Già la scelta del giusto ibrido appare di per sé cosa buona e giusta, considerando le molteplici diversità geopedologiche e climatiche delle diverse aree maidicole italiane. Ma si può comunque andare oltre, ponendo il giusto ibrido nelle condizioni migliori per assicurare il massimo dei raccolti. Ciò è possibile in primis individuando la corretta densità di semina.

Tali mappe di prescrizione possono essere ricavate analizzando le mappe dei suoli precedentemente tratteggiate in base ai puntuali livelli di fertilità che caratterizzano gli appezzamenti. E così, in funzione del variare di questi parametri, anche la densità di semina viene adeguata di conseguenza. In alcune aree dell'appezzamento il suolo è in grado di sostenere la presenza di 90 mila piante/ettaro. In altri punti 80 mila, in altri ancora solo 60 mila. Seguire tali indicazioni permette quindi di ottimizzare l'investimento della semina e di creare in campo la giusta densità colturale, metro per metro, seminando a rateo variabile tramite normali seminatrici di precisione. La qualità della semina può inoltre essere monitorata in tempo reale per densità, distanza e profondità direttamente sul display del monitor posto in cabina del trattore.

Il mais può quindi confermarsi coltura da reddito solo se si innalza l'efficienza produttiva, abbinando le giuste genetiche alle specifiche conoscenze di campo. Il processo decisionale poggia peraltro su una robusta mole di dati sperimentali, ottenuti in prove parcellari controllate, realizzate nei Dekalb Technology Center. Ecco perché Dekalb può consigliare l'ibrido giusto, alla giusta densità, per ogni tipo di tessitura del terreno.

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