Dopo alcuni anni durante i quali il batterio sembrava sotto controllo e ci si è concentrati sul problema moria, con il 2017, si è ripresentato molto aggressivo. Ecco allora che il lavoro di ricerca in corso all'Università di Verona, nell'ambito del progetto regionale 'Per la difesa della pianta kiwi e per la valorizzazione dei suoi frutti' potrebbe tornare molto utile agli agricoltori.
Il team di Annalisa Polverari, docente di Patologia vegetale al dipartimento di Biotecnologie, è al lavoro dal 2014 ed entro fine anno dovrebbe pubblicare i risultati, ma già oggi è possibile anticipare a che punto sia il tentativo di disarmo del Psa.
"Il problema dei batteri è che non ci sono mezzi chimici efficaci per combatterli - ci ha raccontato proprio Annalisa Polverari - il rame non è completamente efficace e ci sono ceppi di Psa che hanno sviluppato resistenze. Quello che stiamo cercando è un metodo per inibire la virulenza del Psa. Stiamo quindi studiando la comunicazione fra la pianta e il Psa.
Sappiamo che il batterio si rende conto di essere dentro la pianta di kiwi. Quello che vogliamo fare è scoprire come avviene la comunicazione fra i due per poi bloccarla. Abbiamo già fatto un lavoro di screening su 500 sostanze naturali per vedere quali possano impedire la virulenza del batterio intromettendosi fra pianta e Psa".
Prima che possa arrivare sul mercato un metodo efficace per contrastare il Psa però passerà tempo e quindi, contemporaneamente, ha detto ancora la professoressa, "abbiamo caratterizzato moltissime molecole per il controllo del batterio. Abbiamo identificato composti attivi. Le sostanze identificate sono di origine vegetale e sono interessanti. Al momento stiamo provando in pieno campo su parcelle sperimentali, si spera quindi entro fine anno di poter dare indicazioni agli agricoltori".