Il commissario all’Agricoltura, Phil Hogan, è fiducioso che il processo di riforma iniziato dall’esecutivo Ue nel marzo del 2014 dopo due anni di consultazioni pubbliche arrivi finalmente a compimento. AgroNotizie l'ha intervistato il 15 ottobre a Expo, in occasione della giornata conclusiva del dibattito scientifico promosso dall'Unione europea all'Esposizione di Milano.
Sviluppare il settore e mantenere alta la fiducia dei consumatori nei prodotti europei sono i principi cardine che hanno spinto la Commissione ad intervenire.
“Saremo in grado di fornire le regole e i controlli necessari ad armonizzare la legislazione europea”, spiega il commissario. “Ma porremo anche le basi per sviluppare il settore e creare con il biologico quei posti di lavoro in agricoltura di cui abbiamo molto bisogno”.
Ma qual è lo stato attuale della discussione sulla proposta della Commissione? Il Consiglio Ue ha presentato alcune modifiche prima dell’estate e la settimana scorsa la commissione Agri di Strasburgo ha dato il suo parere. Il Parlamento chiede che siano previsti controlli annuali lungo tutta la filiera del biologico in modo da evitare le frodi e preservare la fiducia dei consumatori. La Commissione aveva invece proposto controlli basati su parametri di rischio, andando cioè a fare sopralluoghi solo in certe tipologie di aziende. Ancora differente la posizione del Consiglio Ue (cioè gli Stati) che avevano proposto verifiche ogni trenta mesi per gli operatori a basso rischio.
Uno dei punti su cui gli eurodeputati non intendono fare marcia indietro è la tracciabilità dei prodotti, così come l'assenza di tracce di sostanze vietate nei prodotti biologici. La Commissione Agri propone che i prodotti sospettati di contenere residui non possano avere l’etichetta del bio fino a quando indagini ad hoc non abbiano stabilito l’inevitabilità della contaminazione. Il Consiglio aveva proposto invece la non decertificazione in caso di residui.
Mantenere la fiducia dei consumatori è essenziale per garantire lo sviluppo di un settore che, nonostante i casi di frode che periodicamente vengono portati alla luce, è cresciuto del 400% negli ultimi dieci anni. Andando a guardare i dati diffusi da Bruxelles nell'ultimo report disponibile (2013) si nota come nell’ultima decade ogni anno la superficie "a biologico" sia cresciuta di mezzo milione di ettari per un totale del 5,4% della superficie agricola totale.
Tra i Paesi "più bio" troviamo l’Austria (19% della superficie), Svezia (15,7%), Estonia (14%), Repubblica Ceca (13%) e Lettonia (10%). Ma se dalle percentuali ci si sposta sui numeri assoluti a guidare la classifica c’è la Spagna, con 1,8 milioni di ettari, seguita dall’Italia, con 1,1 milioni, dalla Germania, con un milione tondo e dalla Francia, con 30 mila ettari in meno.
Un problema storico del biologico sono le aziende miste, in cui cioè si pratica anche l’agricoltura tradizionale. La Commissione Ue aveva chiesto di bandirle, mentre Parlamento e Consiglio le ammettono, purché le attività siano ben distinte (condizione non sempre accertabile con facilità).
I dati ci dicono che molti agricoltori attivi nel biologico sono donne e giovani e spesso hanno a disposizione appezzamenti limitati. Per questo, in un’ottica di eliminazione della burocrazia, si è anche autorizzata la creazione di gruppi di imprese che potranno chiedere la certificazione in modo da condividere le spese.
Leggi l'intervista di AgroNotizie al presidente della Commissione Agricoltura Ue Paolo De Castro: