Le cocciniglie non sono mai state insetti particolarmente problematici in viticoltura, ma la situazione è fortemente cambiata negli ultimi anni. Le infestazioni di differenti specie si sono fatte sempre più frequenti e i danni arrecati alle viti sono aumentati, costringendo il viticoltore ad intervenire con trattamenti insetticidi mirati.

 

In particolare, a destare preoccupazione è Planococcus ficus, la cocciniglia farinosa, un insetto un tempo diffuso principalmente nel Sud Italia e che invece oggi è presente lungo tutto lo Stivale, Trentino compreso, e che è in grado di causare pesanti danni ai vigneti. Da alcuni anni anche Pseudococcus comstocki è stata rilevata con frequenza in alcune aree viticole, tanto da avere conquistato la stessa importanza di P. ficus.

 

In questo articolo vedremo brevemente quali sono le specie di cocciniglie presenti in vigneto e faremo un focus su Planococcus ficus, per poi analizzare quali sono le strategie di difesa da mettere in pratica in vigneto.

 

 

Cause dell'aumento delle cocciniglie in vigneto

La cocciniglia non è mai stata un insetto chiave nei vigneti italiani, se non in quelli di uva da tavola di alcuni areali del Sud Italia, dove la presenza di anche pochi esemplari può compromettere il valore commerciale del prodotto.

 

Negli ultimi anni, invece, l'importanza è cresciuta enormemente a causa degli attacchi sempre più frequenti e della consistenza delle popolazioni.

Questa pressione crescente sui vigneti sembra essere dovuta ad un mix di fattori predisponenti, quali:

  • Ritiro di alcune sostanze attive insetticide utilizzate su altri target ma con un effetto secondario anche su cocciniglia, come ad esempio gli insetticidi fosforganici.
  • Cambiamenti climatici, che hanno reso gli inverni più miti, consentendo la sopravvivenza di un numero maggiore di esemplari.

 

Per queste ragioni oggi in molti vigneti italiani, sia di uva da tavola che da vino, la difesa dalle cocciniglie non è più una opzione, ma una necessità per preservare la produttività degli impianti.

 

Colonia di P. comstocki sotto il ritidoma di un ceppo di vite

Colonia di P. comstocki sotto il ritidoma di un ceppo di vite

(Fonte foto: Edison Pasqualini dell'Università di Bologna)

 

Le specie di cocciniglie che interessano la vite

Sono sostanzialmente tre le famiglie di cocciniglie che interessano la vite:

  • Coccidi o cocciniglie a grano. A questa famiglia appartengono diverse specie, tra cui Neopulvinaria innumerabilis, Parthenolecanium corni e Pulvinaria vitis. Caratteristica principale di questa famiglia è il fatto di avere uno "scudetto" che le protegge. Inoltre le uniche forme mobili sono le neanidi e questo ne limita la capacità di diffusione in vigneto.
  • Diaspididi o cocciniglie a scudo, tra cui ricordiamo Diaspidiotus viticola e Targionia vitis. Anche in questo caso le uniche forme mobili sono le neanidi, ma non rappresentano un particolare elemento di rischio in vigneto.
  • Pseudococcidi o cocciniglie farinose, a cui appartengono Heliococcus bohemicus, Planococcus citri, Planococcus ficus, Pseudococcus comstocki e Pseudococcus longispinus. Sicuramente le due specie chiave in viticoltura sono P. ficus, P. comstocki.

 

Pseudococcidi vite in Italia

Pseudococcidi vite in Italia

(Fonte foto: Università di Pisa)

 

A destare preoccupazione sono le cocciniglie farinose, in particolare Planococcus ficus e Pseudococcus comstocki. La loro diffusione e la loro pericolosità sono dovute sostanzialmente ad alcune cause:

  • Le femmine sono in grado di deporre un numero elevato di uova (anche ottocento a femmina); questo può causare una vera e propria "esplosione" delle popolazioni.
  • La presenza di inverni sempre più miti ha ridotto la mortalità invernale, causando infestazioni consistenti già in primavera.
  • La risposta ai mutati andamenti meteo può influire sulla velocità e sulla scalarità riproduttiva, che porta alla presenza sincrona di esemplari in diversi stadi di sviluppo.
  • Parte della popolazione, come noto, si ripara sotto la corteccia della vite o all'interno della chioma, risultando difficile da raggiungere con i trattamenti.

 

Esemplari di Planococcus ficus nel grappolo

Esemplari di Planococcus ficus nel grappolo

(Fonte foto: F. Santi)

 

I danni causati dalla cocciniglia farinosa

Planococcus ficus o cocciniglia farinosa è la specie più diffusa nei vigneti italiani, nonché la più problematica, sebbene P. comstocki non sia meno importante in alcuni areali. I danni che causano sono di tipo sia diretto che indiretto. Sottraendo linfa dal floema provocano un indebolimento della vite e se le popolazioni sono consistenti e durture, possono portare le piante alla morte.

 

Inoltre è stato accertato che P. ficus è vettore di virus, quali l'agente dell'accartocciamento fogliare (GLRaV) e del complesso del legno riccio (GVA).

 

Danni su grappolo da P. ficus

Danni su grappolo da P. ficus
(Fonte foto: Università di Pisa)

 

A questi danni diretti si devono aggiungere quelli indiretti. Entrambe le cocciniglie producono infatti abbondante melata che imbratta foglie e grappoli. Su questa si instaura poi la fumaggine che deprezza il valore commerciale delle uve e riduce la capacità fotosintetica delle foglie. Infine, la presenza di individui sul rachide causa l'invendibilità del prodotto da tavola, mentre nelle uve da vino può interferire negativamente nei processi di vinificazione.

 

Ciclo biologico di Planococcus ficus

P. ficus sverna sostanzialmente come femmina feconda sotto il ritidoma del ceppo e compie tre generazioni all'anno nella maggior parte dei nostri areali. A fine aprile le femmine depongono le uova (tre-ottocento) in ovisacchi sotto la corteccia. Le neanidi si spostano nel mese di maggio sulla pagina inferiore delle prime foglie, dove si sviluppano.

 

Giunte a maturazione sessuale, le femmine fecondate tornano sul ceppo, dove avviene l'ovideposizione e la nascita della seconda generazione, che si sviluppa nei mesi di luglio e agosto. Questa generazione, insieme alla terza (agosto-settembre), è critica per il viticoltore, in quanto le neanidi vanno ad insediarsi nel grappolo, causando potenzialmente pesanti perdite di produzione.

 

Anche se Planococcus ficus è sicuramente la specie più diffusa, è necessario fare anche un breve accenno a Pseudococcus comstocki, la cosiddetta cocciniglia bianca. Arrivata in Italia nel 2004, è presente oggi nel Nord Est del Paese e compie tre generazioni all'anno. A differenze di P. ficus lo svernamento è affidato principalmente alle uova, raccolte in ovisacchi riparati sotto il ritidoma. Il ciclo biologico è comunque sostanzialmente simile e in pratica sovrapponibile a quello di P. ficus.

 

Cocciniglia farinosa e monitoraggio del vigneto

A causa degli ingenti danni che provoca in vigneto, i viticoltori dovrebbero sempre monitorare la presenza delle cocciniglie all'interno degli impianti ed intervenire, in caso di necessità, con prodotti insetticidi.

 

"Il monitoraggio con le trappole è fondamentale per segnalare la presenza delle cocciniglie nel vigneto e per conoscere l'andamento dello sviluppo delle popolazioni presenti, mentre non è sempre indicativo della loro consistenza", spiega Edison Pasqualini, già professore di Entomologia Agraria all'Università di Bologna e conoscitore del tema. 

 

"Il monitoraggio deve essere effettuato primariamente grazie all'applicazione in campo delle trappole a feromone, mentre in un secondo momento si deve procedere ai campionamenti visivi sulle piante al fine di individuare la presenza di neanidi e quindi valutare eventualmente il timing migliore di intervento".

 

Per il monitoraggio è possibile utilizzare delle trappole a feromoni, una ad ettaro per specie collocate nell'area più a rischio, in grado di intercettare il volo dei maschi (trappole specifiche per P. comstocki e P. ficus sono reperibili in commercio). I maschi sono di piccolissime dimensioni, dotati di ali e hanno il solo compito di fecondare le femmine. Non si nutrono e dopo pochi giorni dalla nascita muoiono.

 

I viticoltori dovrebbero sempre monitorare la presenza delle cocciniglie all'interno degli impianti

I viticoltori dovrebbero sempre monitorare la presenza delle cocciniglie all'interno degli impianti

(Fonte foto: Università di Pisa)

 

Una volta individuati i primi maschi è necessario eseguire, nei giorni successivi, un attento esame del vigneto, andando a controllare nelle foglie basali la presenza dell'insetto che tuttavia, a causa delle piccole dimensioni, non è sempre di facile individuazione nei primi stadi di sviluppo.

 

È anche possibile procedere allo scortecciamento di alcuni ceppi, in modo da individuare eventuali stadi giovanili o femmine adulte che qui si sono riparate per ovideporre. Un altro segnale di allarme è un'attività inusuale delle formiche, che "allevano" le cocciniglie per cibarsi poi della melata prodotta. Questi insetti costruiscono infatti dei ripari in terra sul ceppo e/o sulla testa di salice, al fine di fornire protezione alla cocciniglia. E sono anche direttamente responsabili del trasporto delle neanidi sulle foglie e sui grappoli della vite.

 

A sinistra un maschio di P. ficus, a destra un esemplare femmina

A sinistra un maschio di P. ficus, a destra un esemplare femmina
(Fonte foto: Università della California)

 

La difesa insetticida del vigneto dalla cocciniglia farinosa

"Se il sopralluogo ha evidenziato la presenza della cocciniglia è spesso necessario trattare con un prodotto insetticida", sottolinea Pasqualini. "È importante essere tempestivi e non prendere sottogamba la presenza di questa prima generazione, in quanto anche se può sembrare di entità contenuta ha la capacità di crescere velocemente, causando danni consistenti".

 

I prodotti insetticidi oggi registrati su vite contro Pseudococcus ficus non sono molti: olio bianco, acetamiprid, spirotetramat, pyriproxifen e flupyradifurone. "Spirotetramat, utilizzato in post fioritura, offre un eccellente controllo delle cocciniglie in quanto si ridistribuisce all'interno della pianta sia per via xilematica che floematica (doppia sistemia). Inoltre ha una durata elevata che protegge la vite anche sul medio periodo", sottolinea Pasqualini.

 

Uova di Planococcus ficus

Uova di Planococcus ficus

(Fonte foto: Edison Pasqualini dell'Università di Bologna)

 

Sul fronte del biocontrollo è possibile anche utilizzare due antagonisti naturali: l'imenottero parassitoide Anagyrus vladimiri e Cryptolaemus montrouzieri, un coccinellide predatore. Per il primo si consiglia di distribuire l'insetto a partire da fine aprile-inizio maggio, con 1.500-2mila individui ad ettaro in almeno due lanci differenti. Per il secondo invece se ne consiglia la distribuzione vicino ai focolai di infestazione, con ducento-trecento individui ad ettaro.

 

"Questi antagonisti naturali possono avere un ruolo nel contenere le popolazioni e possono essere efficaci in caso di modesta presenza di cocciniglie. Ma nel caso le popolazioni siano elevate gli insetti antagonisti non riescono a controllare la situazione", sottolinea Edison Pasqualini. "Anche la confusione sessuale, che sulla carta ha una sua efficacia, quando le popolazioni in campo sono consistenti non è sufficiente a difendere il vigneto".