Con il 2011 la Direttiva Nitrati compie vent’anni a livello europeo, ma in Italia ne sono trascorsi solo cinque dal Decreto che ne ha avviato la fase applicativa. Molte aziende devono ancora affrontare gli adeguamenti richiesti in termini burocratici, strutturali e operativi e attendono, intanto, l’esito della deroga.
Il percorso della richiesta da parte delle cinque regioni della Pianura Padana - tra cui l’Emilia Romagna con i suoi 620.000 ettari di SAU in Zona Vulnerabile – è rallentato dalle richieste di ulteriori approfondimenti avanzate dalla Commissione Europea.

Per la sopravvivenza di numerose aziende, soprattutto per gli allevamenti del settore lattiero caseario - cruciale per l’agro-alimentare emiliano - la deroga può essere determinante: il limite di azoto da effluenti zootecnici passerebbe da 170 a 250 kg/ha/anno permettendo maggiori spandimenti, almeno sulla coltura principale, il mais in prima semina di ciclo medio-lungo.
Mentre si attendono i progressi a livello burocratico, le aziende possono però individuare le scelte tecniche migliori per gestire l’azoto nella direzione richiesta, quella della massima efficienza.

 

Scegliere la massima efficienza anche per la fertilizzazione minerale

Nei piani di utilizzazione agronomica in Zona Vulnerabile l’azoto da fertilizzanti minerali completa sempre quello di origine zootecnica fissato dalla normativa sulla base di tabelle empiriche.
Gli apporti reali degli effluenti sono, invece, estremamente variabili, quindi, la quota di azoto minerale è l’unico apporto quantificato con certezza.
E’ assolutamente necessario, quindi, che l’azoto arrivi alla coltura senza perdite, soprattutto per colture la cui resa è influenzata fortemente dalla disponibilità di azoto, come il grano e il mais.
Per ottenere la massima efficienza, l’azoto deve rimanere nello strato esplorato dalle radici: ad esempio, nel caso del mais dalla semina fino alla fioritura l’apparato radicale si sviluppa nei primi 30 cm di profilo. L’azoto in forma nitrica se non è intercettato dalle radici è soggetto a perdite per dilavamento durante le piogge e per volatilizzazione nei passaggi intermedi del ciclo dell’azoto.

La ricerca scientifica ha sviluppato diverse soluzioni tecnologiche per ridurre queste perdite e aumentare le possibilità di assorbimento: le tecnologie più recenti sono quelle che rallentano la trasformazione dell’azoto ammoniacale in azoto nitrico attraverso l’applicazione di inibitori della nitrificazione, il più efficiente dei quali è il 3,4 Dimetilpirazolofosfato (3,4 DMPP), brevettato dalla società tedesca BASF nel 1999, proprio negli anni che seguirono alla direttiva Nitrati.


Proprietà e benefici dei concimi con inibitore della nitrificazione

L’inibitore della nitrificazione 3,4 DMPP è applicato ai concimi granulari distribuiti da K+S Nitrogen che si trovano in commercio anche in Italia con i marchi Entec®, Novammon® e Flexammon®.


L’inibitore DMPP è applicato sui granuli di concime durante il processo industriale.
E’ efficace già a concentrazioni molto basse
diversamente da inibitori sviluppati in precedenza

 

 

Sono concimi ad alto titolo di azoto in cui la parte nitrificabile (ammoniacale o ureica) è stabilizzata dal 3,4 DMPP. Il DMPP rallenta la trasformazione dell'azoto ammoniacale ad azoto nitrico con un’azione temporanea e specifica sui batteri Nitrosomonas senza alterare la microflora del terreno né lasciare residui a chiusura del ciclo colturale.

 


Il DMPP agisce in modo temporaneo e specifico
sui batteri Nitrosomonas presenti nel terreno

 

In questo modo l’azoto nitrico si rende gradualmente disponibile alla coltura per un tempo prolungato di alcune settimane e l’apparato radicale può assorbirlo senza eccessi e in modo corrispondente con le esigenze in tutte le fasi critiche.

I vantaggi sono molteplici: maggiore efficienza dell’apporto azotato, completamento ideale dell’azoto organico dei reflui, maggior libertà nei tempi di applicazione, nutrizione più equilibrata e riduzione degli inquinamenti ambientali.
L’azoto con DMPP migliora la corrispondenza tra il rilascio d’azoto e la domanda della coltura: ad esempio, su mais, permette di coprire meglio sia le fasi iniziali sia la fase di massima richiesta che avviene almeno 30 giorni dopo la distribuzione in copertura, quando i concimi convenzionali hanno già subito forti perdite.

L’azoto ammoniacale si trasforma rapidamente in azoto nitrico nei concimi non stabilizzati (linea verde)
e può essere dilavato o perso al di sotto dello strato esplorato dalle radici.
Con l’inibitore della nitrificazione 3,4 DMPP la formazione di azoto nitrico è più graduale (linea blu)
e corrispondente alle esigenze della pianta (linea rossa)

 

Minori perdite di nitrati e gas serra

Grazie al DMPP le perdite per dilavamento sono drasticamente ridotte rispetto ai concimi senza inibitore, in particolare nelle primavere piovose, ma si riducono anche le perdite per volatilizzazione dovute alla formazione di intermedi della nitrificazione o della denitrificazione.

 

L’azione del DMPP riduce le perdite per dilavamento (-65%) ma anche le perdite gassose (NOx, N2O) dovute ai passaggi intermedi della nitrificazione (-49%) rispetto ai concimi senza inibitore

 

Queste molecole gassose, come il protossido di azoto, hanno un potente effetto serra, quindi il loro contenimento attraverso l’impiego dei concimi con inibitore DMPP è un sistema efficace per ridurre le emissioni di origine agricola, un’altra questione ambientale sempre più pressante a livello comunitario (Weiske e coll. 2001).

 

Sostenibilità ambientale ed economica possono incontrarsi

La maggior efficienza dell’azoto stabilizzato con inibitore della nitrificazione è stata tenuta in considerazione solo marginalmente nella stesura dei Programmi d’azione regionali. Per quanto riguarda la provincia di Ferrara, per esempio, dove si impiegano concimi ad alta efficienza si può superare il limite di 100 kg di azoto per ogni frazione, con il vantaggio di ridurre i passaggi.

Numerose aziende agricole dell’Emilia Romagna impiegano gli Entec® per la concimazione del grano, del mais o di altre colture, apprezzando il fatto che la sostenibilità ambientale non va a discapito di quella economica, anzi la maggior efficienza dell’azoto stabilizzato dal DMPP si traduce in rese più elevate e in sistemi colturali più redditizi.


Confronto tra la concimazione con Entec® e la concimazione con urea su mais.
Resa al 14% (istogramma verde); dose di azoto applicata (quadrati rossi).
Prova condotta in provincia di Modena nel 2009

 

 

 

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