All'interno della 79° edizione della Mostra dell'Agricoltura e del 40° Momevi, tenutasi a Fiera Faenza dal 18 marzo al 20 marzo 2016, si è tenuto un convegno che ha permesso di approfondire questi aspetti, nella speranza di sensibilizzare da una parte e fare maggiore chiarezza dall'altra. "La vitivinicoltura deve essere più sostenibile, - spiega Claudio Riponi dell'Università di Bologna - entrando in intima correlazione con il territorio. Solo così si potrà preservare l'ambiente e l'uomo che vi abita, perchè le risorse sono limitate e non dobbiamo sprecarle".
Anche le istituzioni si trovano d'accordo su questo aspetto: è necessario fare qualche cosa e l'agricoltura deve fare la sua parte. "C'è un rinnovato interesse oggi per l'agricoltura, - spiega Antonio Bandini, assessore alle Politiche agricole e ambiente al Comune di Faenza - grazie anche alla sua capacità di reinventarsi. Oggi però gli chiediamo di essere anche sostenibile, perchè l'ambiente è importante. Chiediamo alla ricerca di andare in questa direzione, per avere nuove opportunità e nuove possibilità".
"I temi dell'acqua, dell'aria e dell'uso degli agrofarmaci - commenta Franco Foschi, dirigente Regione Emilia Romagna - sono molto importanti e devono essere affrontati dalla viticoltura moderna. Dobbiamo creare dei modelli di sviluppo sostenibili, per essere usati dalle aziende per risparmiare le risorse. Solo così è possibile sopravvivere".
Claudio Riponi, professore di viticoltura ed enologia all'Università di Bologna
(Fonte foto - ©AgroNotizie)
Buone pratiche per essere più sostenibili
Ma quali sono queste buone pratiche che ci permettono di rispettare natura, territorio, aria e acqua? "Le buone pratiche agricole - spiega Fabio Burroni, tecnico di Agronominvigna.it - devono avere un'integrità ecologica, pur seguendo la correttezza tecnica ed agronomica.
Per prima cosa è necessario mantenere una corretta fertilità del suolo limitando lo stress del terreno. Su questo fronte si può operare direttamente ma anche indirettamente, riducendo il numero delle lavorazioni. Poi c'è il controllo dell'acqua e dell'aria. Ed infine la gestione della pianta per mantenere il suo equilibrio. Non dimentichiamo che una corretta coltivazione porta anche alla riduzione dei costi e delle ore di lavoro e poi ad un aumento della produzione".
Uno degli elementi più pericolosi per la salute della Terra è il bilancio globale del carbonio. "Il vigneto e la successiva parte enologica - spiega Andrea Pitacco, dafne dell'Università di Padova - hanno un notevole impatto sull'ambiente e sul bilancio del carbonio. Su questo fronte è necessario quindi lavorare molto per ridurre l'effetto serra e dare il giusto contributo all'umanità. Mai in 800mila anni era stato superato il livello di 300 ppm di carbonio presenti nell'aria ed oggi questo è successo, visto che siamo a quasi 400 ppm. E continua a crescere senza sosta. Dobbiamo ridurre questo trend o sarà la fine. Questa sua sostenibilità può essere portata avanti soprattutto grazie alle nuove tecnologie".
Fabio Burroni di Agronominvigna.it
(Fonte foto - ©AgroNotizie)
Un aiuto dalla tecnologia e dalla tecnica
La tecnologia oggi è decisamente evoluta è può essere di supporto al raggiungimento dell'obiettivo. "Negli ultimi anni si parla sempre di più di droni" spiega Alessandro Matese dell'Istituto di biometereologie Ibimet-Cnr Firenze. "E oggi anche l'agricoltura può beneficiare dei suoi servizi. Ma come? Sorvolando con questi piccoli velivoli i vigneti, è possibile fotografare e monitorare l'impianto ed i suoi frutti. In questo modo si possono migliorare la resa e la qualità dei raccolti, risparmiare acqua e diserbanti e capire se le tecniche utilizzate finora siano efficienti o migliorabili. Questa nuova frontiera dell'agricoltura di precisione usa sensori ad altissima precisione, spettofotometri, mappe in 3D, e tante altre nuove e sofisticate tecnologie".
Anche i portinnesti rappresentano un importante elemento agronomico per gestire al meglio il vigneto ed il suo impatto. "Con l'arrivo dei portinnesti è cambiato il modo di fare viticoltura" spiega Mirko Melotti di Astra innovazione e sviluppo. "Ma oggi che ruolo ha e come viene gestito? Oggi è ancora molto importante ma per ottenere i migliori risultati è necessario pensare a loro come vere e proprie cultivar, fondamentali per una corretta gestione dell'impianto. Come sceglierlo? Guardando alla vigoria, alla tolleranza all'elevata umidità del terreno, alla tolleranza o resistenza alle malattie, alla selettività all'assorbimento di elementi nutritivi, alla tolleranza alla siccità, alla tolleranza al calcare attivo, alle caratteristiche chimico-fisiche del terreno e all'ambiente climatico, alla varietà che viene scelta".
Lorenzo Tosi, giornalista di Vigne e Vini, introduce il convegno
(Fonte foto - ©AgroNotizie)
Il progetto Viva per la vitivinicoltura sostenibile
L'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e il ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare hanno creato un progetto chiamato "Viva" per rendere la vitivinicoltura italiana più sostenibile, attraverso l’analisi di quattro indicatori (aria, acqua, territorio, vigneto).
"Le aziende inserite in questo progetto - spiega Elisa Novelli dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza - lavorano all'interno di un protocollo. Sulle loro bottiglie potrà apparire una specifica etichetta con i quattro simboli per dire che quel prodotto è sostenibile. Gli indicatori sono stati sviluppati sulla base dei principali standard e norme internazionali. L’applicazione degli indicatori è validata ogni due anni da un ente terzo di certificazione, e consente ai produttori di elaborare effettive strategie per la riduzione degli impatti generati dalle attività aziendali. Dobbiamo andare verso la sostenibilità, ed il primo passo è la consapevolezza e l'osservazione. Basti ricordare che al Nord Italia, per produrre una bottiglia di vino, si consumano 815 litri di acqua, al centro 673 litri e al Sud circa 600 litri".
Anche l'architettura vuole la sua parte
"Ogni volta che si progetta una nuova cantina è una sfida" spiega Fiorenzo Valbonesi dell'Officina architettura di Cesena. "L’architettura industriale deve essere tecnologica ma anche educata rispetto al contesto naturale, umano e storico. Attraverso questa filosofia è possibile dare il proprio contributo verso la sostenibilità ambientale ma anche economica, valorizzando pienamente il proprio prodotto".
Guarda l'intervista a Claudio Riponi, coordinatrore del corso di laurea di viticoltura ed enologia dell'Università di Bologna, su AgroNotizie.tv.