Il tonfo di ieri, 19 giugno 2024, del grano duro fino - mietitura 2024 - in Borsa Merci Foggia di ben 13 euro alla tonnellata rispetto all'ultima quotazione della mietitura 2023 ha scatenato un putiferio, si tratta di valori - 337-342 euro alla tonnellata - inferiori ai costi di produzione e assolutamente fuori linea rispetto ad una qualità del prodotto che, proprio in Puglia, grazie alla siccità, ha numeri elevati, con tenori proteici oscillanti tra 13% e il 14%.
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Non a caso - ieri Coldiretti ha annunciato una mobilitazione che porta oggi stesso i rappresentanti dell'organizzazione agricola ad incontrare i prefetti dei capoluoghi di Puglia, dove saranno rappresentate anche altre questioni con riguardo all'economia agricola pugliese: la siccità e il fallimento della gestione delle risorse idriche e dei consorzi di bonifica, l'insoluta vicenda dei ristori Xylella.
Cia - Agricoltori Italiani Puglia, dal canto suo, parla di catastrofe e di "interessi inconfessabili che volutamente mirano ad affossare la cerealicoltura italiana, favorendo l'aumento incontrollato delle importazioni da Paesi che producono con standard di sicurezza e di qualità alimentare nettamente inferiori" a quelli italiani e invita i cittadini a comprare solo pasta realizzata con 100% semola da grano duro italiano.
Un mercato di cui si sa poco
Ma il perché di tanta agitazione è nei numeri. Il dato da cui partire è l'ultima gara per l'export di grano duro esperita il 22 maggio scorso dal Turkish Marketing Board (Tmo) - ente dello Stato turco - per l'assegnazione di licenze per altre 75mila tonnellate di frumento duro da spedire dal 6 al 28 giugno: il prezzo Fob fu fissato a 366,50 dollari Usa alla tonnellata, 13,50 dollari più basso rispetto all'ultima asta tenutasi validamente nel febbraio scorso; aggiudicatario risulta essere il gruppo Casillo.
Il prezzo di aggiudicazione in asta - tradotto in eurovaluta al cambio di ieri - fa poco più di 341 euro alla tonnellata, mentre nei giorni scorsi, con il cambio leggermente più favorevole il valore si aggirava sui 338 euro. In mancanza di quotazioni ufficiali, è lecito pensare che tale grano duro di provenienza turca possa essere commercializzato in Italia in una forchetta di 350-360 euro alla tonnellata, ovviamente è solo un'ipotesi e il prezzo potrebbe essere maggiore, tenendo in debita considerazione tutti i fattori che ne concorrono alla formazione.
Ma l'ultima quotazione del grano duro fino nazionale a Foggia - mietitura 2023 - era di 350-355 euro alla tonnellata, peraltro frutto di non pochi ribassi, un grano sul quale pure gli industriali molitori avevano avuto molto da ridire in quanto a qualità. Ora invece un grano duro di alta qualità parte con il piede sbagliato, appena 337-342 euro.
Cosa sia successo sul mercato è difficile da stabilire, anche perché mancano quotazioni ufficiali del grano turco in Italia da mesi. Una spia è però il ribasso del frumento canadese di prima qualità a Bari ed Altamura dei giorni scorsi: che scende su entrambe le piazze a meno di 400 euro alla tonnellata, pur potendo vantare una qualità pastificabile piuttosto celebrata da molitori e pastai. Cosa succede sul mercato se il grano duro fino nazionale con proteine vicine al 15% deve scendere - per poter passare di mano - fino a 330 euro? E la scarsità di cui tanto si parla? Senza Granaio Italia e il Registro Telematico dei Cereali, in realtà, a nessuno è dato sapere quali siano anche i dati di partenza, a cominciare dall'offerta di prodotto, dalle giacenze.
Il tutto poi è ancora più difficile da spiegare guardando le quotazioni di martedì scorso a Napoli: 360-365 euro alla tonnellata per la mietitura 2024, indicato a listino con proteine minime al 13% vero, ma con un bel segno più di 10 euro sulla seduta precedente, con il frumento duro 2023 al 14% di proteine. Ed ecco che esplode la rabbia e Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia, non va certo per il sottile, e sfila una corona di accuse verso chi starebbe tramando per affossare la cerealicoltura in Puglia.
Cia: "Interessi inconfessabili contro il grano italiano"
"Quotare il grano italiano a 337-342 euro alla tonnellata, accordando ad esso un valore inferiore a quello canadese, è un segnale inquietante che mortifica e fa rabbia: così si dà il colpo di grazia alla cerealicoltura italiana e alla nostra sovranità alimentare nella filiera grano-pasta, mettendo le nostre aziende agricole spalle al muro e in una condizione non più sostenibile. Le quotazioni di oggi alla Borsa Merci di Foggia sono inaccettabili, perché il grano che i nostri agricoltori stanno raccogliendo ha valori superiori al 13% di contenuto proteico e un peso specifico davvero rilevante di 82-83 chilogrammi ogni 100 litri". Ad affermarlo ieri, 19 giugno 2024 è Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale dell'organizzazione agricola.
"Si tratta di valori che, fino a due anni fa, determinavano un prezzo superiore ai 500 euro alla tonnellata - sottolinea il presidente di Cia Puglia, che sottolinea: "Ora, invece, gli agricoltori non sono messi nemmeno nelle condizioni di coprire i costi di produzione. È una situazione davvero disastrosa, completata dalle basse rese per ettaro che fanno registrare una diminuzione dal 40 a oltre il 50% e da una siccità ancora più spaventosa in prospettiva".
Mastica amaro Sicolo e ricorda: "Se gli appelli, le petizioni, tutto il lavoro di proposta e mediazione che abbiamo fatto, le proteste degli agricoltori e il grido d'allarme lanciato ormai da oltre un anno non portano ad alcun risultato apprezzabile, allora dobbiamo pensare che ci siano interessi inconfessabili che volutamente mirano ad affossare la cerealicoltura italiana, favorendo l'aumento incontrollato delle importazioni da Paesi che producono con standard di sicurezza e di qualità alimentare nettamente inferiori ai nostri. Non possiamo accettare passivamente tutto questo".
Gennaro Sicolo, presidente di Cia Agricoltori Italiani di Puglia e vicepresidente nazionale dell'organizzazione, nel denunciare tutta la gravità dell'inarrestabile declino che sta caratterizzando il valore riconosciuto al grano italiano invita i cittadini a comprare solo pasta prodotta con sola semola da grano duro al 100% italiano.
"Abbiamo chiesto che le borse merci di Bari e di Foggia, dopo due settimane senza quotazioni, tornassero a determinare il prezzo medio accordato ai cerealicoltori italiani per il loro grano - ricorda ancora il presidente di Cia Puglia - Abbiamo chiesto che le quotazioni tenessero compiutamente conto di due fattori: l'eccellente qualità del grano di quest'anno e i costi di produzione sostenuti dai cerealicoltori. Nessuno di questi due elementi è stato preso in considerazione. È un fatto che riteniamo gravissimo, perché costituisce un danno innanzitutto per migliaia di agricoltori, e perché incrina gravemente la fiducia che le imprese agricole vorrebbero poter avere nei riguardi delle istituzioni preposte a difenderne diritti, prerogative, aspettative di reddito e di sviluppo che riguardano direttamente e indirettamente tanti lavoratori e moltissime famiglie".
Il 22 giugno 2022, il "fino" alla Borsa Merci di Foggia veniva quotato a 575-580 euro alla tonnellata, con i seguenti valori: contenuto proteico 12%, peso specifico 78 chilogrammi ogni 100 litri. "Oggi, con valori proteici e peso specifico superiori, il nostro grano viene valutato attorno ai 340 euro, con una perdita netta di 200 euro alla tonnellata, con rese per ettaro inferiori ad allora e costi di produzione nettamente superiori - sottolinea Sicolo.
"È evidente che qualcosa non torna. Una manovra speculativa favorita dal mancato avvio di Granaio Italia e del relativo Registro Telematico per i quali ci siamo battuti e che se fossero stati già attivati, come noi stiamo chiedendo da oltre un anno, ci avrebbero fornito dati oggettivi, certificati, grazie ai quali parametrare quotazioni rispondenti alla realtà" getta benzina sul fuoco il presidente di Cia Puglia, che conclude con un lugubre: "Queste manovre speculative sono vergognose e finiranno per uccidere la cerealicoltura italiana".