Cece, soia, pisello proteico, fava, lupino e lenticchia: queste sono le colture proteiche su cui si concentra il Progetto Valpro Path, che ha lo scopo di convalidare e presentare metodologie per migliorare la produzione di queste proteine vegetali destinate sia all'alimentazione umana (prodotti plant based) sia a quella zootecnica in Europa. L'obiettivo finale è quello di creare nuove possibilità di reddito per l'impresa agricola.
Il Progetto ha creato cinque "sistemi di produzione innovativi" (denominati Ips) in cinque zone pedoclimatiche diverse (Germania, Irlanda, Italia, Portogallo, Danimarca) in cui vengono coltivate e valutate le colture proteiche di interesse. In particolare in Italia sono valutati l'Ips1 e l'Ips5 (presenti anche in altri Paesi europei), mentre l'Ips2 è comune in tutti e cinque i Paesi partner.
L'Ips1 riguarda i nuovi modelli di business a filiera corta con lavorazione o pre lavorazione in azienda dei prodotti raccolti, l'Ips2 riguarda la selezione varietale dei legumi con analisi finalizzate alla caratterizzazione in dettaglio delle componenti di lenticchie, ceci, fave, pisello, soia e lupini mentre l'Ips5 riguarda i modelli di produzione interregionali in cui i luoghi migliori per la coltivazione vengono sfruttati in sinergia in tutta Europa, con catene del valore nella logistica e nella trasformazione migliorate, come spiega Remigio Berruto, professore al Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio dell'Università di Torino e coordinatore dell'Ips1 e dell'Ips5.
In Italia questi tre "sistemi di produzione innovativi" citati sopra sono gestiti dall'ateneo piemontese, e le prove di selezione varietale dei legumi di interesse (Ips2) sono distribuite fra il centro sperimentale di Carmagnola (To) e le aziende partner.
AgroNotizie® ha intervistato Massimo Blandino, professore al Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell'Università di Torino, per capire in che modo vengono svolte le prove sperimentali in campo, quali risultati sono stati ottenuti fino ad oggi e le influenze future di queste valutazioni sugli agricoltori e il settore.
I confronti varietali in Piemonte
L'asse portante del Progetto Valpro Path è il confronto varietale nelle tre colture di interesse per il Nord Italia, cioè cece, pisello proteico e soia, con l'obiettivo di trovare caratteri genetici rilevanti per la produzione. Blandino spiega: "L'elemento chiave dal mio punto di vista è valutare le differenze qualitative tra le più diffuse varietà disponibili sul mercato per queste leguminose. Sono colture queste che sono poco specializzate, e può essere molto interessante riuscire a approfondirne gli elementi qualitativi per individuare caratteri da valorizzare poi nei percorsi di business plan in filiere diverse".
I confronti varietali vengono svolti con uno schema parcellare a blocchi randomizzati: all'interno di un campo aziendale, ordinariamente gestito, per ciascuna coltura sono inserite delle parcelle con 12-15 varietà, e ogni parcella è replicate all'interno del campo 4 volte. Ogni coltura inoltre viene coltivata e testata in areali pedoclimatici diversi del Piemonte, ma vocati per la coltivazione della specie, affinché esprima le sue potenzialità agronomiche.
Varietà di cece in fioritura nel campo sperimentale condotto nella campagna agraria 2023
(Fonte: Università di Torino)
"Abbiamo chiesto alle ditte sementiere italiane di fornirci le varietà che loro reputavano più interessanti. Quindi i confronti sono basati sulle varietà commerciali più diffuse nel Nord Italia, considerando anche varietà pre commerciali, ovvero in corso di registrazione, che arriveranno sul mercato" continua Blandino.
Le caratteristiche genetiche di interesse
Per l'Università di Torino i caratteri genici di maggiore interesse da trovare sono la produttività, il contenuto e la composizione delle proteine, la qualità tecnologica ed organolettica e la presenza più o meno marcata di fattori anti nutrizionali.
I fattori anti nutrizionali sono sostanze che interferiscono con l'assorbimento dei nutrienti e sono presenti in tutte le leguminose. Lo scopo dei confronti è capire se ci sono varietà con un minore contenuto di questi elementi, negativi per il consumo dei prodotti finiti.
Le caratteristiche genetiche citate sopra vanno approfondite perché cece, pisello e soia non hanno una caratterizzazione varietale specifica per la destinazione d'uso finale. Ovvero, attualmente, i molini comprano lotti poco caratterizzati di questi legumi senza valorizzare eventuali caratteri qualitativi aggiuntivi e che sono determinati dalla gestione separata di specifiche varietà di interesse.
"La soia è la coltura dove questo processo di specializzazione è più avanzato, ovvero si iniziano a commercializzare delle varietà speciali per i fattori anti nutrizionali, per un più alto contenuto proteico e per un miglior sapore. Cece e pisello hanno invece un grado di specializzazione qualitativa attualmente molto basso ".
La soia è la coltura leguminosa che ha più variabilità qualitativa tra le varietà attualmente disponibili sul mercato
(Fonte: Università di Torino)
Oltre al genotipo l'Università di Torino sta studiando anche il fenotipo (tramite rilievi phenotyping) durante il ciclo di coltivazione per misurare il portamento, lo sviluppo, lo stay green e il raggiungimento di specifici stadi fenologici della pianta. Mentre in post raccolta viene misurata la resa e la qualità della granella. In pratica, vengono raccolti tutti i dati necessari per una iniziale caratterizzazione di queste colture proteiche.
Resistenza e/o tolleranza alla carenza idrica
Un altro aspetto che interessa il Progetto è la resilienza delle leguminose allo stress idrico, che viene studiata con sperimentazioni specifiche svolte per esempio in Germania.
"Noi non studiamo così in dettaglio questo aspetto, perché abbiamo puntato a valutare un maggior numero di varietà. Tuttavia, abbiamo delle varietà comuni in tutte le località sperimentali in Europa - entra nel dettaglio Blandino -. Così da studiare l'interazione tra genotipo e ambiente in diverse situazioni agronomiche per i parametri produttivi e qualitativi, ed individuare genotipi in grado di adattarsi meglio alle condizioni che il cambiamento climatico potrà determinare".
I risultati
La soia si conferma la leguminosa più interessante per la produzione di proteina per ettaro, quando è coltivata in Pianura Padana irrigua, e per le sue migliori caratteristiche agronomiche.
Anche il pisello proteico si adatta bene in Nord Italia, e presenta una maggiore capacità produttiva laddove si adotta un ciclo autunno vernino.
Il cece invece si conferma la coltura più marginale, con difficoltà di coltivazione negli areali di buona e alta fertilità. Inoltre dai primi risultati risulta la coltura con meno variabilità qualitativa all'interno dei genotipi a confronto.
In Pianura Padana il pisello può fornire buone produzioni di granella, con una facilità di inserimento nei sistemi colturali cerealicoli
(Fonte: Università di Torino)
In sintesi, nella soia e nel pisello proteico c'è molta più differenziazione varietale sia produttiva che qualitativa. Mentre nel cece vi è molta più omogeneità e perciò la specializzazione è meno evidente.
Sviluppi futuri sull'agricoltura, qualche considerazione
Da un punto di vista prevalentemente agricolo per rispettare i vincoli della Pac e del Green Deal le aziende cerealicole potrebbero valutare di introdurre in azienda più leguminose nelle rotazioni colturali, inserendo così specie monocotiledoni e dicotiledoni diverse. In questo modo l'agricoltore potrebbe gestire al meglio il controllo delle infestanti e delle malattie, diminuendo di conseguenza l'utilizzo di agrofarmaci e l'apporto di concimi azotati di sintesi.
In questo contesto, perciò, le prospettive di utilizzo di queste colture proteiche in Europa sono in crescita.
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Questa specializzazione produttiva però deve essere anche sostenibile economicamente per l'agricoltore, in quanto la redditività delle leguminose è inferiore rispetto a quella dei cereali. Per superare questo problema, quindi, è necessario creare valore aggiunto alla filiera, come dice Blandino: "Tornando all'attività che stiamo facendo nel Progetto Valpro Path, fornire del valore aggiunto vuol dire individuare varietà agronomicamente più performanti e resilienti agli stress e con qualità migliori, che permettano alle filiere di retribuire maggiormente una specializzazione qualitativa delle produzioni".
Ma come si realizza una filiera?
"È essenziale un processo che si sviluppi in maniera armonica dal basso, quindi bottom up, ovvero quello di individuare la specializzazione tramite l'innovazione varietale. Dall'altra parte deve esserci un percorso al contrario, top down, ovvero deve essere l'industria di trasformazione che ci dice come muoverci per rispondere alle esigenze delle industrie stesse" spiega Blandino.
In conclusione, il Progetto Valpro Path mira a identificare le varietà di soia, pisello e cece più adatte ad utilizzi specializzati nelle filiere alimentari e zootecniche. Lo scopo è quindi di aprire nuovi impieghi ad alto valore aggiunto per queste leguminose, con un approccio dal campo alla tavola, che possa creare nuove opportunità di sviluppo anche economico per le aziende agricole.