis).
La redazione di AgroNotizie ha chiesto a Ivo Poli, presidente dell'Associazione nazionale città del castagno, di rispondere ad alcune nostre domande per darci una fotografia del settore castanicolo in questo momento.
Come è stato l'andamento produttivo per quest'anno?
"La situazione produttiva italiana - spiega Poli - è stata generalmente buona dal punto di vista quantitativo. Meno dal punto di vista qualitativo. Molte castagne infatti apparentemente erano belle esternamente ma poi all'interno presentavano marciumi, provocando una percentuale di scarto molto elevata. Tutto sommato però possiamo essere soddisfatti".
L'emergenza del Cinipide del castagno è superata grazie alla lotta biologica
(Fonte foto: © Coco - Fotolia)
Qual è la situazione a riguardo del Torymus sinensis e della lotta biologica al Cinipide?
"L'emergenza Cinipide è ormai superata in tutta Italia, anche se permangono ancora piccole zone con attacchi significativi nel sud Italia, soprattutto nelle aree dove si continuano ad effettuare importanti trattamenti chimici nei castagneti che di fatto uccidono l'insetto antagonista della vespa cinese (unica vera arma per contrastare la vespa cinese)".
La coltivazione del castagno in Italia è ancora legata ad una tecnica antica. Come può la coltivazione intensiva aiutare il castagno nella sua crescita?
"L'Italia è un forte importatore di castagne. Diversi possono essere i modi per invertire il trend, tra cui un rinnovamento delle tecniche colturali. L'uso d'impianti intensivi potrebbe migliorare significativamente la bilancia commerciale. Attualmente però non ci sono le condizioni per sviluppare la castanicoltura intensiva, mentre si potrebbero fare importanti azioni di recupero e miglioramento produttivo dei castagneti tradizionali. Esistono infatti parecchie situazioni dove è possibile fare interventi di risanamento delle piante, di meccanizzazione della raccolta, di rinfoltimento del castagneto".
In Italia ci sono quindici prodotti Igp legati al castagno. Ma il rischio di ritrovarsi con prodotto dall’estero di scarso valore è ancora alto. Cosa bisogna fare per tutelare le nostre castagne?
"Volendo tutelare e valorizzare le produzioni italiane di qualità è necessario attuare diverse azioni preventive: ad esempio aumento delle produzioni italiane, corretto uso del marchio, intensificazione dei controlli sui prodotti di provenienza straniera. Considerando che i produttori sono numerosissimi e molto piccoli serve anche una azione di coordinamento da parte delle istituzioni nazionali per favorire le aggregazioni di produttori. Senza dimenticare la necessità di dare una maggior visibilità dei prodotti con marchio di qualità".
Le prospettive future del settore castanicolo sono positive
(Fonte foto: © Underworld - Fotolia)
Quanto fa paura la scoperta del Gnomoniopsis castanea?
"Questa malattia fungina preoccupa parecchio, soprattutto ora che le piante di castagno sono state indebolite del Cinipide e sono stressate da diversi periodi di siccità. La ricerca universitaria sta studiando il problema e sta cercando soluzioni. Purtroppo temiamo che ci vorrà parecchio tempo per avere risultati importanti e nel frattempo i castanicoltori dovranno fare il massimo affidamento nelle buone pratiche colturali per contenere lo sviluppo della malattia".
Quali sono le prospettive future del comparto castanicolo, in vista anche di una valorizzazione del made in Italy?
"Le prospettive sono interessanti, i consumi di castagne e derivati stanno aumentando e molti consumatori guardano anche alla qualità. Per non deludere le aspettative dei produttori e dei consumatori è necessario dare attuazione a diverse misure del piano castanicolo nazionale, promuovendo soprattutto le azioni a carattere divulgativo e di promozione dei prodotti di alta qualità".