La fragola è una cultivar importante per molti Paesi nel mondo oltre che per tutti i Paesi europei, con valide prospettive di sviluppo economico per diverse aree rurali.

Tuttavia, la coltivazione della fragola richiede una specializzazione e conoscenza tecniche molto approfondite, che insieme agli elevati costi energetici e all'elevata influenza di input esterni, la rendono estremamente rischiosa se non viene programmata e realizzata in modo appropriato.

La situazione fragolicola italiana appare in uno stato di crisi: si è infatti registrato un disinvestimento in termini di superficie in quasi tutti i principali areali di produzione, a partire dal cesenate (-20%, dati Cso). La causa è da ricercarsi nei risultati economici negativi registrati dalle aziende agricole negli ultimi anni, oltre che nell'aumento insostenibile dei costi di produzione ed in un andamento dei prezzi di liquidazione in flessione.

Uno sguardo alla produzione mondiale
L'andamento produttivo della fragola nel mondo pare complessivamente in aumento, secondo i dati pubblicati dalla Fao nel 2008. I quantitativi di prodotto sono stati di oltre 4 milioni di tonnellate contro i 2,8 milioni del 1998: la produzione di fragole è aumentata di oltre 1 milione di tonnellate in 10 anni. (Dati FAO)

Tale incremento sembra principalmente dovuto ad una crescita produttiva degli Stati Uniti d'America, di alcuni Paesi dell'Nord-Est Europa (Regno Unito, Germania, Polonia, Serbia, Russia, Bielorussia e Ucraina) e del Nord Africa (Turchia, Egitto e Marocco). Il principale produttore europeo rimane comunque la Spagna (-14%) seguito dalla Polonia (+34%) e dall'Italia (-12%).

In base ai dati pubblicati dalla Fao e dal Cso di Ferrara sulle superfici investite in Europa ed in Italia, è evidente come lo scenario produttivo mondiale stia attraversando una fase di forte dinamismo a livello di mercati e produzioni, mentre l'Italia si trovi invece in una situazione di forte difficoltà.

Per il 2010 è prevista una produzione in Italia pari a 150 mila tonnellate per una superficie produttiva di circa 3.500 ettari. Tale produzione sarà però distribuita su areali differenti rispetto alla passata stagione. In alcune zone infatti si registra una crescita (Basilicata, Veneto e Trentino Alto-Adige), altre risultano stabili (Sicilia, Calabria, Campania, Abruzzo, Marche), mentre altre ancora mostrano una forte contrazione (Emilia-Romagna e Piemonte). (Dati ISTAT

Fragole tutto l'anno
La politica della moderna distribuzione e l'andamento dei consumi hanno reso necessaria la necessità di trovare fragole per 12 mesi all'anno. Questo fenomeno ha favorito il differenziarsi delle aree produttive che riescono ad assicurare al consumatore fragole di qualità nei diversi periodi dell'anno.

"L'ormai quasi continua disponibilità di prodotto fresco durante tutto l'anno - spiega Bruno Mezzetti dell'Università di Ancona - è garantita dallo sviluppo di nuove tecniche di coltivazione e varietà che hanno permesso di espandere la coltivazione in diverse aree del sud d'Europa, del Nord Africa e del Nord Europa. Questo ha permesso di approvvigionare i diversi mercati europei dall'inizio dell'anno fino al periodo che rispetta la stagionalità delle diverse aree del centro-nord Europa. Infatti il consumatore europeo continua ad acquistare fragole (soprattutto di stagione) e pagarle sempre di più senza però che ci sia un reale beneficio per il produttore. In questo modo è possibile avere fragole fresche per un periodo estremamente lungo a patto che il prodotto risulti di qualità (buon sapore, buon aroma, elevata consistenza, buona shelf-life, bella forma ed aspetto)."

 

Si ringrazia per la preziosa collaborazione il prof. Bruno Mezzetti, Dipartimento di Scienze ambientali e delle produzioni vegetali dell'Università Politecnica delle Marche