Gli agrichef quest’anno si sono dati appuntamento nel Lazio, dove 30 aziende agrituristiche ospiteranno altrettanti professionisti dei fornelli provenienti dalle tutte regioni d’Italia per dare vita a menù e degustazioni dedicati ai fan dei piatti di campagna. La scelta del Lazio non è stata casuale ed è legata alla contemporaneità con il Giubileo, in modo da consentire anche agli ospiti provenienti da lontano di scoprire la realtà rurale di questo territorio.
La nuova edizione è partita nella cooperativa Capodarco di Grottaferrata, dove ai fornelli si è cimentato l’agrichef pugliese Roberto Barberio di Laterza. Anche la scelta della location è stata mirata, e premia una storia aziendale votata all’inclusione sociale di persone che vivono difficoltà, disagi sociali e handicap psico-fisici tanto quanto all’efficienza reddituale.
Centrale nella manifestazione il ruolo dell’agrichef, un cuoco (o cuoca) di comprovata abilità ed esperienza che esercita il suo mestiere all’interno della cucina dell’agriturismo e si impegna a trasformare principalmente produzioni agricole aziendali, o di prossimità, nel rispetto della stagionalità utilizzando nella realizzazione delle pietanze ingredienti legati alla tutela della biodiversità. La definizione è divenuto un marchio registrato dalla Cia a seguito dei diversi tentativi di imitazione e i cuochi che hanno già ottenuto il riconoscimento sono circa un centinaio.
Come evidenziato nel corso della conferenza stampa di presentazione della seconda edizione del festival, l’agriturismo apre e chiude il cerchio dell’agricoltura, andando dalla produzione alla somministrazione. Nel contempo svolge anche il ruolo di tutela ambientale, territoriale e paesaggistica, proponendosi inoltre come elemento di integrazione sociale surrogando, sia pur parzialmente, un welfare nazionale inesistente. Tra i problemi lamentati quello di un’eccessiva burocrazia che spesso rende difficile la gestione dell’azienda, ma anche una certa reticenza delle istituzioni nel riconoscere la funzione sociale del comparto.
Dino Scanavino, presidente della Cia, in un momento della presentazione
I dati del settore
Nel corso della presentazione sono stati diffusi i dati del settore elaborati dall’Ufficio Studi Cia su dati Istat e Infocamere, in base ai quali nell’ultimo decennio il numero di aziende è cresciuto del 55% a fronte della chiusura del 22% di aziende agricole tradizionali.
A oggi il fatturato del settore, senza contare l’indotto, sfiora gli 1,2 miliardi di euro, pari a oltre un quarto del valore dei servizi (attività secondarie) generati dall’agricoltura, con la speranza di sfondare il muro di 1,5 miliardi con la stagione estiva. Un risultato a portata di mano, con un potenziale di più di 232 mila posti letto e quasi 480 mila coperti per il ristoro. Oltre a ciò, si segnalano oltre 2.000 aziende attive specializzate in attività sociali e didattica agricola.
Il ruolo multifunzionale dell’azienda di campagna si dimostra vitale per il settore e l’agriturismo si rivela fondamentale per la tutela ambientale e paesaggistica, con un’azienda su tre in aree montane, per un totale di 7.050 unità, e 7.817 che hanno una leadership femminile.
Nuovi panorami
“Il comparto si dimostra in continuo movimento - hanno detto i presidenti di Cia e Turismo Verde Dino Scanavino e Giulio Sparascio - con un moltiplicarsi d’idee e servizi che puntano alla specializzazione e alla differenziazione. In molti si sono organizzati per effettuare la vendita diretta dei loro prodotti in azienda, dando vita anche a moderni sistemi di rete come quello promosso proprio dalla Cia con il marchio ‘La spesa in campagna’. Altri puntano a opzioni che guardano all’ospitalità a 360 gradi: significativo è lo sviluppo enorme della rete delle Fattorie sociali e didattiche, che supera nel 2016 le 2.000 strutture o quelle che si accreditano per la gestione di siti archeologici, mettendo a disposizione della collettività, nazionale e internazionale, un patrimonio culturale che diversamente rimarrebbe colpevolmente sommerso e infruttifero”.
Per un agriturismo che si trasforma mutano anche le esigenze del personale impegnato nella gestione dell’attività. Pur rimanendo prevalenti le aziende a conduzione familiare si aprono spazi per altre figure profilate, che vanno dall’agronomo e dall’enologo agli esperti in e-commerce, marketing, amministrazione, interpreti e guide, per finire con le figure professionali legate alle funzioni specifiche richieste dall’attività di agricoltura sociale.