L’erogazione dei diffusori Shin-Etsu, oltre che dalla velocità del vento, dipende anche dalle temperature medie del periodo che ad inizio stagione sono piuttosto basse come, quindi, anche l’erogato relativo, capace comunque di garantire un buon livello di confusione per gli insetti presenti.
Negli appezzamenti in confusione occorre effettuare alcuni controlli durante la stagione per verificare l’efficacia del metodo in relazione all’entità della popolazione dell’insetto presente. Questo per poter intervenire nella maniera più tempestiva possibile qualora si verificasse una infestazione elevata. Per verificare il buon funzionamento del metodo, è fondamentale il controllo della presenza e intensità dell’infestazione nei getti.
L’azienda milanese presenta alcune considerazioni su questa tecnica di controllo che in Italia ha raggiunto una diffusione pari a diverse decine di migliaia di ettari. Importanti il momento di applicazione, i controlli da eseguire durante la stagione per verificare l’andamento del metodo e il trattamento abbattente.
Un’eventualità di questo tipo rappresenta un segnale di allarme che normalmente compare nei casi di popolazione in aumento, anche in assenza di catture in trappole di monitoraggio. E’ allora importante effettuare questi controlli lungo i bordi e al centro degli appezzamenti in confusione, ponendo particolare attenzione nelle zone dove si sono verificati danni di una certa entità nella stagione precedente, in appezzamenti piccoli (sotto i due ettari), in aree ventose (>3m/s), per le varietà tardive.
Nello specifico, possiamo affermare che per il pesco si può pensare ad una soglia di intervento, molto conservativa, dell’1-2% dei getti colpiti dalla prima generazione; per il melo, la metodologia proposta dal Centro di consulenza per la fruttiviticoltura dell’Alto Adige stabilisce una percentuale dell’1% di frutti bacati registrati nella stagione precedente come soglia per decidere di effettuare un trattamento abbattente larvicida nella stagione in corso.
Per la vite, la metodologia proposta dal dottor Charmillot della Stazione federale di ricerche agronomiche di Changins nella Svizzera francese e sviluppata anche dall’Esat, in collaborazione con l’Istituto agrario di San Michele, prevede una soglia di intervento, sulla seconda generazione, pari al 5% dei grappoli colpiti dalle larve della prima generazione. Per quanto riguarda infine il trattamento abbattente, va detto che esso andrà effettuato nel caso in cui venissero superate le soglie di intervento sopra indicate, consigliando l’impiego di principi attivi a minore impatto ambientale, soprattutto in relazione agli effetti sugli insetti utili.
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Fonte: Agronotizie