L'agricoltura perde terreno, e non in senso metaforico: secondo i primi dati del Censimento generale dell'agricoltura, in dieci anni sono andati perduti 298 mila ettari di coltivazioni e 1,5 milioni di ettari di superficie agricola utile. Per fare un esempio, in una delle zone colpite più duramente dall'alluvione dei giorni scorsi, la provincia di La Spezia, dal 2000 al 2010 hanno chiuso oltre 5.500 aziende agricole, con un decremento 67%: in termini di superficie agricola, a 3.000 ettari lasciati al loro destino.

 

I costi economici

Un dato che traslato dalla pagina di un report al territorio mette paura: "Le conseguenze di questa situazione - rileva Agriturist (Confagricoltura) - sono pesantissime per quanto riguarda il dissesto idrogeologico. Per riparare i danni di alluvioni e frane, secondo l'Ordine dei geologi, si sono spesi, negli ultimi vent'anni, circa 22 miliardi. Gli interventi di prevenzione sarebbero costati meno di un terzo".

Parlando di costi, i dati di Legambiente sono ancora più impietosi: "Il bilancio delle emergenze dalla colata di acqua e fango che ha travolto nell'ottobre 2009 Giampilieri e Scaletta Zanclea (Messina), agli ultimi eventi in Lunigiana e nella provincia di La Spezia è di circa 640 milioni di euro, ovvero 875mila euro spesi ogni giorno".

 

I costi sul territorio

"L'Italia frana – rincara la dose la Coldirettianche perché quasi il 25% delle campagne negli ultimi 40 anni sono state abbandonate o coperte dal cemento. Un territorio grande come due volte la regione Lombardia, per un totale di cinque milioni di ettari equivalenti, è stato sottratto all'agricoltura". E ancora più grave, "Il rapido processo di urbanizzazione e cementificazione selvaggia e il progressivo abbandono del territorio non è stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque".

"Frane e allagamenti - aggiunge Confagricoltura - hanno una sola origine: l'abbandono del territorio".

 

Agricoltori 'custodi della terra'

Quella della (mancata) gestione del territorio è un tasto dolente che vede le organizzazioni agricole in prima fila. La loro posizione è ben riassunta dalle parole di Confagricoltura: "Occorre riconoscere in maniera ferma e decisa il ruolo di 'custodi del territorio' agli agricoltori". Favorire il ritorno alla terra, dunque, con politiche adeguate e lungimiranti.

"C'è bisogno di un rinnovata attenzione - riepiloga la Cia - Confederazione italiana agricoltori - Una politica con la quale puntare a una vera salvaguardia del territorio con risorse adeguate. Una politica che garantisca il presidio da parte dell'agricoltore, la cui attività è fondamentale, in particolare nelle zone marginali che sono proprio quelle più interessate dall'abbandono e allo stesso tempo quelle a più elevato rischio idrogeologico. Interventi concreti per mettere in sicurezza interi paesi minacciati da frane e da smottamenti. Azioni per la salvaguardia e la valorizzazione del territorio e dell'ambiente. Investimenti mirati che permettano alle aziende agricole di continuare a operare e a svolgere la loro attività multifunzionale, attraverso la quale si fa un'autentica opera di presidio e di manutenzione".

 

I danni del maltempo

E' naturale che le organizzazioni agricole si sentano chiamate in causa. Al di là del tragico tributo di vite umane, è proprio l'agricoltura a scontare il prezzo più alto all'incuria del territorio e al maltempo.

La Coldiretti riporta che nelle campagne colpite dal maltempo, infatti, si contano danni per milioni di euro dovuti all'allagamento dei terreni coltivati a verdure e ortaggi o appena seminati, ma anche alle frane e smottamenti che hanno interessato le strade rurali e nelle zone di collina anche vigneti e frutteti. E in più, orti con coltivazioni in pieno campo allagati e seminativi a rischio in Piemonte, aziende zootecniche isolate in provincia di Genova, oliveti distrutti e vigneti gravemente danneggiati in provincia di La Spezia dove, in alcune aree, come la Val di Vara, il tessuto agricolo è stato completamente spazzato via. Qui i danni al settore primario ammontano a 25 milioni di euro (dati Confagricoltura).

L'agricoltura elbana è in ginocchio. Da Coldiretti Livorno fanno sapere che è ancora troppo presto per avere un quadro chiaro delle devastazioni, ma è certo che i danni sono ingenti. In particolare, l'esondazione del fosso degli Alzi hanno colpito una cinquantina di imprese agricole che si trovano tra il comune di Marciana e Campo nell'Elba. "Nelle aree colpite dall'esondazione - spiega Aniello Ascolese, direttore provinciale Coldiretti - si trovano moltissime imprese agricole a carattere familiare che hanno perso tutto, ma anche molte aziende strutturate". Acqua, fango e detriti hanno allagato i terreni agricoli, danneggiando le piante di olivo e le vigne che rappresentano le produzioni principali, oltre che una caratteristica del paesaggio conosciuta e amata da turisti e visitatori di tutto il mondo.

 

Contrastare le emergenze

Ma dove la cura del territorio funziona, i risultati ci sono e si vedono: un esempio è il Lazio. "La 'macchina operativa' dei consorzi di bonifica ha retto bene all'urto della perturbazione che ha investito e sta, ancora in parte, interessando il territorio della regione Lazio". A parlare è Massimo Gargano, presidente dell'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi), che da tempo evidenzia la necessità di attuare in pieno il Piano per la riduzione del rischio idrogeologico. "Nei 13.500 chilometri di canali (artificiali e naturali) e nei 53 impianti idrofori presenti nella Regione Lazio non si sono registrati problemi significativi".

 

 

E' stato attivato un conto corrente pro alluvionati. La Banca dell'Elba Credito Cooperativo ha aperto, presso la filiale di Portoferraio, un conto corrente per la raccolta fondi a favore delle zone alluvionate della parte occidentale dell'isola d'Elba, intestato 'pro alluvionati isola d'elba'. Per chi volesse contribuire, le coordinate Iban sono IT91U0704870740000000004013.