E' il caso del nuovo drone specifico denominato Efesto e presentato da Zefiro Ricerca e Innovazione e da Sigma Ingegneria in collaborazione con il Cnr. “Grazie a questo drone – ha dichiarato Alessandro Matese di Ibimet, Istituto di biometereologia del Cnr – si potranno acquisire dati provenienti da più sensori contemporaneamente e ad altissima risoluzione in modo da poterli elaborare assieme. Dalla fusione dei dati si potranno avere indicazioni per ridurre al minimo gli impatti ambientali dei sistemi produttivi”.
Proprio Matese è stato protagonista di un convegno dedicato all'agricoltura di precisione, focalizzato sulla viticoltura. Matese ha sottolineato come per fare agricoltura di precisione non basti acquisire i dati tramite droni, satelliti o sensori prossimali montati ad esempio direttamente sui trattori: i dati vanno raccolti in maniera calibrata e corretta, vanno poi interpretati e portati su mappe di prescrizione che devono poi essere applicate dalle aziende agricole tramite macchine a rateo variabile, solitamente molto costose. L'agricoltura di precisione sta ottenendo grande risonanza e attenzione ma in realtà sono ancora poche le aziende che l'hanno introdotta nella gestione agricola.
Raffaele Casa, professore del dipartimento Dafne dell'Università della Tuscia, ha chiarito le caratteristiche tecniche delle diverse piattaforme di acquisizione: i satelliti hanno una risoluzione spaziale che va dai 20 metri fino ai 30 centimetri, i droni arrivano a una risoluzione di 5 centimetri e i sensori prossimali che vanno dai 5 metri al mezzo metro di risoluzione.
Le diverse metodologie di acquisizione dati si differenziano poi per la frequenza d'acquisizione e per la tempestività della consegna dati. Ma quali tipi di informazioni si possono raccogliere e come possono essere utilizzate?
“Con telerilevamento si possono restituire dati raccolti in mappe che riguardano la vigoria, lo stress idrico, il grado di maturazione delle uve e l'omogeneità aziendale”, ha raccontato Claudio Belli di Terrasystem, spin off dell'Università della Tuscia, che dal 2010 segue una ventina di aziende medio grandi.
Un progetto in corso d'opera è Ermes, progetto europeo che punta su un prototipo di servizio per la risicoltura che unisca telerilevamento, modellistica e applicazione smart tramite telefono direttamente in campo. I Paesi coinvolti sono Spagna, Italia e Grecia, i tre principali produttori di riso in Europa.
“Vengono mappate le aree risicole tramite satellite, monitorate le colture, fatte stime di resa e creati allerta per i rischi biotici e abiotici”, ha spiegato Alberto Crema, ricercatore del Cnr-Irea. Il progetto dovrebbe concludersi nel 2017; già nel 2015 però sono stati prodotti dei bollettini d'allerta brusone che, se immaginati con fitta e regolare periodicità, permetterebbero agli agricoltori di intervenire in tempo contro la patologia del riso.