Emergenza acqua

La siccità perdurante mette in difficoltà anche classiche colture foraggere, come il loietto. Seminato a inizio autunno, più o meno in settembre, lo si raccoglie in primavera per poi trasformarlo in fieno.
Ma i campi di loietto fra Cuneo e Torino, scrive Nicolò Zancan sulle pagine de La Stampa del 28 febbraio, sono completamente asciutti e le piante si sono seccate, tanto che adesso è necessario seminare di nuovo e poi irrigare.

Montagne senza neve, i fiumi in secca, mentre le temperature miti hanno svegliato in anticipo le coltivazioni nel Sud Italia.
Poi larghe zone dove si rischia la desertificazione, come in Pianura Padana, dove si vedono le colture già inaridite.
La siccità è diventata una delle calamità più rilevanti per l'agricoltura italiana e dopo trent'anni che si parla di invasi e della necessità di non sprecare l'acqua, è giunto ora il momento di passare dalle parole ai fatti.
È allora necessario, si legge a conclusione dell'articolo, realizzare con celerità una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi su tutto il territorio.
Questi potranno assicurare un risparmio dell'acqua e al contempo aumentare la capacità di irrigazione, favorendo al contempo la produttività dei terreni.


Guerra e mercati

Il Mar Nero, oggi teatro di guerra, è uno snodo cruciale nel commercio dei cereali.
Le conseguenze si sono fatte presto sentire, in particolare sul prezzo del grano che ora in Europa ha raggiunto quotazioni senza precedenti.
Il perché lo spiega Sissi Bellomo su Il Sole 24 Ore del primo marzo, ricordando che Russia e Ucraina sono protagoniste di un quarto delle esportazioni globali di grano e quasi di un quinto di quelle di mais.
Cereali che per gran parte sono diretti all'Europa oltre che al Medio Oriente e al Nord Africa.

Ora nel Mar Nero le attività dei porti e delle ferrovie adiacenti sono bloccate e il costo dei trasporti anche su altre rotte si sono impennati.
Il quadro è ulteriormente complicato dalle misure di ritorsione contro la Russia, che incidono su importanti infrastrutture per l'export.
Il timore, si legge in conclusione, è che si possa restare in questa situazione di incertezza per settimane, mentre nel frattempo i prezzi dei cereali, e non solo, continueranno ad aumentare.


Il latte affonda

Continua la situazione di forte difficoltà vissuta dalla filiera lattiero casearia, dove il costo di produzione del latte è largamente superiore al prezzo corrisposto agli allevatori.
È questo l'argomento affrontato da Andrea Settefonti sulle pagine di Italia Oggi del 2 marzo, raccogliendo a questo proposito le opinioni di alcuni rappresentanti della filiera.

Per Giovanni Guarneri, coordinatore del settore latte di Alleanza delle cooperative, è necessario passare ad iniziative concrete, destinando agli allevamenti i 30 milioni dei fondi di filiera.
A rischio ci sono 43mila stalle, afferma Angela Garofalo, responsabile della settore zootecnico di Cia ed è necessario adeguare il prezzo pagato agli allevatori.
Sono misure straordinarie quelle chieste da Roberto Cavaliere di Copagri, come ad esempio l'abolizione dell'Iva per 12 mesi sulle derrate che compongono l'alimentazione del bestiame.
Interviene nel dibattito anche il consorzio dell'Asiago Dop, secondo il quale è giunto il momento che anche le catene di distribuzione affrontino il tema dell'inflazione con maggiore senso di responsabilità.
Ma intanto, aggiungo, i costi aumentano e il prezzo del latte resta fermo.


Biologico, non biodinamico

Introduzione di un marchio per il biologico italiano, definizione giuridica dei distretti agricoli biologici, e infine una legge delega al Governo per la revisione della normativa su armonizzazione e razionalizzazione dei controlli.
È quanto accadrà dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge sull'Agricoltura Biologica che ha superato l'esame del Senato in questi giorni.
Ne parla diffusamente Luca Martinelli su Il Manifesto del 3 marzo, ricordando che l'Italia è leader in Europa in questo settore, grazie alla presenza di 80mila aziende, per un fatturato di circa 7,5 miliardi.

Confondendo forse le differenze che separano l'agricoltura biologica da quella biodinamica, l'articolo punta il dito contro la senatrice a vita Elena Cattaneo, per aver definito pratiche esoteriche e antiscientifiche quelle praticate dall'agricoltura biodinamica.


La "diplomazia" del grano

È un dettagliato e approfondito esame sulle conseguenze che le sanzioni imposte alla Russia avranno sui mercati internazionali quello che Nicola Borzi firma per Il Fatto del 4 marzo.
In ballo, oltre a gas, petrolio, alluminio e altri metalli c'è il grano, il cui commercio mondiale è controllato per il 20% da Mosca e per il 10% da Kiev.
Inevitabile che con le esportazioni da Ucraina e Russia bloccate i prezzi dei cereali stiano salendo vertiginosamente.

È a partire dal 1991 che la produzione agricola della Russia è in aumento e oggi l'export è più che triplicato in 30 anni, superando i 30 miliardi di dollari.
Così l'export cerealicolo russo ha superato quello americano e canadese già dal 2017 e oggi la Russia produce un quinto della domanda globale di grano.
A favore di Mosca, si legge ancora nell'articolo, gioca pure il cambiamento climatico che sembra pesare maggiormente su altri paesi produttori, come Usa e Australia, mentre la cerealicoltura russa può ancora contare sulle enormi estensioni di terre incolte nel Nord.
Un banco di prova, conclude l'articolo, per l'efficacia e la tenuta della "diplomazia del grano" di Mosca.


I soldi del bio

Per l'agricoltura biologica si sbloccano 3 miliardi di euro di nuovi finanziamenti.
Lo ricorda Micaela Cappellini sulle pagine de Il Sole 24 Ore del 5 marzo sommando le risorse che provengono dal Piano strategico nazionale per la prossima Pac, e poi il fondo per il biologico presente nella finanziaria del 2020 e infine la legge sul biologico che ha ricevuto il via libera definitivo in questi giorni.
Già oggi, precisa Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio, sono pronti per essere spesi 30 milioni di euro del fondo per il biologico istituito dalla legge di Stabilità del 2020.

Dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) arriveranno 300 milioni di euro, ma la parte più cospicua è contenuta nel Piano strategico nazionale per la nuova Pac, dove sono stanziati 2,5 miliardi di euro per incentivare le coltivazioni biologiche.
Ora, dopo l'approvazione della legge sull'agricoltura biologica, si attende l'approvazione del Piano d'azione nazionale.
FederBio chiede che in questo Piano sia stabilito un prezzo minimo dei prodotti biologici al fine di interrompere la corsa al ribasso che sta colpendo questo settore.
Non meno importante poi una piattaforma della tracciabilità che semplifichi la burocrazia e allo stesso tempo garantisca la trasparenza per i consumatori.


Lo stop ai fertilizzanti

Sospendere, anche se solo temporaneamente, le esportazioni di fertilizzanti prodotti in Russia.
È l'ennesima conseguenza del conflitto fra Russia e Ucraina e giunge come risposta alle sanzioni adottate nei confronti della Russia.
La notizia è riportata da Il Tempo del 6 marzo, dove si ricorda che la Russia produce più di 50 milioni di tonnellate all'anno di fertilizzanti, il 13% del totale mondiale.
Il divieto all'esportazione si somma a quello già in atto in precedenza per il nitrato d'ammonio. La conseguenza è un aumento del costo dei fertilizzanti che insieme a quelli già registrati per la bolletta energetica rischia di aggravare ulteriormente i bilanci, già in bilico, delle aziende agricole.

L'urea, che un anno fa costava 350 euro a tonnellata, è ora arrivata a superare i 750 euro. Raddoppio per il perfosfato che da 170 euro tonnellata è ora giunto a quota 330 euro.
Aumenti che si aggiungono alla fibrillazione dei mercati dei cereali e delle oleaginose, con il grano che in una settimana è aumentato di oltre il 40%, raggiungendo i 12,09 dollari per bushel (27,2 kg).
Aumenti simili si registrano per mais e soia, creando gravi difficoltà agli allevamenti.
Senza un adeguamento dei prezzi corrisposti ad agricoltori e allevatori, conclude l'articolo, è a rischio la tenuta del settore primario.


"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
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