Il Piano Strategico Nazionale (Psn) - approvato il 2 dicembre 2022 dalla Commissione Europea - stabilisce gli interventi necessari per raggiungere gli obiettivi della nuova Pac 2023-2027 e suddivide le risorse destinate all'Italia (36,6 miliardi di euro) su 3 pilastri: Pagamenti diretti, Sviluppo rurale e Sostegno settoriale.

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Nel dettaglio, il Psn elenca gli interventi dello Sviluppo rurale (a cui sono destinati 16,4 miliardi) che le singole regioni e province autonome possono adottare attraverso i Complementi regionali per lo sviluppo rurale. Tra gli interventi previsti, la sigla SRA identifica 31 impegni ambientali, climatici e altri impegni in materia di gestione. Tra questi, ha attirato la nostra attenzione l'intervento SRA03, volto a migliorare le performance ambientali con tecniche di lavorazione ridotta dei suoli.

 

Nuovi fondi per l'agricoltura conservativa

L'intervento SRA03 prevede un sostegno per ettaro di Sau a favore di agricoltori singoli o associati, enti pubblici gestori di aziende agricole o soggetti collettivi attivi nella cooperazione che adottano una delle seguenti tecniche:

  • Semina su sodo, definita anche no tillage (Azione 3.1);
  • Minima lavorazione o minimum tillage e/o lavorazione a bande o strip tillage (Azione 3.2).

Per ottenere i fondi Pac, è necessario adottare una delle 3 tecniche su seminativi di colture annuali, con superficie minima compresa tra 0,5 e 5 ettari (il valore varia da regione a regione) e con rotazione delle specie, per un periodo di 5 anni. L'intervento può essere implementato anche in combinazione con altri SRA. Alle regole nazionali si aggiungono altri criteri di ammissibilità regionali, definiti dalle 13 regioni e province autonome che hanno scelto di attivare l'SRA03 e gestiranno i bandi, le graduatorie, l'assegnazione dei fondi e i controlli.

 

Azioni 3.1 e 3.2 riguardanti le lavorazioni conservative attivate dalle Regioni italiane

Azioni 3.1 e 3.2 riguardanti le lavorazioni conservative attivate dalle Regioni italiane

(Fonte foto: Piano Strategico Nazionale)

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Come riportato in tabella, Basilicata, Emilia Romagna, Marche e Veneto sostengono l'adozione di una sola delle 2 azioni. Lombardia e Friuli Venezia Giulia includono tra i principi di selezione dei richiedenti la frequentazione di un corso sulle lavorazioni ridotte con relativo attestato - erogato da un ente accreditato - e l'impegno a partecipare agli interventi di formazione previsti dal Catalogo formativo dello sviluppo rurale.

La formazione permette di acquisire conoscenze approfondite sulla gestione del suolo, dei residui colturali e delle infestanti in agricoltura conservativa, evitando errori che possono portare anche a perdite di produzione importanti.

 

Pac, perché si incentivano le lavorazioni ridotte?

Semina su sodo, minimum tillage e strip tillage, minimizzano il disturbo del suolo, ne migliorano la struttura, la resistenza all'erosione e al compattamento, ottimizzano l'uso delle riserve fossili e limitano la riduzione della sostanza organica, contribuendo al raggiungimento dell'obiettivo specifico 5 della Pac: favorire lo sviluppo sostenibile e la gestione efficiente delle risorse naturali.

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Al contempo, le lavorazioni ridotte aumentano la capacità del terreno di assorbire e trattenere l'acqua e riducono le emissioni di CO2 rispetto alle lavorazioni ordinarie. Entrambe le azioni sono fondamentali ai fini del raggiungimento dell'obiettivo specifico 4 della Pac: promuovere l'adattamento ai cambiamenti climatici e la loro mitigazione.

 

"I 3 tipi di tecniche conservative, oltre a intervenire a profondità minori rispetto alle lavorazioni tradizionali, non invertono gli strati di suolo e lasciano in superficie i residui colturali. Questo limita l'erosione, fenomeno che in Italia è responsabile di una quantità di suolo perso doppia rispetto al resto d'Europa - spiega Luigi Sartori, docente dell'Università di Padova.

Minimizzando il disturbo del suolo, le lavorazioni conservative permettono di sequestrare, in misura maggiore e più a lungo, il carbonio rispetto alle ordinarie riducendo le emissioni di gas serra in atmosfera".

 

Semina su sodo: la più eco friendly e... la più complessa

La tecnica più vantaggiosa in termini ambientali è sicuramente il no tillage che prevede la lavorazione del suolo direttamente alla semina e solo nei punti in cui vengono deposti i semi. Lasciando indisturbato gran parte del campo, consente di stoccare più sostanza organica, controllare meglio l'erosione e compattare meno il terreno rispetto al minimum tillage e allo strip tillage.

 

Testimonianza di Ernesto Cruz che esegue la semina su sodo con Maschio Gaspardo Gigante Pressure

 

Tuttavia, la semina su sodo è più difficile da applicare e meno sostenibile dal punto di vista economico in caso di condizioni operative non ottimali. "Se il terreno scelto è poco ospitale per i semi e ricco di erbe infestanti, l'agricoltore rischia di non ottenere il livello di germinazione voluto e, in seguito, di incontrare difficoltà nel controllo delle malerbe" afferma Sartori.

 

"Per evitare importanti cali di resa quando si inizia la semina su sodo, è preferibile scegliere cereali autunno vernini al posto di colture monogerme poiché, capaci di accestimento, garantiscono produzioni migliori anche in condizioni non ottimali del terreno - aggiunge Sartori. Nel no tillage è poi necessario gestire adeguatamente i residui colturali per facilitare il lavoro degli assolcatori della seminatrice da sodo ed eliminare tempestivamente le infestanti per via chimica o meccanica così da assicurare un ambiente di crescita idoneo alla coltura".

 

Macchine che vanno dritto al sodo

Il no tillage utilizza seminatrici da sodo che "in genere, come le altre seminatrici, hanno un sistema di distribuzione meccanico o pneumatico ma sono molto più pesanti per aggredire il suolo non lavorato. Inoltre, sono dotate di speciali assolcatori per creare solchi di semina adatti" precisa Sartori.

In commercio troviamo macchine con assolcatori a disco singolo o doppio che realizzano solchi a V oppure con assolcatori a dente che fanno solchi ad U. "In alternativa, alcune seminatrici montano ancore con 2 alette laterali alle estremità che tagliano in profondità il terreno e depongono i semi e il concime in un solco orizzontale a T rovesciata sotto la superficie - prosegue Sartori. Queste versioni sono molto meno diffuse in Italia rispetto a quelle a disco".

 

Tra le proposte made in Italy, Gigante Pressure con distribuzione pneumatica, telaio pieghevole e fino a 40 file, copre larghezze di 4, 5 o 6 metri ed è il modello di punta delle seminatrici da sodo Maschio Gaspardo. Adatta alla semina di cereali, soia, colza e foraggere su terreno non lavorato, usa elementi da sodo disposti su 2 ranghi sfalsati tra loro con interfila di 15 o 18 centimetri che esercitano una pressione massima al suolo di 260 chili. Ogni elemento si compone di coltro a disco dentato, falcione in ghisa antiusura e ruotino chiudisolco.

Abbinabile a trattori da 180-200 cavalli e Isobus compatibile, Gigante Pressure vanta anche una ruota accoppiata al coltro a disco che facilita la regolazione della profondità di lavoro e una tramoggia pressurizzata che ottimizza la distribuzione di semente e concime.

 

Seminatrice Amazone Cirrus 03 utilizzabile su terreno non lavorato o semilavorato

Seminatrice Amazone Cirrus 03 utilizzabile su terreno non lavorato o semilavorato

(Fonte foto: Save)

 

Molte macchine da sodo provengono dall'estero, come la seminatrice pneumatica Amazone Cirrus 03, distribuita in Italia da Save e declinata in modelli da 24, 32 e 48 file con larghezze, rispettivamente, di 3, 4 e 6 metri e interfila di 12,5 centimetri. Indicata anche per l'uso su terreno semilavorato, presenta un coltivatore con doppia fila di dischi dentati indipendenti, una tramoggia con capacità da 2.200 a 4mila litri e corpi seminanti con coltro monodisco Rotec Pro o a doppio disco TwinTeC+.

Le Cirrus sono facilmente controllabili dalla cabina mediante il terminale Isobus AmaTron 4 di Amazone e ampiamente configurabili in base alle esigenze aziendali.

 

Nascono ancora più lontano e più precisamente in Argentina, le seminatrici da sodo Semeato TDNG, commercializzate sul mercato italiano da Delle Monache. Ideali per la semina di semi piccoli, le TDNG assicurano grande resistenza, ottima capacità di taglio dei residui ed elevate prestazioni anche in contesti difficili. I modelli TDNG 320, 420 e 520 con 20, 26 e 32 file operano a velocità comprese tra 4 e 8 chilometri orari in abbinamento a trattori da 95 a 140 cavalli.

 

Minimum tillage, più o meno ridotto a seconda degli attrezzi

Dove la semina su sodo non è fattibile, si può optare per la minima lavorazione che comunque comporta minori profondità e intensità d'intervento rispetto alle lavorazioni convenzionali. Pur garantendo un mantenimento della sostanza organica e un controllo dell'erosione minori rispetto al no tillage, ha un minore impatto sulle rese e - commenta Sartori - più facilmente applicabile in diversi contesti anche perché la gamma di attrezzature disponibili è talmente vasta da permettere di intervenire in tutti i suoli" .

 

L'offerta comprende coltivatori pesanti che eseguono una lavorazione simile all'aratro ma non invertono gli strati. Consumano meno gasolio, rimescolano bene i residui con il terreno e consentono un passaggio in meno rispetto alle attrezzature tradizionali. I coltivatori richiedono una potenza variabile a seconda del tipo di terreno da lavorare, ma in genere necessitano di trattori oltre i 200 cavalli, meglio se cingolati.

 

Kverneland Enduro Pro T ideale per lavorazioni ridotte ma anche profonde

 

"Ancora più adatti alla minima, i preparatori, anch'essi di grandi dimensioni, lavorano il terreno a profondità non eccessive e preparano il letto di semina in uno o 2 passaggi contro i 5 delle lavorazioni ordinarie - continua Sartori. Modulari e quindi adattabili a varie situazioni, montano dischi dritti per il taglio dei residui, ranghi di ancore che disgregano il terreno fino a 25 centimetri di profondità e dischi concavi che affinano il terreno. La potenza richiesta è inferiore rispetto ai coltivatori".

 

Sempre meno dispendiosi in termini energetici e più indicati per il minimum tillage sono gli attrezzi che effettuano la preparazione delle stoppie lavorando a minori profondità (15-20 centimetri) con ancore e dischi. Tutti gli implement citati possiedono il rullo posteriore che pareggia la superficie e aiuta a regolare la profondità di lavoro.

 

Coltivatori: innumerevoli le opzioni in commercio

Attrezzi per la minima lavorazione sono presenti nel portfolio dei grandi gruppi affermati a livello internazionale come pure in quello dei costruttori italiani di minori dimensioni. Qui citiamo solo alcuni modelli a titolo esemplificativo.

 

Ultimi coltivatori proposti da Kverneland, gli Enduro portati e trainati T assicurano grande efficienza nell'interramento dei residui colturali e nelle lavorazioni a profondità ridotte. Sia i modelli portati (con telaio rigido o pieghevole) sia quelli trainati richiedono potenze da 130 a 350 cavalli e lavorano larghezze di 4, 4,5 o 5 metri sfruttando 3 ranghi di ancore Triflex 700 o con bullone di sicurezza e diversi tipi di rulli posteriori.

Tutti gli Enduro sono disponibili nelle versioni standard o Pro: le seconde possono raggiungere una profondità maggiore (35 centimetri contro 30) e permettono la regolazione della profondità per via idraulica on the go. 

 

Coltivatore Pottinger Terria 6030 da 6 metri con 3 ranghi di ancore

Coltivatore Pöttinger Terria 6030 da 6 metri con 3 ranghi di ancore

(Fonte foto: Pöttinger)

 

Per minimum tillage e preparazione delle stoppie ci sono anche i Pöttinger Terria da 4 a 6 metri, disponibili nei modelli 4030, 5030, 6030 con 3 ranghi di ancore e 4040, 5040, 6040 con 4 ranghi. Le ancore penetrano anche i terreni più duri e asciutti e sono ben distanziate per assicurare un buon rimescolamento dei residui. Dietro all'ultimo rango, coppie di dischi concavi dentellati da 400 millimetri livellano il terreno e un rullo posteriore pareggia la superficie.

Plus dei Terria sono il design del telaio studiato per evitare intasamenti in presenza di abbondanti residui colturali, il dispositivo NonStop per la protezione degli elementi da corpi estranei e la nuova tramoggia frontale Amico F per la concimazione contemporanea alla lavorazione.

 

Tra i diversi coltivatori di Dante Macchine, i Dorado MR 300 e 400 con larghezze di lavoro di 3 e 4 metri e richieste di potenza da 250 a 400 cavalli sono molto performanti anche in presenza di abbondanti residui. La loro conformazione prevede 2 file di dischi da 660 millimetri su supporti indipendenti, 2 file di ancore con molle non stop rinforzate, una fila di dischi scolmatori e un rullo paker posteriore. La regolazione della profondità è idraulica.

 

Lavorazione a bande? Un buon compromesso

Terza e ultima opzione contemplata nel Piano Strategico Nazionale, la lavorazione del terreno strip tillage non interessa tutta la superficie del campo, ma soltanto fasce larghe 15-20 centimetri che, in seguito, accoglieranno i semi. Praticabile solo dove si seminano colture a file, è ideale per i maiscoltori che così lasciano l'interfila di 70-75 centimetri completamente indisturbata.

 

"La lavorazione a bande offre più garanzie dal punto di vista produttivo ed economico rispetto alla semina su sodo: assicura un terreno più caldo, velocizzando la germinazione e l'emergenza delle piante, e permette di interrare fertilizzanti in modo localizzato sulle fasce - sottolinea Sartori. In più, rispetto alle normali lavorazioni, garantisce minori stress idrici e consente di limitare i consumi di gasolio e gli sprechi di concimi".

 

Scopri come KUHN Striger 100 lavora a bande il terreno

 

"Chi lavora a bande adotta un compromesso tra la semina su sodo e la lavorazione tradizionale, poiché mantiene il suolo coperto da residui tra le file e prepara il terreno delle fasce in modo simile alla convenzionale, prevedendo solo profondità ridotte, intorno a 25 centimetri, e 2 passaggi: uno autunnale e uno primaverile - continua Sartori. Per tornare nelle medesime fasce a distanza di mesi, è fondamentale agganciare gli strip tiller a trattori dotati di guida satellitare con sistema di correzione Rtk che garantisce la ripetibilità d'intervento".

 

Strip tiller: tutti in fila!

Gli attrezzi per strip tillage possiedono gli stessi organi lavoranti dei preparatori, ma allineati uno dietro l'altro in modo da operare solo nelle fasce. "Le altre differenze rispetto ai preparatori sono - chiarisce Sartori - il montaggio, dopo le ancore, di doppi dischi che mantengono il terreno smosso all'interno della fascia, la maggiore compattezza e la minore richiesta di potenza per il traino".

 

Di KUHN, gli strip tiller Striger 100 possono lavorare da 4 a 12 file sfruttando vari elementi in sequenza: dischi di taglio, ruote sparti-residui per la pulizia della fascia, ancore per la rottura del terreno, doppi dischi di affinamento, dischi deflettori e ruotini di chiusura per il compattamento. Ogni elemento è indipendente dal telaio e dagli altri organi per seguire al meglio il profilo del suolo. Le regolazioni degli sparti-residui, della profondità di lavoro e delle ruote di chiusura sono semplici.

Gli Striger 100 si adattano a diverse condizioni grazie alla disponibilità di telai con larghezze di 3, 4,40 e 6 metri, all'ampia scelta di accessori e alla possibilità di variare le larghezze tra le fasce.

 

Lo strip tiller Sfoggia Leonardo è proposto nei modelli a 4, 6, 8 e 12 file con interfila regolabile da 50 a 80 centimetri. Il modello a 4 file ha solo il telaio fisso, mentre gli altri possono avere telaio fisso o pieghevole idraulico. Tutti i modelli dispongono di ancore dissodatrici con profondità regolabile da 10 a 25 centimetri e di piccoli rulli dentati in ghisa o a gabbia per il livellamento superficiale. Leonardo è utilizzabile anche con una tramoggia anteriore per distribuire fertilizzanti nelle fasce.

 

Guarda il video dello strip tiller Sfoggia Leonardo in azione

 

Moretto Officine Meccaniche offre gli strip tiller Strip Hawk Easy, Rotor e Planter da 4 a 12 file. I primi 2 modelli si distinguono per il tipo di organi posteriori: Easy monta ruote pressatrici o vari rulli (a catene, a lame, spider o V-spider), mentre Rotor ha fresette idrauliche al posto dei rulli per affinare meglio i terreni più tenaci. Entrambi sono disponibili con telaio fisso, pieghevole idraulico o pieghevole telescopico.

Infine, Strip Hawk Planter è combinato con una seminatrice per eseguire lavorazione, semina e concimazione in un solo passaggio. Il modello trainato ha un carrello posteriore con sollevatore che permette di accoppiare qualsiasi seminatrice, mentre quello portato è abbinabile a una seminatrice da 6 o 8 file.

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