Con un fatturato di circa 621 miliardi di euro, circa il 15% di quello globale dell'economia nazionale, il sistema agroalimentare si conferma un settore cardine della nostra economia. Ciascuna regione contribuisce in misura differente al risultato, con Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che producono oltre il 42% del valore totale (dati dall'Annuario Crea 2022).

 

Ma oggi più che mai l'intero comparto deve saper mettere in campo tutte le proprie capacità per affrontare le sfide globali poste dall'attuale scenario macroeconomico, geopolitico, tecnologico e ambientale.

Grazie al "Forum delle Economie, Agrifood EXPerience - Nutrire il futuro. Competenze e nuove tecnologie, dimensione sociale e finanza" a cura di UniCredit, che si è svolto lo scorso 17 maggio nel corso del Food&Science Festival 2024, l'evento di divulgazione scientifica promosso da Confagricoltura Mantova, sono state individuate le prospettive e le opportunità del settore.

 

Nella bellissima cornice del Teatro Bibiena, Andrea Dossena, senior Specialist di Prometeia, ha infatti raccontato la filiera dell'agrifood presentando i risultati di uno studio.

 

Le aree di crisi e di tensioni che in questo momento ci sono sullo scenario internazionale, anche se sembrano molto distanti tra di loro sono fortemente legate, o intrecciate, per dirla sulla base del filo conduttore del Festival di quest'anno, ovvero gli intrecci. Sono temi che hanno a che fare con la politica monetaria, la politica fiscale, quella commerciale e "ahimè con i fallimenti della politica, quindi le guerre", spiega Dossena; e sono temi che si legano anche alla transizione green e a quella digitale. Oggi le tensioni più note e che si avvertono di più sono quelle legate alla situazione palestinese, alla guerra in Ucraina, quelle su tutta la catena di approvvigionamento e dell'energia.

 

"Stranamente non c'è tra le tensioni il problema della crescita: se guardiamo le prospettive di crescita delle principali economie mondiali vediamo che, pur con dei rallentamenti, non abbiamo situazioni di crisi conclamata", afferma Dossena. Nel 2024 a livello globale il Pil è in ulteriore rallentamento, da 3,2% a 3,1%, penalizzato, appunto, dalle crescenti tensioni geopolitiche e dalle condizioni finanziarie restrittive, ma è attesa una ripresa graduale del Pil e del commercio mondiali lungo il periodo di previsione, con un rientro dell'inflazione intorno al 3% nel 2025-2026.

 

L'outlook macroeconomico internazionale al 2026

L'outlook macroeconomico internazionale al 2026

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

 

"C'è poi un tema legato alla finanza pubblica: tutte le ultime crisi hanno visto gli Stati tornare a intervenire in maniera pesante sull'economia. Questi interventi hanno avuto però un costo e oggi il problema dei debiti pubblici non è più solo un problema italiano, è un problema europeo, ma anche degli Stati Uniti" afferma Andrea Dossena. "Tutte le principali economie sono in deficit e questo pone chiaramente un limite alla capacità di spesa degli Stati".

 

Nonostante questo quadro, la percezione del rischio dei mercati finanziari non è così evidente e lo si può vedere anche sull'Italia, "dove tutto sommato le prospettive di crescita sono buone" specifica il senior Specialist di Prometeia. Nello scenario al 2026 la crescita del Pil si assesterà su ritmi medi dello 0,8%, inferiori sì a quelli eccezionali degli ultimi anni, ma superiori a quelli pre pandemici.

 

Lo scenario dell'Italia al 2026

Lo scenario dell'Italia al 2026

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

 

Ambiente e clima in cima alla lista delle preoccupazioni

Ma se i mercati finanziari non vivono le preoccupazioni della situazione attuale, quali sono le preoccupazioni di tutti gli attori della società e dell'economia?

 

Da un sondaggio effettuato dal World Economic Forum, "Global Risks Perception Survey 2023-2024", è emerso che di qui a due anni la situazione è abbastanza eterogenea, trovando sia preoccupazioni di carattere ambientale, economico e tecnologico, ma di qui a dieci anni, come si vede nella slide di seguito, a dominare è il colore verde, ovvero quello che indica le preoccupazioni legate a temi climatici e ambientali.

 

Cosa preoccupa davvero?

Cosa preoccupa davvero?

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

 

È inoltre interessante notare che per gli under trenta i cinque rischi di tipo ambientale sono già nella top ten per i prossimi due anni.

Questa ricerca dimostra che "il tema ambientale non è solo un tema di politiche comunitarie, di accordi internazionali, è un tema molto sentito anche dagli ambienti economici, sta diventando sempre più di mercato. Anche i mercati infatti sempre più stanno rispondendo al tema ambientale cercando di valorizzare il più possibile il contenuto di sostenibilità delle produzioni e dei cibi" mette in luce Dossena.

 

L'agrifood lombardo: focus sulla provincia di Mantova

Oltre a dare una panoramica globale e nazionale, lo studio si è focalizzato sul settore agrifood della Regione Lombardia, un settore che conta poco più di 50mila imprese, meno del 5% delle imprese a livello nazionale, ma che è in grado di generare un quinto dell'intera produzione nazionale.

 

Scendendo più nel dettaglio, lo studio si è concentrato sulla provincia di casa per il Food&Science Festival, la provincia di Mantova, rilevando, grazie ai dati Istat, che è in grado di realizzare il 20% della produzione regionale del comparto e che ha imprese molto strutturate.

 

La filiera dell'agrifood nella provincia di Mantova

La filiera dell'agrifood nella provincia di Mantova

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

 

"Alla provincia di Mantova manca la produzione di agrumi, dopodiché su Mantova produciamo tutto, dal riso ai prodotti di quarta gamma, al latte, all'estrema esaltazione delle due Dop, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, alla carne, bovini, suini, ortaggi, siamo una delle prime patrie del melone, abbiamo distretti di estrema eccellenza come produzione di verdure in ambiente idroponico, quindi credo che siamo nella provincia giusta per dire che qui un po' di biodiversità non solo viene tutelata, ma viene soprattutto coltivata" ha specificato a tal proposito Matteo Lasagna, vicepresidente nazionale di Confagricoltura, intervenuto nel corso del convegno.

 

Ma quando si parla di imprese nel settore agrifood non si deve parlare solo "di numeri e fatturati, ma anche di tanti altri aspetti: oltre alle transizioni green e digitale, bisognerebbe parlare di quella demografica", come sottolineato da Andrea Dossena. Ecco quindi che diventa centrale il tema del ricambio generazionale, un tema che riguarda sia la continuità del business che il fatto di tramandare le pratiche agricole. A tal proposito la Lombardia sta abbastanza meglio rispetto ad altre regioni italiane, ma comunque i numeri devono far riflettere: per ogni imprenditore agricolo sotto i trenta anni, ci sono cinque imprenditori agricoli sopra i settantacinque anni.

 

Aziende agricole, oltre i dati economici

Aziende agricole, oltre i dati economici

(Fonte foto: Giulia Romualdi - AgroNotizie®)

 

Manodopera specializzata in agricoltura, si può fare

Di ricambio generazionale a livello nazionale e di difficoltà nel reperire manodopera specializzata che sappia utilizzare tutta la tecnologia oggi a disposizione ha parlato anche Simona Maretti, responsabile Ifoa sede di Mantova e Project manager Its Academy Agroalimentare Sostenibile Mantova. Il consumatore oggi è sempre più attento alla qualità del prodotto, all'impatto delle produzioni sull'ambiente e sulla salute umana e le aziende, dal canto loro, hanno un'attenzione sempre maggiore all'uso razionale delle risorse, a ridurre gli sprechi lungo la catena di produzione e alla sostenibilità; tutto questo in un quadro caratterizzato da una crescente domanda di prodotto, dall'aumento dei costi, dal clima che cambia e dalla carenza di manodopera.

 

Al tempo stesso cresce la domanda di soluzioni digitali, di tecnologie 4.0: la digitalizzazione dei processi produttivi applicata al settore agrifood consente di prendere decisioni sulle politiche strategiche, elaborare dati sulla sostenibilità aziendale e agevolare la collaborazione tra i diversi soggetti coinvolti nella valorizzazione dei prodotti. Basti pensare che in cinque anni il giro d'affari in Italia è più che decuplicato, passando da 100 milioni nel 2017 a 1,6 miliardi nel 2021, con un ulteriore incremento del 23% nel 2022 (Fonte: Osservatorio Smart Agrifood).

 

"Bene, tutte queste innovazioni si scontrano con la carenza non solo di personale, ma anche di personale specializzato, qualificato, che sia in grado di accompagnare le aziende in questo processo di innovazioni in cambio di sostenibilità", ha spiegato Simona Maretti.

 

Questa tendenza all'innovazione si scontra quindi con la difficoltà di reperire personale tecnico specializzato, come fare dunque? Un aiuto arriva dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che mette a disposizione risorse anche per la formazione grazie alla "Missione 4 - Istruzione e ricerca", con tutta una serie di linee di azione tra cui l'Investimento 1.5 dedicato al potenziamento del Sistema Its, ovvero dei cosiddetti Its Academy, Istituti Tecnologici Superiori.

 

Carta d'identità degli Its Academy

Come ben spiegato da Simona Maretti, gli Istituti Tecnologici Superiori, nati nel 2010, sono enti di alta formazione tecnica e tecnologica post diploma che operano nella cornice normativa del Ministero dell'Istruzione e del Merito. Si rivolgono a chi ha un diploma di istruzione secondaria superiore o un diploma professionale conseguito in esito ai percorsi quadriennali di IeFp e certificazione IFTS e con la Legge 99/2022 sono stati oggetto di una riforma diretta al loro potenziamento.

 

Sono corsi di durata biennale da 2mila ore e prevedono stage in azienda per il 40% delle ore del corso. I corsi, composti da una formazione in aula che si alterna con attività di laboratorio, permettono di apprendere ed acquisire conoscenze, abilità e competenze tecniche e tecnologiche innovative rispondenti alle necessità delle imprese.

 

"È la metodologia ciò che caratterizza il percorso dell'Its Academy, perché è un percorso realizzato con le aziende per formare le competenze altamente specializzate per le aziende", afferma Simona Maretti. Le aziende infatti trasmettono i loro fabbisogni che vengono quindi raccolti e analizzati per poi mettere in atto un percorso ad hoc per i giovani. "C'è un confronto costante con il mondo delle imprese. l'Its nasce e vive con le imprese del settore" ha concluso.

 

Una bella opportunità dunque per tutti i giovani (e di riflesso per le aziende) che vogliono lavorare nel settore primario.

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